Anche le ondate di freddo polare sono paradossalmente il frutto del riscaldamento globale
30.05.2019
Notizie negative
Articolo del 25 febbraio 2019
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Si chiama William Happer e sarà lui a dirigere il Comitato presidenziale sulla sicurezza climatica e a consigliare il presidente in materia di clima
È alla vigilia del suo 80° compleanno ed è noto per aver paragonato in una lettera quella che lui definisce “la demonizzazione del CO2” alla persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, allo sterminio dei nemici di classe da parte del regime sovietico e al massacro degli infedeli da parte dell’ISIS. Donald Trump, che rifiuta anche solo di ascoltare quel che gli ripetono all’unisono tutti i maggiori specialisti di questioni climatiche, continua dunque ad attorniarsi di uno stuolo di negazionisti del riscaldamento climatico. Ciò malgrado il fatto che la sua stessa amministrazione e il 98% dei climatologi affermano senza l’ombra d’un dubbio che il riscaldamento del clima a cui stiamo assistendo è dovuto all’utilizzazione massiccia di combustibili fossili.
Va sottolineato che William Happer non è affatto uno specialista del clima, ma un fisico che nella sua carriera si è occupato di fisica atomica, di ottica e di spettroscopia e che ha diretto in passato il George C. Marshall Institute, un think tank (gruppo di riflessione) conservatore finanziato dalla Exxon, una delle principali compagnie petrolifere mondiali con una cifra d’affari annuale di oltre 200 miliardi di dollari.
Da ricordare anche un episodio che si svolse a margine della conferenza internazionale sul clima di Parigi nel 2015, quando attivisti di Greenpeace avvicinarono Happer spacciandosi per rappresentanti dell’industria del gas e del petrolio. In quell’occasione William Happer si offrì di scrivere per loro un articolo sui vantaggi di una maggiore concentrazione di CO2 nell’atmosfera, confessando pure candidamente in una successiva e-mail che l’articolo in questione non avrebbe certamente passato le forche caudine della peer review di una rivista scientifica (procedura di valutazione degli articoli da parte di scienziati pari-grado in vigore presso riviste scientifiche per evitare la pubblicazione di articoli dai contenuti fraudolenti), cosa che comunque secondo lui non sarebbe stata nell’interesse dei mandanti, e proponendo in vece di sottoporlo a una platea scelta di persone, da far passare poi per una peer review.