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Valutato per la prima volta l’impatto sull’economia del surriscaldamento del clima. Entro il 2050, a livello globale, i danni ammonteranno a 38'000 miliardi di dollari all’anno e i redditi subiranno un calo del 19%

Articolo del 19 aprile 2024

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Il surriscaldamento del clima impatta non solo sulla vita delle persone ma ha costi altissimi anche a livello economico. Le conseguenze di eventi climatici estremi, di cui abbiamo avuto in questi ultimissimi anni solo un piccolo assaggio, ricadono infatti sulla produttività del lavoro, sull’agricoltura, sulla salute, sul turismo, sui danni alle infrastrutture, costi che non pesano soltanto sul Pil globale, ma anche sul reddito di ogni singolo cittadino

Anche se le emissioni di gas a effetto serra dovessero diminuire in modo drastico a partire da subito, l’economia mondiale dovrà fare i conti entro il 2050 con un calo dei redditi di quasi un quinto (19%), e ciò a causa del surriscaldamento del clima. È questa la prognosi allarmante del PIK, il Potsdam Institute for Climate impacts Research, in uno studio sugli effetti economici del surriscaldamento del clima appena pubblicato nella prestigiosa rivista scientifica Nature. Secondo i ricercatori del PIK i costi causati dal clima fuori controllo saranno 6 volte superiori a quelli necessari per limitare l’aumento della temperatura a meno di 2°C.

Per valutare gli impatti futuri del surriscaldamento del clima sull’economia, i ricercatori del PIK si sono basati su dati empirici raccolti negli ultimi 40 anni in oltre 1’600 macroregioni di tutto il mondo. Bilancio della ricerca: si prevedono forti riduzioni del reddito per la maggior parte delle regioni, tra cui anche in Nord America e in Europa, ma ad essere maggiormente colpite saranno l'Asia meridionale e l'Africa. Secondo Maximilian Kotz, ricercatore del PIK e primo autore dello studio, l'impatto si registrerà negli ambiti più svariati, come le rese agricole, la produttività del lavoro e le infrastrutture.

Per il 2050 i danni annuali sono stimati a livello globale a circa 38’000 miliardi di dollari, con una probabile forbice tra 19’000 e 59’000 miliardi di dollari. Questi danni saranno dovuti essenzialmente all'aumento delle temperature, ma anche ai cambiamenti nelle precipitazioni e ad altri fenomeni meteorologici estremi, come uragani o incendi, che potrebbero farli lievitare ulteriormente.

Costi economici enormi sono previsti anche per gli Stati Uniti e l'Europa

Secondo Leonie Wenz, scienziata del PIK che ha diretto lo studio, l’analisi mostra che il cambiamento climatico causerà danni economici ingenti già entro i prossimi 25 anni in quasi tutti i Paesi del mondo, anche in paesi altamente sviluppati come Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti. "Questi danni a breve termine sono il risultato delle nostre emissioni passate. Avremo bisogno di maggiori sforzi di adattamento se vogliamo evitare almeno parte di questi danni. E dobbiamo ridurre drasticamente e immediatamente le nostre emissioni: in caso contrario, le perdite economiche diventeranno ancora più ingenti nella seconda metà del secolo, fino a raggiungere il 60% in media globale entro il 2100. Ciò dimostra chiaramente che proteggere il nostro clima è molto più conveniente che non farlo, e questo senza nemmeno considerare gli impatti non economici come la perdita di vite umane o di biodiversità".

Finora le proiezioni globali sui previsti danni economici causati dai cambiamenti climatici si concentravano tipicamente sugli impatti nazionali delle temperature medie annuali e su orizzonti temporali lunghi. Includendo le più recenti scoperte empiriche sull'impatto del clima sulla crescita economica negli ultimi 40 anni in più di 1’600 macroregioni di tutto il mondo e concentrandosi sui prossimi 25 anni, i ricercatori sono stati in grado di proiettare e quantificare in modo molto dettagliato nel tempo e nello spazio i danni derivanti dal surriscaldamento del clima e dal cambiamento del regime delle precipitazioni, riducendo così al contempo la grande incertezza associata finora alle proiezioni sul lungo termine. Gli scienziati hanno combinato modelli empirici con simulazioni climatiche all'avanguardia (CMIP-6), tenendo conto anche della persistenza degli impatti climatici del passato sull'economia.

I paesi che contribuiscono meno al surriscaldamento del clima sono quelli che ne soffrono e ne soffriranno di più

Lo studio evidenzia l’iniquità degli impatti climatici: Troviamo danni quasi ovunque, ma i paesi della fascia tropicale sono quelli che soffriranno di più perché sono già oggi i più caldi. Un ulteriore aumento della temperatura avrà dunque un impatto ancora peggiore su questi Paesi. Si prevede infatti che i paesi meno responsabili del cambiamento climatico e che sono spesso anche quelli che hanno meno risorse per adattarsi agli impatti di un clima più torrido, subiranno perdite di reddito di gran lunga superiori a quelle dei paesi con il reddito più alto e che sono anche quelli che emettono più gas serra. Così mentre negli Stati Uniti e in Europa il calo sarà in media di circa l’11%, nei paesi della fascia tropicale i danni supereranno largamente il 20%. Alcuni esempi: Botswana -25%, Mali -25%, Iraq -30%, Qatar -31%, Pakistan -26%, Brasile -21%. Lo studio indica che le perdite economiche riguarderanno quasi tutte le aree del globo, con l’eccezione di quelle a latitudini molto elevate, come l’Alaska, la Groenlandia, la Scandinavia e la Russia settentrionale, dove le temperature più alte avranno invece un effetto positivo sul reddito. 

Confrontando il costo dei danni verso i quali il mondo si è oramai incamminato per i prossimi 25 anni con le stime dei costi di mitigazione che sarebbero necessari per implementare l'Accordo sul clima di Parigi, si scopre che i 38'000 miliardi di dollari di danni previsti all’anno superano di ben 6 volte i 6'000 miliardi di dollari previsti all’anno per raggiungere l’obiettivo dell'Accordo sul clima di Parigi

Ecco perché urge un cambiamento strutturale rapido verso un’economia basata sulle energie rinnovabili e pulite, una trasformazione necessaria alla nostra sicurezza e ci farà oltretutto risparmiare migliaia di miliardi. Secondo Anders Levermann, capo del dipartimento di ricerca Complexity Science del Potsdam Institute e coautore dello studio, “rimanere sulla strada che stiamo percorrendo porterà a conseguenze catastrofiche. La temperatura del pianeta può essere stabilizzata solo se smettiamo di bruciare petrolio, gas e carbone".

Se la neutralità climatica non sarà raggiunta nel 2050, l’economia globale andrà incontro a un vero crollo

Qualora si riuscisse a ridurre a Zero le emissioni di gas serra entro la metà del secolo il declino del reddito potrebbe stabilizzarsi attorno al 20%. Se invece le emissioni di gas serra non dovessero calare, entro il 2100 si andrebbe incontro a un vero e proprio crollo del reddito globale del 61%. I ricercatori del PIK avvertono tuttavia che questo studio si è basato su stime conservative che non tengono conto di importanti impatti climatici, come ondate estreme di calore, innalzamento del livello degli oceani e danni agli ecosistemi, impatti che sono ancora lungi dall’essere studiati e capiti in modo esaustivo, e che il calo del reddito si verificherà comunque in qualsiasi scenario. Questo studio sottolinea ulteriormente l'urgenza di varare, oltre a misure severe ed efficaci per diminuire le emissioni di gas serra, anche politiche di adattamento a un clima più caldo, politiche oggi spesso dimenticate nei dibattiti pubblici. Ridurre le emissioni è fondamentale e anche economicamente vantaggioso, ma non basta certo, e sono proprio queste le sfide più urgenti della nostra generazione.