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Zurigo vira al verde

Articolo del 25 marzo 2019

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Il cantone più popoloso della Svizzera ha per la prima volta una maggioranza ecologista

Saranno anche state solamente delle elezioni cantonali, come tentano di minimizzare i dirigenti dell’UDC e del PLR, i due grandi partiti svizzeri che sono finora riusciti ad impedire l’adozione di misure efficaci contro il riscaldamento climatico, ma fatto sta che l’onda verde che li ha travolti rappresenta per il sistema politico svizzero, considerato finora uno dei più stabili al mondo, un vero e proprio tsunami.

I due partiti ecologisti, quello dei Verdi Liberali e quello dei Verdi, non solo hanno guadagnato ognuno 9 nuovi seggi nel parlamento cantonale, ma hanno addirittura, se si sommano i risultati di entrambi, sorpassato per numero di elettori l’UDC, che, con poco meno di un terzo dell’elettorato, era finora il dominatore incontrastato della scena politica svizzera. Mentre l’UDC crollava dal 30,02% al 24,46%, i Verdi Liberali sono passati dal 7,64% al 12,91% e i loro colleghi Verdi dal 7,22% all’11.91. Assieme i due partiti ecologisti raccolgono dunque 24.82% dei voti, quasi mezzo punto in più dell’UDC. Appare ovvio che la forte mobilitazione della gioventù per il clima di questi ultimi mesi ha lasciato il segno e ha punito quei partiti che non si sono accorti che il “clima”, anche quello politico, stava cambiando.

Appena qualche giorno fa Monika Rühl, la direttrice di EconomieSuisse, ha dichiarato in un’intervista televisiva a RSI La2 di trovare “un’ottima cosa che i giovani scendano in piazza per chiedere al mondo politico e a quello economico di intervenire per migliorare la situazione del clima”. Se dunque anche la principale associazione padronale del nostro paese che rappresenta circa 100'000 imprese svizzere, mostra simpatie per le proteste dei giovani, è ovvio che la politica non può restare a guardare.

Ricordiamo che l’UDC nega ancora oggi l’esistenza stessa del riscaldamento climatico. Nel suo programma sta scritto testualmente: «Il nostro ambiente sta bene. Dall’inizio dell’industrializzazione l’ammontare di sostanze inquinanti non è mai stato così basso come oggi» (“Unserer Umwelt geht es gut. Seit Beginn der Industrialisierung war das Ausmass von Schadstoffen und Emissionen noch nie so gering wie heute»). Una simile mancanza di acume si spiega soltanto con il fatto che il suo presidente, Albert Rösti, è pure presidente di Swissoil, l’organizzazione che rappresenta gli interessi dei commercianti di combustibili fossili nel nostro paese.

Il Partito Liberale Radicale, dal canto suo, pur non negando il problema del riscaldamento climatico, lo minimizza e combatte strenuamente contro qualsiasi misura che potrebbe in un certo qual modo limitare la libertà di commercio. È grazie all’alleanza fra questi due partiti che nel dicembre scorso il progetto di legge sul CO2 del governo, un progetto a dire il vero all’acqua di rose e già risultato di mille compromessi, è stato ulteriormente annacquato in parlamento per essere finalmente respinto per motivi opposti da un’inedita alleanza fra Verdi Socialisti e UDC..

È utile ricordare a chi nella foga del dibattito politico l’avesse dimenticato, che il riscaldamento climatico non è un problema politico, non è una questione di destra o di sinistra, è una spada di Damocle che ci sovrasta tutti: ricchi e poveri, cristiani e musulmani, svizzeri, cinesi, americani, europei, africani, contadini e operatori turistici, industriali e commercianti, padroni e impiegati. È la casa che abitiamo che sta prendendo fuoco e non c’è tempo per tergiversare, occorre che ci diamo tutti e subito da fare per spegnere l’incendio. Del senno di poi son piene le fosse!