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La Gran Bretagna dovrebbe azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050

Articolo del 06 maggio 2019

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Lo affermano in un rapporto appena pubblicato gli esperti incaricati dal governo di Londra di consigliare l’esecutivo in materia di politica climatica

Un proverbio tedesco dice: «in Gefahr und grosser Not bringt Mittelweg den Tod». Tradotto letteralmente in italiano “in caso di pericolo e di estrema urgenza il compromesso porta la morte”, oppure, cercando un’analogia nei proverbi italiani, «a mali estremi, estremi rimedi», che nella lingua di Shakespeare diventa: "desperate times call for drastic measures". È quanto hanno dovuto dirsi il parlamento britannico e il Committee on Climate Change (CCC), la commissione scientifica di esperti indipendenti che consiglia il governo britannico in materia di politica climatica.

Il primo, il parlamento di Westminster, ha deciso qualche giorno fa di dichiarare lo “stato d’emergenza climatica”, facendo della Gran Bretagna il primo grande paese industriale a decretare questa misura. Il secondo, il CCC, ha dal canto suo consigliato al governo di Teresa May di mirare a ridurre le emissioni di gas serra a quasi zero (96%) entro il 2050. Secondo gli esperti, se altri paesi seguissero l’esempio, ciò permetterebbe di portare al 50% le chances di contenere il riscaldamento del clima entro il limite di 1,5°C, limite oltre il quale i rischi per l’economia diventano incalcolabili.

2/3 dei britannici riconoscono l’emergenza climatica

Secondo, Chris Stark, autore principale del rapporto degli esperti, questa raccomandazione “sarebbe stata assolutamente inconcepibile ancora pochi anni or sono. La gente ci avrebbe deriso, liquidandola come impossibile da realizzare”. A far cambiare opinione ai britannici sono state le proteste giovanili ispirate dall’attivista svedese Greta Thunberg, le azioni di strada di Extinction Rebellion che hanno bloccato per due settimane i centri nevralgici di Londra e il documentario sul cambiamento climatico di David Attenborough, celebre divulgatore scientifico e naturalista britannico, diffuso sui canali della BBC dopo l’anno più caldo di sempre nel Regno Unito.

La parte interessante del rapporto di esperti concerne i costi dell’operazione. Sebbene siano valutati a decine di miliardi di sterline, essi rappresenterebbero meno del 2% del prodotto interno lordo, senza contare il fatto che l’abbandono delle energie fossili avrebbe un impatto molto positivo sulla salute della popolazione e sulla qualità dell’aria e dell’acqua.

Il governo scozzese s’è impegnato a ridurre a zero emissioni entro il 2045

Secondo il CCC, l’Inghilterra è in grado di eliminare le emissioni entro il 2050, mentre la Scozia potrebbe raggiungere questo obiettivo già entro il 2045, avendo questa parte della Gran Bretagna un potenziale eccezionale di riforestazione, con conseguente cattura e stoccaggio di CO2. Meno favorevole è la situazione nel Galles, dove agricoltura e allevamenti di bestiame producono importanti emissioni di gas serra. In quest’ultima regione, secondo gli esperti, le emissioni potranno essere ridotte solo del 95% entro il 2050.

Poche ore dopo la pubblicazione del rapporto degli esperti del Committee on Climate Change, il governo scozzese ha annunciato di aver sottoposto al proprio parlamento un emendamento alla legge sul riscaldamento climatico nel quale si prevede l’obiettivo giuridicamente vincolante di ridurre del 70% le emissioni di gas serra entro il 2030, del 90% entro il 2040 e a zero entro il 2045

Numerose misure

Nel loro rapporto gli esperti elencano tutta una serie di misure concrete per raggiungere l’obiettivo “zero emissioni” nel 2050. Fra queste figurano:

  • una migliore coibentazione delle abitazioni
  • la sostituzione dei riscaldamenti a nafta e a gas con pompe a calore
  • il divieto, a partire dal 2030, della vendita di veicoli con motore a scoppio e la loro sostituzione con veicoli elettrici
  • la raccolta separata dei rifiuti a partire dal 2025 con tanto di riciclo e utilizzo dell’umido per produrre humus
  • la diminuzione del consumo di carne 
  • Ecc.

L’aviazione è la più difficile da decarbonizzare

La parte più ardua del piano concerne l’aviazione, dove una riduzione a zero emissioni entro il 2050 appare un’obiettivo quasi impossibile da raggiungere, almeno per quel che concerne i voli di lunga durata. Le emissioni dell’aviazione potrebbero però essere ridotte di circa 1/3 con l’impiego, a partire dal 2040, di velivoli a motorizzazione ibrida nei voli di corta durata. Gran parte delle emissioni dell’aviazione potrebbero comunque essere compensate ad esempio tramite misure di riforestazione.

Il mondo del business non si oppone 

Gli ambienti economici britannici si sono dichiarati favorevoli al varo di misure efficaci per contenere il riscaldamento climatico, ma sottolineano che occorrerà un sostegno deciso da parte del governo. Rain Newton-Smith, l’economista in capo della Confindustria britannica, ha dichiarato alla BBC che il Regno Unito “dovrebbe fare tutto il possibile per attenuare i peggiori effetti del cambiamento climatico” e che urge “un sostegno tempestivo da parte del governo per attuare questi ambiziosi obiettivi".