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I pesci pescati nei fiumi e nei laghi svizzeri inquinati da sostanze cancerogene

Articolo del 20 settembre 2023

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Due studi mettono in guardia dalle PFAS, sostanze chimiche di sintesi persistenti e pervasive, che minacciano la salute, in particolare quella delle donne

Il programma Kassensturz della televisione della Svizzera tedesca, andato in onda lo scorso martedì 19 settembre, si è occupato delle cosiddette PFAS (acronimo inglese per sostanze per- e polifluoroalchiliche), quelle che nel linguaggio comune vengono anche definite "sostanze chimiche eterne", perché, una volta nell'ambiente, vengono difficilmente degradate. La squadra di "Kassensturz" ha indagato in particolare se e in quali quantità queste sostanze chimiche dannose per la salute umana si trovano anche nel pesce pescato in Svizzera. La risposta è allarmante: quasi ovunque e non solo in piccole quantità!

In collaborazione con la rivista dei consumatori svizzeri di lingua francese "A bon entendeur", Kassensturz ha fatto analizzare 17 pesci pescati in laghi, fiumi e allevamenti di varie località della Svizzera per verificare se vi fossero presenti delle PFAS. Un laboratorio specializzato li ha esaminati per individuare undici diversi tipi di PFAS.

Il risultato delle analisi è stato inquietante: "Ci sono tracce di PFAS in tutti i campioni analizzati". Dei 17 pesci analizzati, solo 6 erano "poco contaminati", altri 4 erano "relativamente poco contaminati", mentre 5 erano "relativamente molto contaminati" e negli ultimi 2 il limite massimo di PFAS fissato dall’Unione Europea è stato addirittura superato. Da notare che, pure essendo anch’essi inquinati, i pesci pescati nelle regioni più remote erano quelli meno inquinati.

Secondo "Kassensturz", la contaminazione s’è rivelata particolarmente elevata nei pesci prelevati dai laghi di Morat, Zugo, Neuchâtel e nel fiume Doubs. Pochissime PFAS sono state invece trovate in quelli pescati nella Sarina, un affluente dell’Aare, nel Lac de Joux, situato nel Giura, e in due allevamenti che sono alimentati con acqua di sorgente.

Stando al tossicologo che ha analizzato i pesci: "Se mangi un pesce del genere una volta, non rischi di ammalarti nelle ore o nei giorni successivi. Ma il problema è più che altro cronico. Se, ad esempio, al consumo regolare di pesce contaminato si aggiungessero altre tracce di PFAS provenienti da altre fonti, si potrebbe comunque raggiungere il valore soglia oltre il quale sono possibili conseguenze per la salute".

Cosa sono le PFAS

Le prime PFAS, acronimo inglese di “perfluorinated alkylated substances”, sono state sviluppate negli anni '40 per proteggere dalla corrosione i delicati meccanismi delle bombe atomiche. Si tratta di composti chimici di sintesi che, grazie a legami molto forti tra atomi di fluoro e di carbonio, risultano idrorepellenti, oleorepellenti ed estremamente resistenti ai processi naturali di degradazione. Oggi si contano oltre 4’700 sostanze chimiche appartenenti alla famiglia delle PFAS, sostanze che sono molto utilizzate nell’industria. Ecco perché le PFAS si diffondono da anni anche nell'ambiente e vengono oramai rilevate pure nell'acqua che beviamo, nell'aria che respiriamo e addirittura nel corpo umano, in particolare nel sangue.

Le PFAS si ritrovano in numerosi prodotti industriali, come …

  • in numerosissimi prodotti ad uso domestico, quali pentole antiaderenti in Teflon, detergenti, lucidanti per pavimenti, vernici al lattice, emulsionanti, tensioattivi e rivestimenti, per conferire loro resistenza all'acqua, all'olio e alle macchie
  • in numerosi prodotti di bellezza, come shampoo o make-up
  • in tessuti come tappeti, tappezzerie e capi d’abbigliamento, ad esempio in Gore-Text
  • in carta e imballaggi oleorepellenti e idrorepellenti
  • in articoli medici, come impianti, protesi, teli, camici per chirurghi in tessuto non-tessuto per renderli impermeabili ad acqua e olio e resistenti alle macchie
  • nella placcatura di metalli
  • nel settore aeronautico, aerospaziale e della difesa, per la produzione dei vari componenti meccanici
  • nella sciolina che applichiamo ai nostri sci e agli snowboard, per migliorarne le prestazioni a seconda delle varie condizioni della neve
  • nelle automobili, per migliorare i sistemi di erogazione del carburante e per prevenire infiltrazioni di benzina
  • in cavi e cablaggi, grazie alla loro bassa infiammabilità
  • nell’edilizia, per rivestire materiali e renderli resistenti agli incendi o agli agenti atmosferici e come additivi nelle pitture
  • in apparecchi elettronici, grazie alle loro proprietà dielettriche e idrorepellenti
  • sui pannelli solari, per migliorarne la resistenza agli agenti atmosferici
  • nei prodotti antincendio, come schiume ed equipaggiamenti

Le PFAS sono particolarmente pericolose per le donne

Da tempo si sospetta che le PFAS siano dannose per la salute, ad esempio che possano compromettere il funzionamento del fegato o della tiroide o che possano causare il cancro. Uno studio pubblicato proprio nei giorni scorsi nel “Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology” di Nature, una delle due riviste scientifiche di maggior prestigio a livello internazionale, dimostra ora che queste sostanze chimiche possono effettivamente portare a un aumento del rischio di cancro, in particolare nelle donne.

Lo studio indica infatti una forte correlazione fra la concentrazione di PFAS nel sangue delle donne che hanno sviluppato tumori al seno, alle ovaie, alla pelle e all'utero. I ricercatori hanno scoperto in particolare che, soprattutto nelle donne con una maggiore esposizione al PFDE, una delle numerose varianti di PFAS, la probabilità di una precedente diagnosi di melanoma era raddoppiata. Con una maggiore esposizione a PFNA e PFUA, altre due varianti di PFAS, questa probabilità era addirittura quadruplicata. I ricercatori e le ricercatrici non hanno invece trovato correlazioni analoghe negli uomini. Secondo Amber Cathey, autrice principale dello studio, "queste PFAS sembrano alterare la funzione ormonale nelle donne, il che rappresenta un possibile meccanismo che aumenta la probabilità di tumori legati al sistema ormonale femminile".

Nello studio si legge pure di un legame tra i PFNA e una diagnosi precedente di cancro all'utero. Inoltre le donne con una maggiore esposizione a fenoli come il BPA e il 2,5-diclorofenolo, una sostanza chimica utilizzata nei coloranti e un sottoprodotto del trattamento delle acque reflue, hanno una maggiore probabilità di avere avuto una precedente diagnosi di cancro alle ovaie.

Per lo studio, le ricercatrici e i ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue e di urina di oltre 10.000 persone partecipanti al National Health and Nutrition Examination Survey, un programma di biomonitoraggio a livello nazionale negli Stati Uniti. Essi hanno esaminato in particolare l'esposizione attuale a fenoli e alle PFAS in relazione a precedenti diagnosi di cancro. Allo studio hanno contribuito ricercatrici e ricercatori della University of California di San Francisco, della University of Southern California e della University of Michigan.

Consapevole della loro nocività, l'UE ha già introdotto livelli massimi di PFAS negli alimenti a partire dall'inizio del 2023. Gli stessi limiti massimi saranno applicati anche in Svizzera a partire dall’anno prossimo.