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Ecco perché un aumento dello 0,01% del CO2 nell’atmosfera ha un impatto così dirompente sul clima

Articolo del 13 agosto 2019

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Nel 1850 l’atmosfera della terra conteneva lo 0,028% di CO2 Cento anni dopo, nel 1950, il tenore di CO2 superava per la prima volta lo 0,03%. Oggi, quasi 70 anni dopo, esso è dello 0,0415% con effetti catastrofici sul clima. Scopriamo perché questa minuscola percentuale di CO2 ha degli effetti così dirompenti

L’atmosfera è composta per il 78% da azoto, per il 21% da ossigeno, per un po' meno dell’1% da argon, mentre l’ultimo % è composto da una miriade di altri gas, fra cui il vapore acqueo (H2O), all’origine delle nuvole e della pioggia, il monossido di azoto (NO), un gas dolciastro noto anche come gas esilarante, il metano (CH4), l’ozono (O3) e l’anidride carbonica, detta anche CO2. I gas che compongono quest’ultimo percento della nostra atmosfera sono quasi tutti gas serra e fra questi, quello più potente è il vapore acqueo, responsabile di circa il 60% dell’effetto serra.

Mai tanto CO2 nell’aria da 3 milioni di anni

Il CO2 rappresenta solo lo 0.0415% della nostra atmosfera, ossia 415 ppm (parti per milione). La sua concentrazione viene monitorata costantemente dall’osservatorio di Mauna Loa della NOAA (la National Oceanic and Atmospheric Administration) situato sulle pendici dell’omonimo vulcano nelle Hawaii. Quella di oggi è la più alta concentrazione di CO2 mai registrata negli ultimi 3 milioni di anni. Per illustrare che cosa ciò significa, basta ricordare che nelle 8 ere glaciali e altrettante ere interglaciali che si sono succedute negli ultimi 800'000 anni il CO2 non ha mai superato il livello dei 280 ppm. Queste cifre sono state ottenute analizzano i carotaggi di sedimenti marini, lacustri e dei ghiacciai dell’Antartico.

Contrariamente ad altri gas serra il CO2 può restare nell’atmosfera per secoli

Per quel che concerne i gas a effetto serra, va ricordato che molti di loro non restano a lungo nell’atmosfera. L’ozono della troposfera, quello per intenderci prodotto dalla combustione di idrocarburi e che si trova nello smog fino ad un’altitudine di 15 km, ha vita molto corta perché si tratta di un gas chimicamente estremamente reattivo: scomparso lo smog, scompare anche l’ozono. Il vapore acqueo, dal canto suo, rimane nell’aria per qualche giorno e talvolta qualche settimana, poi condensa e cade al suolo sotto forma di pioggia. Il metano permane nell’atmosfera più a lungo, secondo gli esperti da 9 a 15 anni e ha un effetto serra 25 volte più potente del CO2, quest'ultimo, tuttavia, può rimanere nell’atmosfera addirittura per secoli, ecco perché, pur nella sua apparentemente trascurabile concentrazione nell'atmosfera di nemmeno un ventesimo di quell’1%, il CO2 rappresenta la più grave minaccia per il clima del nostro pianeta.

Senza i gas a effetto serra la vita sulla terra sarebbe impossibile

Va detto che tutti questi gas hanno anche una funzione vitale nel garantire l’abitabilità del nostro pianeta. L’ozono rappresenta solo lo 0.000004% dell’atmosfera, ma senza l’ozono contenuto nella stratosfera (tra i 15 e i 50 km di altitudine) la vita sulla terra sarebbe impossibile. L’ozono stratosferico assorbe infatti gran parte delle mortali radiazioni ultraviolette provenienti dal sole. D'altro canto se l’atmosfera fosse composta solo da azoto, ossigeno e argon la vita sul nostro pianeta sarebbe impossibile, infatti questi gas non trattengono l’energia termica necessaria alla vita sulla terra e, se ci fossero solo loro, la temperatura media del nostro pianeta sarebbe di 18°C sotto zero. È grazie ai gas a effetto serra che il nostro pianeta è abitabile e che la sua temperatura media è di piacevoli 15°C. Il problema nasce da quando nell'atmosfera il tasso di gas a effetto serra è diventato troppo elevato, ed è proprio quello abbiamo provocato bruciando miliardi di tonnellate di combustibili fossili.

I gas a effetto serra s’incrementano a vicenda

Per spiegare come funziona l’effetto serra basta ricordare che i gas serra (CO2, vapore acqueo, metano, ecc.) sono in grado di assorbire i raggi infrarossi (l’energia calorica) da qualsiasi fonte essi provengano e di rispedirli parzialmente verso il suolo. Per fare un paragone: coperte e maglioni sono fatti di materiali che hanno le stesse proprietà dei gas a effetto serra. Aumentando i gas serra è come se ci mettessimo addosso coperte e maglioni sempre più spessi: col tempo il calore diventerebbe soffocante.

Bisogna poi tener conto che i gas a effetto serra si alimentano a vicenda. Aumentando il CO2, aumenta la temperatura, ciò a sua volta accresce l’evaporazione in particolare degli oceani e dei laghi, il che riscalda ulteriormente l’atmosfera, facendo sciogliere il permafrost delle regioni polari, che libera a sua volta enormi quantità di metano, un gas a effetto serra che, come abbiamo visto, è 25 volte più potente del CO2. Oggi il metano (CH4) è considerato responsabile di circa il 20% del riscaldamento globale, ma anche la sua concentrazione nell’atmosfera sta aumentando rapidamente. Basta ricordare che dagli albori dell'era industriale (1750) ad oggi la sua quantità nell'atmosfera è più che raddoppiata, passando da circa 700 a oltre 1.800 ppb (parti per miliardo).

Ecco perché il clima si riscalda sempre più velocemente ed ecco perché, malgrado il fatto che i gas serra rappresentino appena l’1% della nostra atmosfera, ciò non significa assolutamente che essi siano irrilevanti, come lo dimostrano le catastrofiche inondazioni causate dal crescente vapore acqueo contenuto nella nostra atmosfera, oppure l’enorme buco di ozono causato negli anni ‘70 dai clorofluorocarburi (CFC), utilizzati dall’uomo nelle sue bombolette spray e nei suoi frigoriferi.

 

Nota

Questo articolo si basa su un’intervista rilasciata dal climatologo Andrew Bush dell’Università di Alberta rilasciata a “Science X”, un servizio d’informazione scientifica basato sul web