Clima: un avvertimento dal passato
08.11.2019
Notizie negative
Articolo del 12 settembre 2022
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Fino a ieri, 1,5 o 2 gradi di riscaldamento globale erano considerati il limite di sicurezza da non varcare, ma ora appare che la soglia di sicurezza è già stata superata. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Science” e basato sulla valutazione di circa 200 ricerche recenti, mostra che l’umanità, continuando a bruciare combustibili fossili, sta correndo dritto verso il baratro
Rispetto all’epoca preindustriale la Terra s’è riscaldata finora in media di circa 1,2 gradi centigradi. Sembra poco, ma gli eventi meteorologici estremi si stanno già oggi moltiplicano in modo esponenziale, come illustrato nel grafico che trovate in testa all’articolo (N.B. i costi dei disastri di cui sopra sono stati calcolati tenendo conto anche dell’inflazione in base all’indice dei prezzi al consumo). Ma gli USA non sono certamente il solo paese colpito, basta infatti ricordare i devastanti incendi boschivi di quest’anno in vari paesi europei, le drammatiche ondate di calore e di siccità senza precedenti in Cina, in Europa e negli Stati Uniti, e le storiche inondazioni verificatesi recentemente in Pakistan, inondazioni che hanno provocato la morte di oltre 2'000 persone, mentre altri 33 milioni di persone hanno perso la propria casa.
"La Terra è sul punto di varcare diversi pericolosi punti di non ritorno, che avranno conseguenze catastrofiche per le popolazioni di tutto il mondo", avverte Johan Rockström, direttore del PIK, il Potsdam Institute For Climate Impact Research, e coautore dello studio appena pubblicato su Science. Per preservare condizioni vivibili su nostro pianeta, occorre fare di tutto per evitare che si superino queste soglie critiche e aggiunge: "a contare è ogni decimo di grado".
S’è cominciato a calcolare l’ammontare dei danni che provocherà il surriscaldamento del clima nei prossimi decenni
Le conoscenze accumulate negli ultimi quarant'anni di ricerca sul clima possono apparire molte e danno l'impressione ingannevole che tutto sia sotto controllo e che l'umanità sappia esattamente come si manifesteranno i danni dovuti al surriscaldamento del clima e che cosa occorre fare per evitarli. Per esempio si è cercato di calcolare di quanti centimetri s’innalzerà il livello del mare con ogni decimo di grado di riscaldamento in più, o quanto saranno gravi saranno le perdite dei raccolti dell'agricoltura globale nel 2050. Infatti su molti di questi effetti esistono delle stime, alcune più, altre meno precise, stime di solito espresse in termini di probabilità. Per quel che concerne le perdite di patrimoni immobiliari dovuti all’innalzamento del livello del mare, si calcola ad esempio che nei soli Stati Uniti ammonteranno a 34 miliardi di dollari per le 48'000 proprietà che verosimilmente saranno sommerse entro il 2050.
In teoria, la comunità globale potrebbe dunque accordarsi su quali danni è disposta ad accettare, come accade costantemente in politica, quando, per adottare delle misure, occorre scendere a compromessi. Un esempio attualissimo è la crisi energetica, in cui si cerca di trovare un compromesso tra il beneficio a breve termine di un utilizzo di una maggiore quantità di combustibili fossili e il conseguente danno climatico a lungo termine.
“Tipping Point”, un termine nuovo tutto da ricordare
A parte il fatto che gli effetti del surriscaldamento del clima si manifestano in modo molto diverso da regione a regione (la terraferma si riscalda a un ritmo doppio degli oceani e le regioni artiche e antartiche 4 volte di più del resto del globo), il problema è che non conosciamo affatto nel dettaglio come il sistema climatico reagisce alle notevoli quantità di gas a effetto serra che immettiamo da decenni nell'atmosfera. O per dirla in altro modo: non è affatto certo che i cambiamenti che stiamo già vedendo aumentino in modo lineare seguendo l'aumento delle temperature. È invece molto più probabile che aumenteranno bruscamente, quando saranno raggiunti dei cosiddetti “Tipping Points”, un termine che potremmo tradurre in italiano con “punti di svolta”, “punti di non ritorno” o “punti di ribaltamento”. Per Tipping Point s’intende infatti un punto critico in cui un fenomeno fisico cambia radicalmente. Per spiegare in modo semplice di che cosa si tratta prendiamo l’esempio dell’acqua, che è liquida a una temperatura fra i zero e i 100°C. Sotto 0°C l’acqua diventa improvvisamente solida e si trasforma in ghiaccio, sopra i 100°C si trasforma in gas, ossia in vapore acqueo.
I Tipping Points climatici possono innescare una reazione a catena tale da rendere il riscaldamento incontrollabile
I primi Tipping Points climatici sono stati identificati nel 2008, poi, man mano che la ricerca proseguiva, se ne sono aggiunti altri. L’avvertimento è chiaro: nel caso in cui alcuni di questi punti critici fossero superati, potrebbe innescarsi una reazione a catena che avrebbe come effetto un surriscaldamento del clima non più controllabile. La terra si riscalderebbe di quattro o cinque gradi, il che provocherebbe la fine pura e semplice della civiltà umana, così come la conosciamo oggi.
I ricercatori hanno identificato finora 16 di questi punti critici, gli uni con un impatto globale, altri con un impatto regionale o continentale. Vediamoli in dettaglio:
Con oltre 1,2°C di riscaldamento globale la Terra è già uscita dal perimetro di sicurezza
Stando al gruppo di ricercatori dell'Università inglese di Exeter, diretto da David Armostrong McKay, e che ha stilato il rapporto, "La Terra potrebbe aver lasciato uno stato climatico sicuro se il riscaldamento globale supera un grado Celsius". Lo studio, che è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Science”, arriva dunque alla conclusione che nemmeno l'obiettivo di un riscaldamento massimo di 1.5°C fissato a Parigi ci mette al riparo dalla catastrofe climatica. Infatti le temperature attuali, che sono salite in media si soli 1.2°C, mettono già a rischio 6 dei 16 Tipping Points individuati finora. Ci sono infatti già i primi segnali di destabilizzazione di parte delle calotte glaciali dell'Antartide occidentale e della Groenlandia, della brusca perdita di ghiaccio marino nel Mare di Barents, dello scioglimento del permafrost nelle regioni artiche del Canada e della Siberia, dell’affanno della foresta pluviale amazzonica, della moria massiccia delle barriere coralline e di un rallentamento della cosiddetta corrente Amoc (Atlantic Meridional Overturning Circulation), che comprende anche la Corrente del Golfo. Secondo Tim Lenton, coautore dello studio e uno dei climatologi che nel 2008 ha partecipato alla definizione dei Tipping Points climatici, da allora il loro elenco è cresciuto in modo significativo, e "la valutazione del rischio che rappresentano è aumentata in modo drastico".
I primi 4 Tipping Points superati già nel 2030
Nel suo ultimo rapporto, pubblicato nel 2021, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) aveva ipotizzato che il rischio di innescare alcuni Tipping Points climatici sarebbe stato alto attorno a un aumento della temperatura media di 2 gradi e molto alto tra i 2,5 e i quattro gradi. Secondo la nuova analisi la Terra potrebbe invece essere già oggi al difuori di uno “stato climatico sicuro". I ricercatori sono infatti giunti alla conclusione che ben 4 di questi Tipping Points, ossia: lo scioglimento irreversibile di parte delle calotte glaciali della Groenlandia e dell'Antartide occidentale, la morte delle barriere coralline tropicali e lo scongelamento del permafrost, saranno addirittura già superati e quindi irreversibili entro i prossimi 8 anni.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare
Se tutti gli obiettivi climatici proclamati finora dai governi dovessero essere pienamente raggiunti, ciò equivarrebbe a un riscaldamento globale di 1,8 gradi entro la fine del secolo. Ma si tratta purtroppo di un calcolo eccessivamente ottimistico, perché per molti di questi obiettivi non è stata varata alcuna delle misure necessarie per raggiungerli. Se si considerano soltanto i passi concreti effettivamente decisi, il risultato appare molto più drammatico: la Terra si riscalderà probabilmente di 2,7 gradi. Ecco perché Johan Rockström avverte che il mondo si sta attualmente dirigendo verso un riscaldamento globale di due o tre gradi. "Ciò porta la Terra dritta a diversi Tipping Points, che avranno conseguenze catastrofiche per tutta la popolazione mondiale".