Cosa ci insegna la piccola glaciazione
21.02.2019
Notizie negative
Articolo del 04 febbraio 2019
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Secondo l’IEA, l’agenzia internazionale dell’energia, nel 2018 sono state immesse nell’atmosfera 32,5 miliardi di tonnellate di CO2, 460 milioni in più dell’anno precedente. Siamo dunque ben lontani dall’avere imboccato la strada per contenere il riscaldamento del pianeta a 1,5°C
L’aumento delle emissioni di CO2 è stato causato dall’aumento del 2,1% della richiesta di energia dovuta a sua volta alla crescita dell’economia globale che si è attestata al 3,7%. Il 70% di questa richiesta supplementare di energia è stato coperto dalle fonti fossili (carbone, gas e petrolio) il resto proviene da fonti rinnovabili.
Per dare un’idea a che cosa corrispondono 460 milioni di tonnellate di CO2 supplementare basta un paragone col settore trasporti. Ebbene 460 milioni di tonnellate è la quantità di CO2 emessa da 170 milioni di automobili nel corso di un anno.
Il rapporto appena pubblicato dall’IEA contiene però anche alcune notizie positive e per alcuni versi sorprendenti: in alcuni pochi paesi, fra cui gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Giappone e il Messico nel 2018 le emissioni di CO2 sono calate. Negli USA di Donald Trump addirittura dello 0,5%. Negli Stati Uniti da oramai diversi anni la produzione di elettricità da fonti rinnovabili ha il vento in poppa, non tanto per motivi ideologici, ma perchè queste fonti sono semplicemente molto più convenienti del tradizionale carbone, il quale viene sempre più spesso soppiantato da centrali fotovoltaiche, eoliche o a gas. Mentre alla fine degli anni 80 gli Stati Uniti producevano ancora quasi il 60% della loro energia elettrica con centrali a carbone, oggi la parte del carbone è calata sotto il 27%.
Secondo il rapporto dell’IEA i principali responsabili dell’aumento delle emissioni di CO2 sono i paesi asiatici. Tuttavia anche qui spicca una notizia positiva: la Cina, che lo scorso anno ha registrato una crescita economica che ha sfiorato il 7%, ha aumentato le sue emissioni solo dell’1,7%, segno che la crescita dell’economia implica sempre meno una crescita parallela delle emissioni di CO2. La Cina sta infatti investendo somme colossali nelle rinnovabili, 160 miliardi di dollari nel solo 2018, in particolare per porre termine al grave inquinamento dell’aria che minaccia le sue principali metropoli. A questo proposito basta citare l’esempio di Shenzen, la grande metropoli industriale della Cina meridionale con 12 milioni di abitanti, ebbene Shenzen ha sostituito nel giro di soli 4 anni l’intero parco veicoli del suo trasporto pubblico su gomma con bus elettrici, 17'000 in tutto. Parallelamente la città ha sostituito anche i suoi 22'000 taxi a benzina o diesel con altrettanti taxi elettrici