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L'energia nucleare costa oramai il doppio dell'eolico

Articolo del 03 ottobre 2021

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La centrale nucleare europea più moderna entrerà in funzione, se tutto andrà come previsto, fra cinque anni e la sua elettricità costerà almeno il doppio di quella eolica

Si chiama Hinkley Point C ed è situata nel Somerset, nel Sud Ovest dell’Inghilterra. A costruirla sono EDF Energy e China General Nuclear Power Group, due imprese di stato rispettivamente francese e cinese. Si tratta di un progetto di centrale nucleare di nuova generazione che era già stato annunciato nel 2010 dal governo britannico, il quale concesse il relativo permesso di costruzione nel 2012. I lavori iniziarono tuttavia solo alla fine del 2016, dopo che i costruttori ebbero ottenuto dal governo britannico la garanzia di poter vendere l’elettricità al prezzo di poco più di 116 franchi (92.5 £) al megawattora, ossia 11.6 centesimi al chilowatt, prezzo che secondo la convenzione stipulata col governo sarà aumentato in base all’inflazione già durante la fase di costruzione e per i susseguenti 35 anni. Ecco perché nel frattempo il prezzo dell’elettricità che sarà prodotta da Hinkley Point C è già lievitato a oltre 133 franchi (106 £) al megawattora, ossia 13.3 centesimi al chilowatt, e dire che mancano ancora ben cinque anni alla sua messa in funzione.

Tempi lunghissimi per la costruzione e quasi 30 miliardi di franchi di costi

Senza questa garanzia le due imprese avrebbero rinunciato al progetto. Si tratta infatti di un progetto gigantesco, che comporta rischi finanziari enormi, basta rilevare che i costi di costruzione, dai 22 miliardi e mezzo di franchi (18 miliardi di £) preventivati al momento dell’inizio dei lavori, sono già lievitati a 29 miliardi di franchi (23 miliardi di £). E siamo solo a poco meno del 50% dei lavori. Finora sono stati versati nel cantiere 850.000 metri cubi di calcestruzzo e scavati due enormi tunnel lunghi oltre tre chilometri che dovranno convogliare verso la centrale i 120'000 litri di acqua di mare al secondo destinati a raffreddare i due reattori nucleari.

L’eolico offshore costa meno della metà

Una volta terminata, la centrale di Hinkley Point resterà in funzione per almeno 60 anni e fornirà circa il 7% del fabbisogno totale di elettricità del Regno Unito. Fino a poco tempo fa, il nucleare era considerato un'energia sì costosa, ma molto affidabile. Nel frattempo tuttavia il prezzo dell’energia elettrica prodotta dall’eolico offshore è calato in modo drammatico. Se al momento dell’inizio della costruzione di Hinkley Point esso era ancora di 151 Franchi (120 £) al megawattora, oggi esso s’è più che dimezzato, scendendo a 63 Franchi (50 £) al megawattora, ossia 6.3 centesimi al chiowattora, per gli impianti più recenti. Non a caso la costruzione di nuove centrali nucleari è diventata un evento estremamente raro.

Stando all'ultimo rapporto sullo stato dell'industria nucleare mondiale (World Nuclear Industry Status Report), nel 2020 la capacità nucleare operativa a livello mondiale è cresciuta di soli 400 megawatt, mentre la produzione di elettricità da parte delle centrali nucleari è addirittura calata del 4%. Al contrario, le rinnovabili sono cresciute di 256’000 megawatt (127'000 per il fotovoltaico e 111'000 per l'eolico) e la produzione di energia pulita è aumentata complessivamente del 13%. Stando a Mycle Schneider, autore del rapporto, "nel mercato dell’elettricità di oggi l'energia nucleare è irrilevante". Il costo livellato dell’elettricità prodotta col fotovoltaico, il cosiddetto LCOE (Levelized Cost of Energy), è infatti sceso negli ultimi annidi circa il 90%, mentre quello dell'energia nucleare è salito di circa il 33%. Da notare che il LCOE si basa sul costo completo dell’energia, compresi i costi di pianificazione, di costruzione, di manutenzione e di gestione durante tutta la durata di vita dell'impianto che la produce, ed è utilizzato al momento della pianificazione per decidere sull’opportunità o meno di investire.

A livello globale la capacità delle centrali nucleari è scesa del 16% in meno di 20 anni 

Oltre ai problemi di sicurezza e a quello dello stoccaggio delle scorie radioattive, uno dei problemi principali del nucleare sta anche nei lunghissimi tempi di realizzazione degli impianti, tempi che spesso superano i 10 anni, il che fa che al momento della loro messa in funzione gli impianti arrischiano di non essere già più competitivi. La centrale di Hinkley Point C ne è un perfetto esempio.

Il World Nuclear Industry Status Report, che analizza i programmi di costruzione di centrali nucleari nei 33 paesi che fanno capo a questo tipo di energia, nota che a fine di giugno di quest’anno erano in funzione 415 reattori nucleari, due in meno rispetto alla fine di giugno 2020 e 23 in meno rispetto al 2002 quando, con una capacità produttiva complessiva di 438 gigawatt, il nucleare aveva raggiunto il suo apice. Oggi la capacità produttiva del nucleare a livello mondiale raggiunge appena i 369 gigawatt. Solo cinque dei 13 reattori che avrebbero dovuto entrare in funzione l'anno scorso sono stati effettivamente completati. Due dei progetti in costruzione sono stati iniziati addirittura 36 anni fa. Non a caso nel corso dei prossimi 30 anni è previsto lo smantellamento di almeno 200 centrali nucleari, mentre nello stesso lasso di tempo si prevede di costruirne solo 53 di nuove.

La California si appresta a smantellare la sua ultima centrale nucleare

Mentre la Granbretagna si appresta ad avviare Hinkley Point C, la California si appresta a chiudere dopo soli 40 anni di attività la sua ultima centrale nucleare, quella di Diablo Canyon, che fornisce alla California il 9% del suo fabbisogno di elettricità. Il suo smantellamento, che inizierà nel 2025, non solo durerà un intero decennio, ma costerà addirittura quanto la sua costruzione. Fra le ragioni addotte per la sua chiusura: il costo esorbitante dell’energia prodotta col nucleare. Inoltre si fanno sempre più rari i clienti disposti a comperare elettricità proveniente dal nucleare, anche perché questo genere di energia genera rifiuti radioattivi, che dovranno essere stoccati in modo sicuro per numerose generazioni, e perché è fonte di gravi pericoli. La centrale di Diablo Canyon non si trova infatti solo in riva all’oceano, dove è minacciata da eventuali tsunami, ma è addirittura situata ad appena tre chilometri dalla faglia sismica di Hosgri, una faglia scoperta solo nel 1970, quando la costruzione della centrale era già stata avviata. E non si tratta nemmeno dell’unica faglia situata nelle vicinanze: vi sono pure quelle di Shoreline, di Los Osos e di San Luis Bay, il che fa aleggiare su questa centrale lo spettro di uno scenario tipo quello verificatosi a Fukushima.

Un nuovo modello per la gestione del mercato dell’elettricità

In California, a gestire il passaggio dal nucleare alle rinnovabili, sono le cosiddette CCA (Community Choice Aggregation), delle cooperative di acquisto di elettricità create dagli enti locali e da singoli clienti. Aggregando il potere d'acquisto, queste CCA sono in grado di stipulare contratti miliardari con i produttori di elettricità, cosa che il singolo acquirente non sarebbe in grado di fare. Gli obiettivi principali delle CCA sono quello di abbassare il costo dell’elettricità per i consumatori che rappresentano e quello di permettere ai consumatori di avere un maggiore controllo sul modo in cui questa elettricità è prodotta. Non è dunque più il produttore di elettricità a decidere su quale fonte di energia puntare, ma la CCA a scegliere la fonte di generazione di energia per conto dei suoi consumatori, e questo non soltanto tenendo conto del prezzo, ma anche delle preferenze dei consumatori, che attualmente sono chiaramente a favore delle rinnovabili.

Da notare che mentre nel 2010 meno dell’1% dei californiani comperavano la loro elettricità tramite una CCA, oggi essi sono già oltre il 30%, ossia 11 milioni di consumatori. Non a caso la California ha superato il suo obiettivo del 33% di energia rinnovabile due anni prima della scadenza prevista, che era stata fissata al 2020, e prevede addirittura di passare al 44% entro il 2024, il che rappresenterebbe una crescita del 33% in soli cinque anni.

Per permettere la nascita di queste cooperative d’acquisto è stato però necessario cambiare le leggi sull’energia, cosa fatta per intanto negli Stati Uniti solo da 8 stati, ossia: Massachusetts, Ohio, California, Illinois, New Jersey, New York, Rhode Island e Virginia.