Le ondate di calore impattano anche sulla qualità dell'aria
08.09.2023
Presentando il Bollettino sulla qualità dell'aria e sul clima, Petteri Taalas, il Segretario Generale dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale, ha fatto notare che "Le ondate di calore deteriorano la qualità dell'aria, con ripercussioni sulla salute umana, sugli ecosistemi, sull'agricoltura e persino sulla nostra vita quotidiana". Il fumo delle foreste in fiamme che ha avvolto l’estate appena trascorsa città come Atene e New York è stato infatti soltanto la parte più visibile dell'inquinamento atmosferico causato dalle ondate di calore, le quali sono anche all’origine di tutta una serie di processi chimici ancora più insidiosi e pericolosi per la salute.
Fra questi vi è in particolare l’emissione di enormi quantità di polveri sottili emesse non soltanto dai veicoli a motore, ma appunto anche dagli incendi, polveri sottili che rappresentano a livello mondiale, secondo un recente studio dell’Energy Policy Institute dell'Università di Chicago, "la più grande minaccia esterna alla salute pubblica". Sempre secondo questo studio, "Le ondate di calore e gli incendi boschivi sono strettamente collegati. Il fumo degli incendi boschivi contiene una pozione diabolica di elementi chimici che non solo influisce sulla qualità dell'aria e sulla salute, ma danneggia anche le piante, gli ecosistemi e le colture e porta ad un aumento delle emissioni di carbonio e quindi dei gas serra nell'atmosfera".
Ma non è tutto: le ondate di calore vanno anche di pari passo con la formazione di ozono e di altri composti organici volatili. Per esempio, nell’estate del 2022 la lunghissima ondata di canicola che ha colpito l'Europa ha provocato a livello del suolo un forte aumento delle concentrazioni di ozono, un gas estremamente reattivo e tossico. Queste concentrazioni hanno superato in quasi tutto il nostro continente il livello ritenuto dall’OMS innocuo per la salute umana e hanno inoltre impattato fortemente sui rendimenti agricoli, con stime che vanno dal -4,4% al -12,4% per le colture alimentari di base.