Le Ferrovie Federali Svizzere investono nel fotovoltaico
25.06.2018
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Articolo del 17 marzo 2019
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L’anno scorso Shell ha acquistato NewMotion, un’impresa specializzata nelle stazioni di ricarica per auto elettriche. Oggi NewMotion mette a disposizione dei suoi clienti oltre 100'000 stazioni di ricarica in 28 paesi europei
Ecco come Shell International Renewable vede il futuro del mercato energetico internazionale
L’industria del petrolio non dorme e sa perfettamente che l’epoca d’oro del petrolio è avviata al declino. Da alcuni anni Royal Dutch Shell, la seconda multinazionale al mondo in campo petrolifero e meglio conosciuta con l’abbreviativo Shell, ha iniziato a investire miliardi di dollari nelle energie alternative.
NewMotion non è l’unico investimento della Shell nell’elettrico, recentemente la multinazionale ha pure acquisito First Utility un importante produttore di elettricità britannico. Oltre oceano la Shell ha poi comperato una importante partecipazione nella Silicon Ranch Corporation, un’impresa statunitense attiva nel fotovoltaico, e in Gran Bretagna ha annunciato di voler entrare nel mercato dell’eolico offshore. Appena una settimana fa Maarten Wetselaar, il direttore della filiale della Shell specializzata nelle energie alternative, ha dichiarato che la sua impresa intende diventare il distributore di energia elettrica numero uno al mondo entro il 2030.
Shell non è l’unica multinazionale del petrolio ad investire nelle energie alternative: British Petroleum (BP) ha appena comperato il principale distributore di elettricità per auto elettriche della Gran Bretagna, mentre Total ha comperato Direct Energie, un altro produttore di elettricità.
Le multinazionali petrolifere europee investono sempre di più, non solo nell’elettrico, ma anche nel fotovoltaico e nell’eolico, questo anche a causa delle crescenti pressioni da parte dell’opinione pubblica, degli stati e dell’Unione Europea, che chiedono una riduzione consistente delle emissioni di CO2. Anche i grandi investitori iniziano a insistere su un cambiamento di rotta. Questa pressione si fa particolarmente sentire in Europa, dove ad esempio il ministro delle finanze norvegese, ha appena ordinato al Fondo Sovrano Norvegese, che con oltre 1000 miliardi di euro è il più importante fondo di investimenti del mondo, di disinvestire dalle imprese che commerciano con petrolio e gas.
Per intanto le consorelle americane Exxon e Chevron sono meno sfiorate da questo trend, anche perché Donald Trump, da noto negazionista del cambiamento climatico, non ha nessuna intenzione di spingere per le energie rinnovabili e tenta al contrario di penalizzarle e di favorire invece quelle fossili.