Notizie negative

Dilaga una nuova campagna di disinformazione sul fotovoltaico

Articolo del 15 ottobre 2023

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Una campagna di Fake News, che concerne una presunta tossicità dei pannelli fotovoltaici e una gigantesca montagna di rifiuti che generebbe il loro smaltimento, alimenta la crescente preoccupazione dell'opinione pubblica e arrischia di frenare la transizione verso le energie pulite e con essa la decarbonizzazione della nostra società, da cui dipende il nostro futuro 

Tutti noi siamo ignoranti su molte cose, ma l’ignoranza può essere curata tramite un’informazione corretta. Oggi la maggioranza delle persone non sa come è fatto un pannello solare, come funziona, quanto dura e cosa succede quando giunge alla fine della sua vita utile. La lobby dei combustibili fossili, cappeggiata da un farneticante Charles Koch, sfrutta in modo cinico questa l'ignoranza per promuovere i propri interessi. Alla stessa stregua di quel che fece a suo tempo la lobby del tabacco, pure di continuare a guadagnare soldi a palate coi combustibili fossili, anche questa lobby non esita a fare sprofondare l’intero pianeta in un gigantesco disastro climatico. Dopo aver negato per lunghi decenni la realtà del surriscaldamento del clima, provocato dalla combustione di petrolio, gas e carbone, ecco che ora, quando negare il cambiamento climatico non è oramai più possibile senza perdere la faccia, s’è messa a diffondere informazioni volutamente false su un presunto “grave rischio di inquinamento” derivante dal dispiegamento del fotovoltaico.

A sentirla, il mondo sarà presto sommerso da montagne di rifiuti di pannelli solari, che rilasceranno per decenni nell’ambiente pericolose sostanze tossiche. Se ciò fosse vero, dovremmo effettivamente essere preoccupati. Ma il fatto è che si tratta di una balla pura e semplice. Charles Koch e i suoi lacché lo sanno perfettamente, ma si sono cinicamente assicurati che queste fake news venissero diffuse in lungo e in largo tramite Fox News e innumerevoli siti complottisti di tutto il mondo, nella speranza che un gran numero di consumatori creduloni chieda di por fine al dispiegamento del fotovoltaico.

Ma chi è Charles Koch?

Charles Koch è un miliardario americano, il cui patrimonio netto è stimato di 62 miliardi di dollari. Nel giugno scorso, stando al Bloomberg Billionaires Index, si situava al 20° posto tra le persone più ricche del mondo. Per fatturato, la Koch Industries è la più grande azienda privata degli Stati Uniti. Charles Koch è un grande sostenitore dei repubblicani e un fautore del “meno stato”, soprattutto quando si tratta di normative ambientali. Egli finanzia massicciamente tutta una serie di politici e di organizzazioni che si oppongono a queste normative. Fra queste ultime figurano:

  • La Pacific Legal Foundation, fondata dallo stesso Koch, che ha intentato diverse cause legali contro regolamentazioni ambientali,  
  • L’American Enterprise Institute, che ha ricevuto in due decenni dalla Charles Koch Foundation 2.1 milioni di $ per le sue attività di negazionismo sul cambiamento climatico.
  • L'Independent Institute, un altro Think Tank noto per le sue attività di lobby a favore della negazione del cambiamento climatico
  • L’American Institute for Economic Research, un Think Tank di destra che si batte anche contro la scienza del clima.
  • L’ Americans for Prosperity, un’associazione che si oppone agli sforzi della Environmental Protection Agency per regolamentare le emissioni di carbonio.
  • Il Competitive Enterprise Institute e la CO2 Coalition, due organizzazioni che hanno spinto nel 2017 l’ex presidente Donald Trump’s a ritirare gli USA dal Trattato sul Clima di Parigi.

Da notare che nel 2022, il quotidiano britannico The Guardian ha definito Koch uno dei principali “criminali del clima” (“climate villains”) degli Stati Uniti.  

Nature Physics pubblica una ricerca che smentisce i rischi del fotovoltaico

La rivista scientifica “Nature Physics” ha pubblicato lo scorso 5 ottobre lo studio di un gruppo di ricercatori del National Renewable Energy Lab e della Colorado School che sfata queste fake news. Secondo Teresa Barnes, ricercatrice al National Renewable Energy Laboratory e responsabile dello studio, si tratta di false informazioni che “sono spesso utilizzate per ritardare la diffusione delle energie rinnovabili, il che è pericoloso, perché frena la nostra risposta al cambiamento climatico”, e aggiunge che “gli impatti di un cambiamento climatico non mitigato sono molto più pericolosi e mortali di qualsiasi possibile rischio rappresentato dalle energie rinnovabili".

Nello studio si fa notare che per contenere il surriscaldamento del clima saranno necessari a livello globale 75 terawatt di capacità fotovoltaica. Comprensibilmente questo obiettivo ha fatto crescere la preoccupazione in merito alla quantità di rifiuti, che potrebbero derivare dalla futura disattivazione di impianti fotovoltaici". Nel peggiore dei casi, entro il 2050 si potrebbero così accumulare 160 milioni di tonnellate di pannelli solari dismessi. Si tratta di una cifra apparentemente enorme, ma che di fatto enorme non è, se la si paragona agli altri rifiuti, in particolare a quelli derivanti dall’utilizzo del carbone e del petrolio. 

Stando agli autori dello studio, "35 anni (2016-2050) di rifiuti cumulativi da pannelli fotovoltaici dismessi sono insignificanti rispetto ai rifiuti generati dai combustibili fossili e da altri flussi di rifiuti comuni". Il volume delle ceneri di carbone è, ad esempio, fino a 800 volte superiore a quello dei pannelli fotovoltaici, mentre quello dei fanghi oleosi prodotti dalla lavorazione del petrolio è fino a 5 volte superiore. Ricordiamo che le ceneri risultanti dalla combustione di carbone fossile contengono importanti quantità di sostanze indesiderabili, fra cui mercurio, piombo, cadmio e selenio, quest’ultima è una sostanza che, ad alti livelli, può risultare mortale per gli esseri umani, mentre a livelli più bassi causa problemi al sistema nervoso, caduta di capelli e deformazioni dell’unghie. L’esposizione a lungo termine all’inquinamento di selenio può causare anche danni al fegato, ai reni e al sistema circolatorio, tutto ciò senza contare i danni all’ambiente. Da notare che una sola centrale elettrica a carbone genera centinaia di migliaia di tonnellate di ceneri all’anno, ceneri che vanno poi depositate in discariche speciali.

Per quel che concerne i pannelli solari, gli autori dello studio sottolineano inoltre che il riciclaggio dei pannelli solari è oggi già in atto e che il recupero dei materiali dei pannelli solari e il loro riutilizzo nell’industria è in crescita.

Gonfiata anche la presunta tossicità dei pannelli fotovoltaici

Oltre ad alimentare le preoccupazioni per la quantità di rifiuti del fotovoltaico, la lobby delle energie fossili fa anche circolare fake news concernenti la loro tossicità. Secondo i ricercatori del National Renewable Energy Laboratory queste disinformazioni sui materiali tossici presenti nei pannelli fotovoltaici, hanno portato a dichiarazioni completamente fuorvianti e esagerate concernenti i danni che questi rifiuti comporterebbero per la salute umana e per l'ambiente. Informazioni che si sono  fatte strada fin su diversi siti web ufficiali degli Stati Uniti. Sul sito web della Florida si afferma ad esempio che un pannello solare può contenere materiali tossici come arsenico, gallio, germanio e cromo esavalente.

Analizzando i due tipi di pannelli solari più comuni, i ricercatori hanno scoperto che non contengono "quasi nessuna" di queste tossine. I moduli più diffusi, quelli al silicio cristallino, contengono meno dello 0,1% di piombo, solitamente proveniente dalle saldature al piombo, che però vengono progressivamente eliminate dai produttori. Nell’altro tipo di modulo più comune, quello al tellururo di cadmio, il cadmio è presente solo nella misura di meno dello 0,1%, e per dipiù sotto forma di un composto chimico estremamente stabile che può essere recuperato nel processo di riciclaggio.

È dunque importante che le autorità statali basino le loro decisioni su ricerche scientifiche in grado di offrire una "fonte obiettiva su fatti e dati", in modo da garantire che le comunità che desiderano prendere decisioni informate e razionali sugli investimenti nelle energie rinnovabili possano farlo in modo sicuro. 

La disinformazione va combattuta con la scienza

Stando ad Annick Anctil, docente di ingegneria presso la Michigan State University, c'è un vero e proprio scollamento tra le conoscenze degli esperti e le preoccupazioni del pubblico. Il fatto è, che la stessa informazione può essere percepita come una notizia positiva o negativa a seconda del modo in cui viene presentata. Ecco perché la disinformazione sull'energia fotovoltaica è stata fino in tempi recentissimi particolarmente efficace, e ciò perché le persone tendono a prestare più attenzione alle informazioni negative che a quelle positive. Si tratta di un classico della psicologia, non sono quindi necessarie molte affermazioni negative per minare la fiducia in un nuovo prodotto rispetto a quelle positive che invece potrebbero rafforzarla".

La disinformazione sulle energie rinnovabili diffusa dalle lobby delle energie fossili può ostacolare o frenare in modo significativo la transizione energetica, e ciò poco importa che affermazioni negative si basino o meno su un’oncia di verità. Ecco perché argomenti quali: il fotovoltaico è troppo caro, non fornisce elettricità in modo affidabile, deturpa il paesaggio, produce rifiuti inquinanti, ecc. fungono da cassa di risonanza per la crescente opposizione alle politiche del zero netto da parte di gruppi della destra legati alle lobby delle energie fossili.

Occorre far passare il messaggio corretto

Non è affatto facile comunicare a un vasto pubblico di non specialisti i risultati di una ricerca scientifica. Non basta infatti pubblicare un riassunto di 3 pagine del documento. La probabilità che le persone leggano queste pagine redatte spesso in gergo scientifico e che ne capiscano la portata è più o meno nulla, o perlomeno minima. Quel che sarebbe invece utile, è stampare migliaia di copie del grafico di quest’articolo per mostrare che la quantità di rifiuti generata dai pannelli solari sarà minima rispetto ad altri flussi di rifiuti che stanno sommergendo il nostro pianeta, e far notare che quel grafico non include nemmeno le centinaia di miliardi di tonnellate di gas serra (CO2 e metano) che verranno ancora rilasciati nell'atmosfera nei prossimi 26 anni, a meno che non si riesca a portare a termine in tempi record la transizione verso le energie rinnovabili.

La vera realtà è che, nei confronti dei danni generati dalle energie fossili, quelli generati dai pannelli solari sono paragonabili a una formica rispetto ad un intero mandria di elefanti.