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In Europa l'energia elettrica prodotta col solare e l’eolico supera per la prima volta quella prodotta col gas fossile

Articolo del 31 gennaio 2023

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L’anno scorso l’eolico e il fotovoltaico hanno prodotto più di un quinto dell'elettricità dell'Unione Europea, fornendo per la prima volta più energia del gas fossile 

Ad annunciarlo è stata EMBER, un think tank indipendente e non-profit. Insieme, sole e vento hanno prodotto il 22% di tutta l’elettricità consumata nell’UE, mentre quella prodotta col gas è rimasta stabile più o meno al 20%. L'aumento maggiore in termini di rinnovabili è stato quello del solare, che ha registrato in un solo anno un'impennata del 24%, fornendo 39 terawattora di elettricità in più rispetto all'anno precedente. Nel 2022 ben 20 Paesi dell'UE hanno raggiunto una quota record di produzione di energia fotovoltaica. Il rapporto pubblicato da EMBER mostra inoltre che l'aumento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili ha fatto risparmiare all’Unione Europea 10 miliardi di euro di costi per il gas d’importazione.

Diminuzione del consumo di elettricità e crescita del solare hanno permesso di evitare la crisi energetica

Nel complesso, l'anno ha visto un notevole calo della domanda di elettricità, con una diminuzione di quasi l’8% nell'ultimo trimestre del 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, calo che EMBER attribuisce al clima invernale più mite e alle misure risparmio energetico varate in numerosi paesi. Il calo del consumo e la crescita fulminante del solare hanno permesso di compensare il calo della produzione di energia idroelettrica e nucleare, che oggi genera ancora la maggior parte dell'elettricità nell’Unione Europea, ma che nel 2022 è calata ai livelli più bassi degli ultimi 20 anni. Si tratta di un calo provocato dalla persistente siccità che ha colpito gran parte del continente e che ha ridotto non solo la produzione di energia idroelettrica, ma causando un abbassamento dei livelli dei fiumi, ha compromesso anche la produzione delle centrali nucleari, che utilizzano proprio l’acqua dei fiumi per il raffreddamento dei loro reattori. Per questa ragione in Francia, e non solo, molti reattori hanno dovuto ridurre la loro produzione di elettricità, mentre altri erano già stati messi fuori servizio per lavori di manutenzione e altri ancora in modo permanente per raggiunti limiti di età.

Per le energie fossili si prospetta un futuro cupo

Nel corso dell'anno appena passato l'uso del carbone, il combustibile fossile che genera in assoluto le maggiori emissioni di CO2, è aumentato dell'1,5%, generando il 16% dell'elettricità europea, ma questo aumento è stato solo provvisorio e di breve durata e la produzione di elettricità delle centrali a carbone è di nuovo calata notevolmente negli ultimi mesi dell'anno, tanto che, secondo le previsioni di EMBER, nel 2023 la produzione di elettricità delle centrali a combustibili fossili è destinata a calare di un ulteriore 20%. Ciò non solo grazie alla rapida crescita di eolico e solare, ma anche a causa del ritorno in funzione di varie centrali nucleari.

L’invasione dell’Ucraina e la conseguente crisi energetica hanno indubbiamente accelerato la transizione energetica

"L'Europa sta correndo verso un'economia pulita ed elettrificata, e questo sarà pienamente visibile nel 2023", ha dichiarato dichiarato Dave Jones, l'analista in capo di EMBER. Questo cambiamento sarà molto veloce: nelle sole prime due settimane di gennaio di quest’anno si è registrato un calo del 29% nel consumo di elettricità prodotta tramite combustibili fossili e l’UE ha utilizzato finora solo un terzo dei 22 milioni di tonnellate di carbone supplementare, importato l'anno scorso per mettersi al riparo dai contraccolpi dovuti alla chiusura di numerosi reattori nucleari e alla cessazione delle forniture di gas russo.

Futuro tutt’altro che roseo anche per il petrolio

Il rapporto EMBER giunge nella scia di un altro rapporto sull'energia, quello di una delle major petrolifere, la britannica BP, che prevede un calo della domanda di gas e petrolio, accelerato dall’invasione russa dell’Ucraina. "L'accresciuta attenzione alla sicurezza energetica a seguito della guerra tra Russia e Ucraina ha il potenziale di accelerare la transizione energetica, perché i paesi cercano di aumentare la produzione di energia prodotta localmente, che probabilmente proverrà in gran parte da fonti rinnovabili e da altri combustibili non fossili", ha dichiarato recentemente Spencer Dale, l’economista in capo di BP, che ha pubblicato un grafico in cui si mostra come la guerra scatenata dalla Russia ha intaccato la domanda di combustibili fossili. Per Frans Timmermans, il vicepresidente esecutivo del Green Deal della Commissione Europea, le cose sono oramai chiare: "Stiamo assistendo a una notevole accelerazione del ritmo di costruzione delle energie rinnovabili... È chiaro che i cittadini europei vogliono beneficiare di energia pulita e a basso costo". Secondo Timmermans, i dati attualmente a disposizione indicano in modo evidente che l'obiettivo dell'UE del 45% di energie rinnovabili entro il 2030 è certo ambizioso ma senza dubbio raggiungibile, sia perché le energie rinnovabili sono fondamentali per affrontare la crisi climatica, sia per ridurre l'inquinamento atmosferico e sia perché sono fondamentali per porre fine alla pericolosa dipendenza dai fornitori di combustibili fossili.