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Big Oil parla con lingua biforcuta

Articolo del 22 marzo 2019

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InfluenceMap, un Think Tank britannico, rivela che, dall’accordo sul clima di Parigi del 2015 ad oggi, le grandi compagnie petrolifere hanno speso oltre un miliardo di dollari in lobbying per proteggere ed espandere i loro affari coi combustibili fossili.

In un articolo pubblicato oggi, il quotidiano britannico The Guardian riferisce che le maggiori società petrolifere spendono circa 200 milioni di dollari all’anno in lobbying per convincere i politici a impedire, frenare o a ritardare il più possibile il varo di misure volte a limitare il riscaldamento climatico

A rivelarlo è Edward Collins di InfluenceMap che ha analizzato le spese per lobbying delle multinazionali ExxonMobil, Chevron, BP, Total e Shell. Le più attive in questo campo sono ExxonMobil, Chevron e BP, che utilizzano in modo crescente anche i social media per vantare i “benefici” delle energie fossili e per fare campagna contro le proposte legislative volte a frenare le emissioni di CO2. BP, ad esempio, ha finanziato con 13 milioni di dollari una campagna volta ad impedire allo stato USA di Washington di introdurre una tassa sul CO2. La tassa in questione, decisa dal parlamento di questo stato, è poi stata effettivamente affossata in un voto popolare.

Ricordiamo che dopo gli accordi sul clima di Parigi del 2015, le grandi società petrolifere si erano impegnate sostenere l’introduzione di una tassa sul CO2 e che avevano addirittura fondato una cosiddetta “Oil and Gas Climate Initiative” volta a loro dire a sostenere questo progetto. Tra il dire e il fare c’è tuttavia, come spesso succede, il mare e mentre da una parte, in pubblico, si sostenevano le azioni a salvaguardia del clima, dall’altra si ha continuato a sabotarle e proseguendo allegramente ad investire in modo massiccio nell’estrazione di combustibili fossili. Per il solo anno in corso le multinazionali del petrolio prevedono di investire oltre 110 miliardi di dollari per aumentare l’estrazione di petrolio e gas e solo 3 miliardi in progetti a basso impatto di CO2

Ricordiamo che una recente analisi dei finanziamenti ottenuti dai parlamentari americani da parte di ditte private (negli USA i parlamentari sono obbligati per legge a dichiarare questi proventi) ha rivelato che 150 membri del congresso hanno incassato nell’arco della loro carriera parlamentare 455 milioni di dollari da parte delle lobby delle energie fossili, ossia in media 3 milioni a testa. Guarda caso sono tutti negazionisti del riscaldamento climatico e pure tutti membri del partito di Donald Trump.