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Economia e finanza spingono sulle rinnovabili

Articolo del 24 settembre 2019

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Fino a ieri molte imprese consideravano la protezione dell’ambiente alla stessa stregua di un’opera filantropica. Ora iniziano a rendersi conto che l’inazione in campo climatico arrischia di portare l’economia al collasso e che per giunta la transizione verso le energie pulite è anche una grande opportunità per fare affari e i finalmente anche i politici iniziano a sentire il loro fiato sul collo

I grandi gruppi finanziari chiedono norme più severe a protezione del clima

Alla vigilia del vertice sul clima dell’ONU a New York 515 grandi gruppi del settore finanziario internazionale, gruppi che gestiscono capitali per un totale di 35 trilioni di dollari (35'000 miliardi di $ !!!), ossia una somma pari a 10 volte il prodotto nazionale lordo della Germania, ebbene questi gruppi hanno chiesto con insistenza alla politica di spingere sull’acceleratore per quel che concerne le misure volte a proteggere il clima. L’appello firmato dai CEO di ditte come Allianz, Deutsche Bank, BNP Paribas, la svizzera UBS, come pure dai responsabili di alcuni fra i maggiori fondi pensione del mondo, chiede tra l’altro la rapida introduzione di una tassa sul CO2 e la chiusura definitiva di tutte le centrali a carbone. Secondo i firmatari gli impegni presi dai governi nell’accordo di Parigi non bastano affatto e anche se tutti i paesi dovessero mantenere le promesse fatte, ciò si tradurrebbe “in un aumento inaccettabile della temperatura, con sostanziali conseguenze negative sull’economia”. I firmatari esigono pure che cessino tutte le sovvenzioni tuttora versate a sostegno delle energie fossili e che al loro posto vengano sovvenzionati gli investimenti nelle energie rinnovabili. Secondo il Fondo Monetario Internazionale ancora oggi le energie fossili sono sovvenzionate ogni anno con oltre 5’000 miliardi di dollari. Secondo "The Investor Agenda" oltre 250 grandi investitori si sono già impegnati a promuovere investimenti sostenibili dal punto di visto climatico e hanno investito l’anno scorso oltre 330 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili. Per il settore finanziario, se non fermato, il surriscaldamento del clima arrischia di precipitare l’economia mondiale nella crisi.

AMAZON lancia un’iniziativa climatica

Il gigante della vendita on-line ha lanciato «Climate Pledge», una grande offensiva per ridurre le sue emissioni di CO2, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2040. Prima misura concreta: l’acquisto di 100'000 furgoni elettrici per la consegna delle merci ai suoi clienti. Amazon spedisce infatti ogni anno 10 miliardi di pacchi, pacchi che sono attualmente consegnati ai destinari con veicoli a benzina o a diesel. A questo scopo Amazon ha investito 440 milioni di dollari nella start-up Rivian che fornirà i primi furgoni elettrici già a partire dal 2021. Il gigante dell’on-line ha inoltre deciso di rifornire tutti i suoi centri di distribuzione con energia rinnovabile entro il 2030 e di investire 100 milioni in progetti di riforestazione. Per Jeff Bezos, il patron di Amazon: “se ce la fa Amazon, può farcela anche qualsiasi altra ditta”.

IKEA ha investito 2,8 miliardi di $ nelle rinnovabili

Proprio in questi giorni Ikea ha annunciato tre importanti nuovi investimenti nelle rinnovabili: due in altrettanti parchi fotovoltaici negli Stati Uniti e il terzo in un parco eolico in Romania. Attualmente I centri commerciali di Ikea sono tappezzati con oltre 900'000 pannelli fotovoltaici e la multinazionale dispone pure di mezzo migliaio di turbine eoliche sparse in 14 paesi. Assieme questi impianti producono più energia elettrica rinnovabile di quanto l’azienda consumi. Gli investimenti sono parte di un piano complessivo ancora più ambizioso per rendere Ikea completamente sostenibile. Questo piano comprende tra l’altro anche la consegna delle merci con veicoli elettrici, il re-design dei prodotti per eliminare quelli con un’impronta climatica troppo importante e la revisione completa del modello di business, per esempio fornendo mobili in leasing per poi riprenderli una volta che il cliente se ne vuole sbarazzare e reintrodurli debitamente rinnovati sul mercato, invece che gettarli in discarica. Un primo test è già in corso e sarà prossimamente esteso a una trentina di paesi. Ikea intende inoltre utilizzare entro il 2030 soltanto materiali rinnovabili o riciclati. La multinazionale ha pure l’intenzione di ridurre ulteriormente le su emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 e compensare quelle restanti con progetti di riforestazione.

Secondo Pia Heidenmark Cook, Chief Sustainability Officer (CSO) di IKEA dal febbraio 2018, “lavorare coll’eolico e col fotovoltaico è redditizio” e la multinazionale intende disconnettersi dalle reti di distribuzione di elettricità e diventare completamente autonoma dal punto di vista energetico. Ikea non intende però limitarsi a produrre in modo sostenibile l’energia di cui ha bisogno per il suo business, ma intende pure proporre impianti per produrre energia rinnovabile ai suoi clienti. “Intendiamo offrire a milioni di nostri client la possibilità di produrre e di utilizzare loro stessi energia rinnovabile”, afferma Pia Heidenmark Cook. “Il nostro servizio fotovoltaico domestico è già oggi disponibile in 7 paesi e lo sarà in tutti i nostri 30 mercati entro il 2025”.

GOOGLE ha investito 7 miliardi di $ nelle rinnovabili

Nel 2017 Google è stata la prima compagnia globale a coprire la totalità del suo fabbisogno in elettricità con le rinnovabili. Fra le grandi imprese attive in campo internazionale, Google è di fatto oggi il più importante acquirente di energia rinnovabile. Ora si appresta ad investire altri 2 miliardi di $ in 18 progetti di energia rinnovabile per edifici e infrastrutture negli Stati Uniti, in Europa e in Cile. Attualmente Google è impegnata complessivamente in ben 52 progetti concernenti le rinnovabili per un costo complessivo di oltre 7 miliardi di $. Questo pacchetto di investimenti concerne ben 5,500 megawatt (MW) di energia rinnovabile, ossia l’equivalente dell’istallazione di un milione di tetti fotovoltaici su case unifamiliari. Una volta realizzate, tutte queste istallazioni produrranno più energia elettrica di quanto ne consumi un paese come la Lituania o l’Uruguay.