14'000 scienziati lanciano l'allarme e chiedono un’azione urgente e decisa per mettere in sicurezza il pianeta
03.08.2021
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Articolo del 06 giugno 2019
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Per la prima volta è stato dimostrato scientificamente che è la fusione dei ghiacci polari a provocare gli eventi meteorologici estremi nelle regioni temperate degli StatiUniti
Finora i meteorologi si erano sempre rifiutati di stabilire un nesso causale fra un dato evento meteorologico e il riscaldamento globale del clima. Certo, tutti sono concordi nell’affermare che il riscaldamento globale provoca eventi meteorologici sempre più estremi, ma da lì ad attribuire un singolo evento al global warming ce ne vuole, infatti singoli eventi estremi, come siccità, inondazioni e inverni particolarmente rigidi ce ne sono stati anche in passato.
Colmata una lacuna nel campo della ricerca climatica
Ebbene questa lacuna in campo scientifico è stata ora finalmente colmata da uno studio di un gruppo di ricercatori della Illinois State University, diretto dalla climatologa Dagmar Budikova. Nello studio, pubblicato nella rivista Journal of Geophysical Research, sono stati messi a confronto i dati satellitari degli ultimi 40 anni sull’estensione della banchisa nell’Oceano Artico e la frequenza di ondate di calore estremo nel Sud degli Stati Uniti. I ricecatori hanno trovato una relazione statistica molto marcata fra i due fenomeni. Secondo la Budikova, ciò indica che la diminuzione della copertura in ghiaccio dell’Oceano Artico ha un forte impatto sugli eventi meteorologici estremi nell’emisfero nord.
Meno ghiaccio nell’Artico canadese, più siccità nel sud degli Stati Uniti
Nello studio si costata in particolare che una temperatura di 2 gradi al disopra della normale nell’Artico canadese (Baia di Hudson e Labrador) nei mesi primaverili di marzo, aprile e maggio, oltre a sciogliere la banchisa in anticipo, provoca un rallentamento dei venti, il che a sua volta provoca durante i seguenti mesi estivi delle persistenti zone di alta pressione sulle vaste pianure del Sud degli Stati Uniti. Ecco spiegato l’aumento dei periodi di siccità e la loro sempre più lunga durata in queste zone continentali ed ecco spiegato anche l’insorgere di uragani sempre più violenti a causa dell’acqua di anno in anno più calda nelle rispettive zone oceaniche.
Polo Nord privo di ghiaccio, forse già fra 5 anni
Va notato che negli ultimi quattro decenni, a seguito all’uso sempre più intensivo di combustibili fossili, la superficie della banchisa polare è diminuita in modo drammatico, al punto tale che gli esperti della NASA ipotizzano oramai un Polo Nord privo di ghiaccio già entro i prossimi 5 anni. Il fatto è che la temperatura media ai poli del nostro pianeta è già salita di ben quattro gradi centigradi, il quadruplo del riscaldamento a livello globale, modificando in modo sostanziale il regime dei venti, in particolare dei jet stream. Le ondate di calore estremo nelle nostre regioni temperate sono dunque destinate a diventare la futura normalità: un fenomeno che si chiama desertificazione e un cattivo presagio per quello che è stato definito il granaio del mondo.