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Fridays4Future dilaga anche in Australia

Articolo del 11 marzo 2019

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Al termine di una torrida estate, caratterizzata da temperature oltre i 45°C, l’Australia si risveglia più ecologista con le proteste dei giovani di Fridays4Future

Nel novembre scorso, al termine della loro prima manifestazione per il clima, il capo del governo federale australiano Scott Morrison li aveva incitati, con tono arrogante, a tornarsene a studiare nelle loro aule, mentre Matt Canavan, il ministro delle risorse, aveva aggiunto ironico “stanno imparando a ingrossare le fila dei disoccupati” (“they are learning to join the dole queue”).

Oggi però anche il governo conservatore australiano non può più fare finta di ignorare le proteste della gioventù, che, al grido di “we want change”, si stanno estendendo a macchia d’olio a tutto il continente. Sono infatti una cinquantina i cortei previsti per questo venerdì in altrettante località australiane per protestare contro l’assenza di una politica governativa in materia di lotta al riscaldamento climatico. Il fatto è, che le eccezionali ondate di caldo - in diverse località le temperature hanno sfiorato addirittura i 50°C - che hanno caratterizzato l’appena trascorsa estate australe, hanno provocato vasti incendi, uragani di una violenza mai vista prima e morie di dimensioni bibliche di animali selvatici e di bovini, risvegliando l’Australia dal suo torpore.

In un recente sondaggio, alla domanda “quale sarà la prossima automobile che intende acquistare”, un terzo degli australiani ha risposto: "un’auto elettrica", mentre i due terzi degli intervistati si sono dichiarati convinti che il futuro del traffico su gomma sarà elettrico. Si tratta di una vera e propria svolta a 180° rispetto a quanto sentito finora nell’opinione pubblica australiana e non sorprende quindi che nei primi mesi di quest’anno le vendite di veicoli tradizionali a benzina e al diesel siano crollate di oltre il 9%, mentre le elettriche sono andate in rottura di stock e registrano il “sold out”. Molti potenziali clienti di auto elettriche hanno dunque dovuto rimandare l’acquisto, anche in attesa dell’arrivo sul mercato di nuovi modelli meno costosi.

Il fatto è che finora l’Australia non si è di certo distinta per un’economia sostenibile. Down Under, così chiamano il continente che è agli antipodi del nostro, conta solo lo 0,3% della popolazione mondiale, ma contribuisce con l’1,3% al riscaldamento globale, con emissioni pro capite fra le più alte del mondo e che superano le 18 tonnellate di CO2 all’anno. L’economia australiana è inoltre tutta basata sul carbone, del quale è la principale esportatrice, con il 32% di parte di mercato a livello mondiale. Gran parte di queste esportazioni vanno nell’Asia orientale, in particolare in Cina. Negli ultimi 20 anni l’estrazione di carbone australiano è aumentata al ritmo notevole del 5% all’anno. Tuttavia, ora che molti paesi, fra cui anche la Cina, hanno iniziato a rivedere i loro piani di sviluppo delle centrali elettriche a carbone, anche l’Australia dovrà cominciare a rivedere i suoi piani di sviluppo del settore minerario e iniziare a riflettere su un cambiamento verso un’economia maggiormente sostenibile.