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Sciopero per il clima: la protesta diventa mondiale

Articolo del 08 marzo 2019

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Il prossimo 15 marzo milioni di giovani scenderanno in piazza al grido di “non rubateci il nostro futuro e “le dichiarazioni non ci bastano, ora vogliamo fatti

La protesta dei giovani per l’incapacità dei governi di varare una politica efficace per contrastare il crescente riscaldamento climatico si sta allargando a macchia d’olio in gran parte dei paesi del mondo. Per venerdì prossimo sono previste manifestazioni in ben 524 città di 59 stati. La protesta, ispirata dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, ha oramai varcato gli oceani, prendendo piede anche in 30 stati USA, in Sudamerica, in Africa, in Giappone, in Australia e ai nostri antipodi, in Nuova Zelanda.

"Stiamo lottando per un Green New Deal” (per una nuova politica ecologica, ndr), "per la transizione sincera e giusta verso un’economia al 100% rinnovabile e per porre termine alla creazione di nuove infrastrutture gestite con energie fossili", si legge sul sito School Strike 4 Climate.

Parlando nel gennaio scorso ai grandi di questo mondo riuniti al World Economic Forum di Davos, Greta Thunberg aveva dichiarato “I want you to panic. I want you to feel the fear I feel every day”, “voglio che cadiate in preda al panico, voglio che sentiate la paura che sento ogni giorno”. Il clima si sta infatti avvicinando a passi di gigante al punto di rottura, il punto a partire dal quale non ci sarà più una via di ritorno. Secondo il parere unanime di tutti i climatologi del mondo ci restano a malapena una dozzina di anni per invertire la rotta ed evitare il peggio, dopodiché saremo come il Titanic, il quale, malgrado il capitano fosse a conoscenza degli iceberg che si trovavano sulla sua rotta, continuò imperterrito la sua navigazione, causando la sciagura che tutti conosciamo. Una differenza col Titanic tuttavia c’è: non ci saranno per nessuno scialuppe di salvataggio, nemmeno per i pochi paperoni di questa terra.