Livello di CO2: mai così alto come oggi
26.03.2019
Notizie negative
Articolo del 18 giugno 2021
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Il più grande bacino idrico degli Stati Uniti si sta rapidamente prosciugando. Afflitto da una siccità estrema, alimentata dal cambiamento climatico e dalla crescente domanda di acqua, il lago Mead ha registrato mercoledì scorso il livello più basso della sua storia.
Con una lunghezza di circa 170 km, una profondità massima di 149 m, una superficie di 640 km² e un volume massimo di 35 miliardi di metri cubi di acqua, il lago Mead è il più grande lago artificiale degli Stati Uniti. Situato negli stati del Nevada e dell'Arizona, esso si trova a circa 50 km dalla città di Las Vegas. Questo bacino artificiale è stato creato negli anni ’30 con la costruzione della diga di Hoover che ha sbarrato il corso del fiume Colorado.
Un lago da cui dipendono decine di milioni di persone
Il lago Mead, che è considerato la più importante riserva d’acqua dolce degli Stati Uniti, è usato per generare energia idroelettrica, fornisce l’acqua d’irrigazione agli agricoltori dell’Arizona, del Nevada e della California e l’acqua potabile alle popolazioni di tutta la California meridionale. Da notare che sono ben 25 i milioni di persone che dipendono dall'acqua del lago Mead, ossia più dell’intera popolazione della Florida.
Ebbene mercoledì scorso il livello di questo lago è sceso al suo minimo storico da quando è stato riempito negli anni '30, ossia a circa 44 metri sotto il 'pieno', un deficit pari circa all'altezza della Statua della Libertà. A partire dal 2000, i flussi del fiume Colorado e dei suoi affluenti hanno infatti iniziato a calare in modo drammatico a causa delle ondate di calore estremo e della siccità causate dal cambiamento climatico. In questi ultimi 22 anni il lago ha perso 20'820 miliardi di litri d'acqua, ossia l’equivalente di 1'000 piscine olimpioniche al giorno. La sola evaporazione, dovuta alle fenomenali ondate di calura che hanno colpito tutto l’ovest degli Stati Uniti in questi ultimi anni, fa perdere al lago oltre 1'100 miliardi di litri d’acqua all’anno, acqua che la portata del fiume Colorado non è più in grado di compensare. Ecco perché il lago Mead sta diventando uno dei punti focali della crisi climatica degli Stati Uniti.
L’idroelettrico ha cessato di essere un’opzione per l’energia pulita
Tra i primi colpiti dai tagli nella distribuzione dell'acqua vi sono gli agricoltori, in particolare quelli dell'Arizona centrale. Con meno acqua, molti di loro saranno costretti ad abbandonare le loro terre. Ma non è solo la mancanza d’acqua a farsi sentire per milioni di persone, anche la produzione di elettricità ne risente. Lo sbarramento di Hoover produce normalmente circa 2’000 megawatt di energia idroelettrica, di che rifornire con elettricità 8 milioni di persone. Ebbene, a causa del basso livello dell'acqua, la produzione di energia della centrale idroelettrica di Hoover è scesa già oggi del 25%. Se il calo della produzione di energia idroelettrica può essere compensato con l’espansione rapida del fotovoltaico e dell’eolico, per quel che concerne invece l’approvvigionamento in acqua potabile le prospettive sono molto più cupe. Gran parte dell’Ovest degli Stati Uniti è infatti colpito da oltre un decennio dalla peggiore siccità della sua storia, il razionamento dell’acqua è dunque alla porta.
La crisi dell’acqua non tocca solo gli Stati Uniti
Stando a uno studio appena pubblicato su Nature Communications, almeno il 40% delle importazioni agricole dell'Unione Europea saranno "altamente vulnerabili" alla siccità entro i prossimi trent’anni. Infatti, stando ai climatologi, a causa del surriscaldamento del clima il 35% delle regioni da cui l'UE importa prodotti agricoli saranno colpite da siccità entro il 2050. Questo rende l'economia agroalimentare "più vulnerabile", avvertono gli autori.
L’agroalimentare è oramai un’economia globale
Negli ultimi decenni anche i mercati alimentari sono diventati sempre più internazionali e interconnessi. Il sistema alimentare dell'Unione Europea, per esempio, è oramai profondamente connesso con quello di altre regioni del globo. Così, fra il 2002 e il 2020, il commercio di prodotti agricoli dell'UE è più che raddoppiato e oggi l’Unione importa più cibo di quanto ne esporti. Qualora più paesi fornitori dovessero subire contemporaneamente un crollo della loro produzione agricola, questo potrebbe mettere a rischio i rifornimenti in generi alimentari di tutto il nostro continente, Svizzera compresa. Il nostro paese produce infatti meno del 60% del suo fabbisogno alimentare.