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Biodiversità: più l’erba è alta, più vi sono farfalle

Articolo del 23 aprile 2024

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Ottima notizia per i giardinieri pigri: non tosare l'erba aumenta a lungo andare in modo esponenziale la presenza di farfalle e la biodiversità in generale del proprio giardino. Lo dimostra uno studio britannico pubblicato sulla rivista “Science of the Total Environment

In queste settimane nella stragrande maggioranza dei giardini svizzeri e ticinesi risuona il rumore assordante e insistente dei tosaerba. Decine di migliaia di giardinieri hobbisti sono infatti intenti a realizzare il loro ideale del prato inglese, ignari del fatto che proprio nella sua natia Inghilterra il celebre omonimo tappeto erboso d’un verde sgargiante, concimato e “tosato” a puntino a un ritmo quasi  settimanale, è oramai sempre più spesso soppiantato dal prato fiorito.

Il movimento, che sta dilagando anche nell’Europa continentale, si chiama “No Mow May” e invita i proprietari di giardini a lasciare i loro tosaerba in garage per tutto il mese di maggio. L'obiettivo della campagna è quello di dare alle erbe e ai fiori selvatici l’opportunità di crescere, di fiorire e di produrre semi, in modo da fornire anche agli insetti sufficienti fonti di cibo e opportunità di nidificazione, in altri termini di trasformare il proprio prato verde all’inglese, che di fatto per api, bombi, cavallette, grilli e farfalle più che un prato è un “deserto verde”, in un vero e proprio piccolo paradiso di fiori per insetti impollinatori e in particolare farfalle.

Studi scientifici hanno dimostrano che una riduzione delle attività di giardinaggio rima con maggiore biodiversità. È stato ad esempio dimostrato che, se si lascia il tosaerba più spesso a riposo, nel proprio prato verde la percentuale di fiori selvatici ricchi di nettare si moltiplica per dieci. Sei anni di monitoraggio sistematico di 600 giardini britannici, hanno inoltre fornito la prova scientifica che nei prati che non vengono sfalciati in modo intensivo il numero di lepidotteri (farfalle e falene) aumenta in media del 93% e che aumenta pure notevolmente anche il numero di molte altre specie di insetti. Il vantaggio è infatti duplice: più fiori offrono più nettare e polline alle farfalle, mentre l’erba più alta e la maggiore biodiversità vegetale offrono cibo e rifugio anche alle loro larve, ossia ai bruchi.

"Volevamo essere in grado di dare consigli di giardinaggio collaudati e utili alla salvaguardia delle farfalle, perché sappiamo che molte persone vogliono aiutarle" e "lo studio dimostra, per la prima volta, che lasciare crescere l'erba lunga attira più farfalle in giardino", ha dichiarato Richard Fox, responsabile scientifico di “Butterfly Conservation” e coautore dello studio.

A Berlino un gruppo di ricerca della Freie Universität di Berlino ha dal canto suo analizzato due anni fa i risultati di oltre venti studi scientifici effettuati in Europa e Nord America sul rapporto tra diverse frequenze di sfalcio e l’abbondanza nelle città di artropodi (il più ampio gruppo di animali di cui fanno parte secondo le stime da 5 a 10 milioni di specie, fra cui anche gli insetti). La conclusione dell’analisi è stata palese: la frequenza delle operazioni di sfalcio dell’erba è inversamente proporzionale al numero di artropodi presenti nell’ambiente, in altri termini meno si taglia l’erba, maggiore è la biodiversità. Dal confronto dei dati è poi anche risultato che, più i parchi e i giardini urbani sono “curati”, più soffrono dell’invasione di specie ritenute dannose, come zanzare, zecche, larve di alcuni Curculionidi (una specie di coleotteri con il capo allungato a forma di proboscide) e specie vegetali invasive.

Lo sfalcio ridotto apporta un sacco di benefici agli ecosistemi urbani.

Oggi è universalmente riconosciuto che la biodiversità è un importantissimo parametro per un ambiente sano: più è alta, più l’ambiente funziona bene da tutti i punti di vista. Ogni ecosistema, anche nei contesti urbani, prospera meglio se diverse specie fungine, vegetali e animali si scambiano a vicenda cosiddetti “servizi ecosistemici”, creando così condizioni favorevoli alla loro mutua sussistenza. Quando il livello di biodiversità è ottimale, diverse specie vegetali riescono a disperdere efficacemente polline e semi, mentre insetti, uccelli, rettili, anfibi e mammiferi trovano cibo in abbondanza, senza che nessuna di queste specie si imponga sulle altre in termini numerici. Nel contempo la quantità e la qualità delle sostanze nutrienti presenti nel suolo viene costantemente riequilibrata e migliorata.

Lo sfalcio del prato deve essere tuttavia programmato in modo da permettere alle specie che lo compongono di completare il loro ciclo vegetativo dalla fioritura fino alla produzione di seme, solo così si riesce a incrementare la biodiversità nelle aree verdi delle città. Lasciare crescere l'erba significa dunque, offrire un habitat più ricco e variato non solo a farfalle, api e altri insetti impollinatori, ma anche per tutti gli altri animali che si nutrono di sementi e insetti. L’erba più alta trattiene inoltre l’umidità, preservando il suolo durante i periodi di siccità e contribuisce a mitigare l’effetto delle isole di calore. Essa preserva il terreno dall’erosione e gli consente di rinnovare costantemente il proprio contenuto di materiale organico, migliorandone nel tempo la struttura e la fertilità. Non da ultimo l’erba più alta migliora la qualità dell'aria, filtrando gli inquinanti atmosferici.

Dal punto di vista economico la riduzione degli sfalci favorisce la disseminazione spontanea, riducendo i costi delle operazioni di giardinaggio, come pure il consumo di carburante per i tosaerba, quello di acqua necessaria per l'irrigazione e quello di fertilizzanti. Nel caso delle aree verdi dei centri urbani, contribuisce quindi anche a una gestione più sostenibile delle risorse cittadine, diminuendo nel contempo l’impatto ecologico.

Nel corso degli ultimi decenni le zone urbane si sono trasformate in zone rifugio per molte specie minacciate

Stando all’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), per molte specie minacciate (sono già un terzo di quelle riscontrate nel nostro paese) gli insediamenti urbani rappresentano oramai la sola alternativa a quegli habitat, e sono numerosi, che sono scomparsi a seguito di uno sfruttamento sempre più intensivo del suolo. Parchi urbani, giardini privati, cimiteri, singoli alberi e gruppi di alberi, depositi di detriti, aree dismesse, scarpate lungo le strade e le ferrovie, facciate e tetti vegetalizzati, come pure crepe nei muri e nell’asfalto formano un mosaico di potenziali habitat, di cui beneficiano numerose specie altamente specializzate, e diventano così un tassello fondamentale nella difesa della biodiversità. Stando all’UFAM, già oggi la biodiversità vegetale nel contesto urbano è maggiore rispetto a quella delle superfici agricole circostanti, compromesse dall’uso intensivo di pesticidi e di erbicidi.

Secondo la fondazione Natura & Economia e Jardin Suisse, l’associazione svizzera degli imprenditori giardinieri, nel nostro paese i giardini privati coprono una superficie di 46'000 ettari e sono spesso circondati da zone agricole relativamente povere di specie. Essi sono quindi di grande importanza per la conservazione e la promozione della biodiversità. Ecco perché le due organizzazioni hanno lanciato un marchio per premiare i giardini privati progettati per essere più vicini alla natura. La fondazione Natura & Economia promuove, dal canto suo, già da 20 anni una progettazione più naturalistica possibile di siti aziendali, residenziali e scolastici e premia questi siti con un marchio riconosciuto a livello nazionale. Attualmente ne sono certificati oltre 450, per un'area naturale equivalente di circa 40 milioni di metri quadrati. Da notare che, secondo i sondaggi, il 70% della popolazione svizzera è favorevole a giardini progettati in armonia con la natura, in cui api, farfalle, uccelli, lucertole e ricci possano sentirsi a casa.

Sfalcio ridotto anche nei parchi di grandi città europee

Negli ultimissimi anni la pratica dello sfalcio ridotto delle aree verdi è già stata messa in pratica in varie città europee, tra cui Dublino, Francoforte, Cracovia e Vienna. Quest’ultima città è stata una tra le prime metropoli europee ad abbracciare questa nuova politica verde. L'obiettivo della capitale austriaca è quello di creare aree verdi in grado di mitigare le ondate di afa e di offrire rifugio agli animali selvatici che popolano la città. Tra questi ultimi, è data una particolare attenzione agli insetti impollinatori. A Vienna lo sfalcio dei prati avviene oramai solo una o al massimo due volte l'anno e il primo taglio avviene solo dopo la sfioritura, in modo da garantire alle piante erbacee una riproduzione naturale.

Anche Milano ha deciso di limitare lo sfalcio in diverse aree verdi della città. Quest’anno, in 54 parchi di Milano, dal centro alla periferia, l’erba sarà mantenuta alta per favorire la biodiversità. Su queste aree, che coprono un totale di 1,3 milioni di metri quadrati sui circa 19 milioni di verde urbano gestiti direttamente dal Comune, gli sfalci saranno ridotti al minimo. Le aree che saranno mantenute a erba alta sono state individuate dal Comune attraverso diversi criteri a seconda della loro collocazione, in particolare sono state scelte tra quelle che vanno meno a incidere su altri tipi di fruizione, come il gioco, il relax o lo sport. Per evitare reclami è stato pure deciso di collocarvi circa 150 cartelli per una campagna informativa, volta a spiegare ai cittadini l'obiettivo di questa nuova pratica. Ma Milano non è l’unica città italiana ad aver adottato lo sfalcio ridotto, essa è stata infatti preceduta da Bergamo, Parma, Rimini e Ferrara.

La decisione di Milano non ha mancato di sollevare anche qualche perplessità, come quella del virologo Roberto Burioni, che in una prima reaz7ione a caldo sul suo profilo X ha commentato: «Se tra gli insetti di cui si favorirebbe la presenza ci fossero le zanzare, questa sarebbe letteralmente una follia autolesionista in vista del pericolo dengue». A poche ore di distanza Burioni ha però preso le distanze dalla sua stessa affermazioni. Infatti, sempre in rete, l’entomologo Leonardo Forbicioni, ha smentito l’ipotesi di un’invasione di zanzare, quale conseguenza dell’erba alta. Secondo Forbicioni la pratica dello sfalcio ridotto potrebbe infatti al contrario favorire la presenza di specie antagoniste alle zanzare. Burioni lo ha ringraziato per questo chiarimento e ha invitato i suoi follower ad affrontare questo genere di questioni sempre con umiltà, data la complessità della realtà che ci circonda.