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Banchisa dell’Antartide: il pericolo viene anche dal basso

Articolo del 12 ottobre 2019

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Alla vigilia di questa estate australe al polo sud fa caldo, molto caldo! Ma non è tutto, la banchisa ha iniziato a sciogliersi anche dal disotto, come lo rivela uno studio pubblicato su “Science Advances” appena tre giorni fa

Quando si parla di Antartide viene in mente spontanea l’immagine di immense distese bianche ricoperte di neve e ghiaccio, tutt’al più punteggiate da qualche pinguino. Ebbene oggi non è più così. Già da qualche anno, durante l’estate australe, sulla superficie della banchisa dell’Antartico orientale si formano decine di migliaia di scintillanti laghi azzurri. L’analisi di foto satellitari del 2017 ha permesso di identificarne ben 65'000 (cifre più recenti non sono disponibili). Secondo Chris Stokes, un glaciologo della Durham University britannica, “praticamente ovunque ci guardassimo intorno c’erano laghi”. Stokes è l’autore di uno studio in materia, pubblicato appena il mese scorso dalla rivista “Scientific Reports”. Il fenomeno sembra doversi verificare anche quest’anno. Infatti, stando all’Ufficio Meteorologico Australiano nel mese di settembre nella stratosfera dell’Antartide si sono misurate temperature addirittura fino a 35 gradi centigradi sopra la media di questo periodo dell’anno, le temperature più calde di sempre.

Il nuovo pericolo viene dal basso

Mentre i laghi di ghiaccio fuso suscitano preoccupazione per il futuro della stabilità della banchisa antartica orientale, il ghiaccio di quella occidentale viene invece attaccato da una forza invisibile dal basso. Masse di acqua calda, che risalgono dalle profondità dell’oceano, stanno infatti facendo sciogliere il ghiaccio da sotto, creando dei veri e propri buchi nella banchisa, fragilizzandola nel suo insieme e creando così le condizioni per un aumento sempre più rapido del livello degli oceani. Una interessante ricerca in merito a questo preoccupante scenario, oramai già in corso, è apparsa mercoledì scorso su “Science Advances”

La banchisa impedisce ai ghiacciai antartici di scivolare verso il mare

Il continente Antartico è circondato per i ¾ da una banchisa, ossia una superficie di ghiaccio galleggiante, spessa da 100 fino a 1000 metri. In certi punti questa banchisa è ancorata a rocce sottomarine che le impediscono di muoversi. Alla stessa stregua dei cubetti di ghiaccio di un cocktail, la fusione di questo ghiaccio galleggiante non fa aumentare il livello degli oceani. Esso rappresenta però, per così dire, il tappo che impedisce ai ghiacciai continentali di scivolare verso il mare. Cosa che molti non sanno: i ghiacciai, pur essendo fatti di acqua allo stadio solido, non sono infatti completamente rigidi e inerti, ma si comportano come una massa viscosa che scivola lentissimamente verso il basso. Tolto dunque il tappo, nel nostro caso la banchisa, queste enormi masse di ghiaccio iniziano a scivolare sempre più velocemente verso il mare.

La fusione dei ghiacciai dell’Antartide farebbe salire il livello degli oceani di 61 metri

Lo spessore della calotta glaciale dell’Antartide varia da un minimo di 1’300 metri, nella parte occidentale del continente, fino a un massimo di oltre 4'700 metri nella sua parte orientale. In tutto si calcola che il 90% di tutta l’acqua dolce della terra si trovi racchiuso proprio nell’Antartide sotto forma di ghiaccio. Se tutto questo ghiaccio dovesse sciogliersi, il livello degli oceani salirebbe di 61 metri.

La banchisa ha iniziato a fondere dal basso

Fino a poco tempo fa i ricercatori non erano a conoscenza del fatto che nelle zone del mare polare antartico coperte dalla banchisa vi fossero delle correnti marine calde ascendenti. Il fatto è stato scoperto per caso tramite l’analisi di immagini satellitari sulle quali nella banchisa apparivano ogni anno delle cosiddette “polynyas”, ossia delle superfici prive di ghiaccio, dovute, come si è scoperto ora, alla risalita in superficie di correnti marine calde. Queste polynyas si formano nell’estate australe (inverno qui da noi) e ogni anno negli stessi identici punti, il che significa che è proprio in questi punti che le correnti di acqua calda giungono in superficie.

Le polynyas fragilizzano la banchisa che inizia a frantumarsi

Finora ci si era limitati ad osservare la fusione superficiale dei ghiacciai, ma ora, la scoperta che essi possono fondere anche dal basso, cambia completamente le cose. Secondo la professoressa Karen Alley, glaciologa e specialista dell’interazione ghiaccio-oceano, che ha diretto la ricerca e che insegna alla University of Colorado Boulder e all’Earth Sciences del College of Wooster nell’Ohio, “le correnti di acqua calda attaccano la banchisa dal basso, nel punto in cui è più vulnerabile” e “questi effetti sono importanti”, “purtroppo però non sappiamo ancora quanto, ma dobbiamo assolutamente scoprirlo”. Analizzando più da vicino la banchisa di Getz, situata nell'Antartico occidentale, la Alley ha scoperto che i flussi di acqua calda possono scavare in un solo anno nella base della banchisa solchi profondi fino a 10 metri. Se col surriscaldamento del clima quest’acqua dovesse quindi scaldarsi ulteriormente, il fenomeno potrebbe subire un’accelerazione drammatica.

Secondo i glaciologhi, assieme, i due fenomeni, ossia la fusione in superficie e quella dal basso, fragilizzano enormemente la banchisa antartica e la faranno sparire entro pochi decenni, permettendo così ai ghiacciai continentali di scivolate più veloci verso l’oceano. Un fenomeno di questo tipo lo si può osservare già oggi in Groenlandia, dove, scomparsa la banchisa, il ghiacciaio di Jakobshavn sta scivolando verso il mare alla velocità fenomenale di 46 metri al giorno.