I negazionisti del riscaldamento climatico alzano il tiro
06.10.2019
Notizie negative
Articolo del 11 settembre 2019
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Secondo uno studio pubblicato dalla celebre rivista scientifica Nature, anche se oggi stesso dovessimo smettere di punto in bianco di bruciare combustibili fossili, il riscaldamento climatico che abbiamo innescato farà aumentare il livello degli oceani di oltre 16 metri
Si chiamano “Camera del purgatorio” e “Camera dell’inferno” e sono le due più spettacolari caverne delle “Coves d’Artà”, un impressionante groviglio di caverne pieno di stalattiti e di stalagmiti situato lungo la costa orientale dell’isola di Maiorca. Le Coves d’Artà erano già note ai primi abitanti che giunsero sull’arcipelago circa 4'000 anni fa e servirono nel 1229 da rifugio agli ultimi soldati moreschi in fuga dall’avanzata delle truppe di Jaume I, re d’Aragona, ma furono esplorate veramente a fondo solo fra il 1806 e il 1808. I loro segreti più antichi e preziosi le Coves d’Artà le hanno tuttavia rivelate solo recentemente, quando una squadra di ricercatori diretta dalla geochimica Oana-Alexandra Dumitru della University of South Florida ha analizzato gli speleotemi delle caverne, ossia le concrezioni minerali lasciate sulle pareti delle caverne dall’acqua di mare che le ha invase a più riprese nel corso degli ultimi milioni di anni. Ebbene la squadra di Dimitru è riuscita a identificare ben 6 di questi speleotemi, tramite i quali hanno potuto stabilire che in passato il livello del mare è salito fino a 32 metri più in alto di quello di oggi.
3 milioni di anni fa il tenore di CO2 dell’atmosfera era simile a quello di oggi
Nell’ultimo milione di anni il nostro pianeta ha visto succedersi una decina di ere glaciali intercalate da altrettanti periodi miti. In questo stesso lasso di tempo il tenore di CO2 dell’atmosfera ha oscillato fra i 160 ppm (parti per milione) nei periodi glaciali e i 280 ppm in quelli temperati. Estraendo dal sottosuolo e bruciando miliardi di tonnellate di combustibili fossili la nostra civiltà industriale ha interrotto questo ciclo naturale, immettendo nell’atmosfera in poco più di un secolo enormi quantità supplementari di CO2, un potente gas a effetto serra. Nel 1950 il tenore di CO2 nell’atmosfera ha superato per la prima volta da oltre un milione di anni la soglia dei 300 ppm e da allora ogni anno la sua concentrazione è aumentata, superando quest’anno i 415 ppm. L’effetto dell’aumento del CO2 sul clima non è tuttavia immediato, esso innesca un riscaldamento lento e progressivo degli oceani e delle terre emerse, il quale a sua volta favorisce lo scioglimento dei ghiacciai, il che riscalda ulteriormente il clima. Per sapere dunque cosa accadrà in un prossimo futuro col nostro clima è utile analizzare quel che successe nei periodi in cui il tenore di CO2 nell’atmosfera era simile o superiore a quello di oggi. L’ultima volta che ciò s’è verificato è stato in un’era geologica chiamata il Piacenziano, un’era che spazia fra i 2,6 e i 3,6 milioni di anni fa. Detto per inciso, il Piacenziano porta il nome della città italiana di Piacenza ed è un termine geologico introdotto nella letteratura scientifica dal geologo svizzero Karl Mayer-Eymar nel 1858.
3 milioni di anni fa il livello degli oceani superava di oltre 16 metri quello di oggi
Ebbene a metà del Piacenziano la concentrazione di CO2 nell’atmosfera si situava attorno ai 400 ppm e le temperature erano a seconda delle regioni fra i 2 e i 3°C più alte di quelle della nostra era preindustriale. Ecco perché la scoperta fatta nelle Cuevas d’Artà è così importante. Dall’analisi dei dati raccolti in queste caverne risulta infatti che in quell’epoca il livello dei mari s’era innalzato di ben 16.2 metri al disopra di quello attuale.
Secondo I ricercatori appare quindi più che probabile che, anche qualora si riuscisse a stabilizzare la concentrazione di CO2 alla sua quota attuale, ossia di 415ppm, il livello dei mari continuerebbe a salire inesorabilmente per secoli fino a raggiungere il livello di +16 metri del Piacenziano e sommergendo a termine innumerevoli regioni costiere e metropoli che si trovano oggi a pochi metri sopra il livello del mare. Fra queste ultime figurano città come Miami (2m s.l.m.), Shanghai (4m s.l.m.), Venezia (2,5m s.l.m.), Giacarta (8m s.l.m.), Amsterdam (2m s.l.m.), New York (10m s.l.m.), ecc.
La capitale dell’Indonesia costretta già oggi a traslocare
È di questi giorni la notizia che il governo indonesiano si appresta a trasferire a partire dal 2024 la sua capitale da Giacarta verso Balikpapan, nella vicina isola di Borneo. Giacarta, in cui vivono oltre 10 milioni di persone, sta infatti già oggi sprofondando inesorabilmente nel mare ed è soggetta ogni anno a ripetute inondazioni che durano spesso settimane. Costo stimato dell’operazione: 30 miliardi di dollari. Si prevede che entro il 2030 l’intera parte settentrionale della capitale indonesiana sarà inondata in modo permanente. Da notare che l’IPCC (il gruppo di esperti dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale e del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) calcola che entro il 2050 ben 280 milioni di persone saranno costrette a fuggire dalle zone costiere invase dal mare.
Se la concentrazione di CO2 dovesse aumentare ulteriormente il livello dei mari si innalzerebbe addirittura di 23 metri
Se invece la concentrazione di CO2 dovesse continuare a salire, cosa che si prospetta attualmente in assenza di azioni incisive per azzerare il consumo di energie fossili, la situazione diventerebbe ancora più drammatica, con un innalzamento del livello degli oceani di oltre 23 metri. Una situazione simile s’è già verificata circa 4 milioni di anni fa, nel periodo più caldo del Pliocene, quando alle nostre latitudini le temperature erano di 4°C superiori a quelle dell’era preindustriale e ai poli Nord e Sud il termometro segnava addirittura 10°C in più. In quell’epoca la Groenlandia era priva di ghiaccio e parte dell’Antartico era ricoperto da foreste.
Anche se riuscissimo a limitare il riscaldamento climatico a 1,5 o 2°C il mare si alzerebbe fino a 6 metri
Che questo scenario non sia affatto fantascienza, lo dimostra lo sviluppo delle temperature a Longyearbyen, la località norvegese più a Nord della terra, situata nell’arcipelago delle Spitzbergen. Ebbene in questa cittadina, ubicata a soli 1'300 km dal Polo Nord, negli ultimi 30 anni la temperatura media è aumentata di ben 10°C. Ciò malgrado il fatto che il limite di riscaldamento medio globale di 1,5°C fissato negli accordi di Parigi non sia ancora stato raggiunto.
Comunque sia, anche se nessuno degli scenari sopra citati appare favorevole, queste cifre illustrano l’enorme differenza d'impatto fra uno scenario a 1,5°, 2°, 3° o 4°C di riscaldamento climatico.