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In Australia l’ondata di calore estremo ha portato le centrali elettriche al collasso

Articolo del 01 febbraio 2019

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Lo scorso mese di gennaio è stato il mese più caldo mai registrato in Australia. Esso ha fatto seguito al dicembre più caldo mai registrato su questo continente

Quando la canicola diventa insopportabile, pensiamo subito all’acquisto di un impianto di climatizzazione. Quel che è successo durante le due eccezionali ondate di calore in quest’estate australiana (inverno qui da noi, n.d.r.) non lascia però presagire nulla di buono. Infatti, a fronte di temperature che hanno superato i 40 gradi in tutto il continente, con punte massime fino quasi a 50°C, gli australiani che potevano permetterselo hanno spinto i loro impianti di climatizzazione al massimo, causando una tale impennata della richiesta di energia elettrica, da portare il sistema di erogazione di corrente elettrica sull’orlo del collasso. In alcune zone si sono addirittura registrati dei blackout che hanno lasciato senza corrente elettrica per varie ore centinaia di migliaia di persone.

Mentre diverse centrali elettriche a carbone facevano cilecca, a salvare la situazione sono intervenute le nuove centrali fotovoltaiche ed eoliche che normalmente coprono appena il 20% del fabbisogno di elettricità dell’Australia, ma che per l’occasione sono riuscite a coprirne fino a un terzo. Ironia della sorte: è proprio nei momenti di maggiore canicola, quando il sole splende implacabile, che le centrali fotovoltaiche producono il massimo di energia. In altre parole, se ogni casa fosse ricoperta da un tetto fotovoltaico, questo tetto potrebbe fornirci l’energia necessaria per superare indenni i periodi di peggiore canicola, mentre le tradizionali centrali alimentate a combustibili fossili non fanno altro che peggiorare la situazione, incrementando l’effetto serra.