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La migrazione delle foreste

Articolo del 06 marzo 2021

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La Francia organizza la migrazione delle foreste. Recentemente dei Cedri del Libano sono stati trasportati sulle montagne del Giura, al confine tra Francia e Svizzera e altre specie mediterranee sono finite ancora più a Nord, nella foresta di Verdun

Il clima sempre più caldo sta costringendo milioni di persone e miliardi di animali e di piante ad emigrare verso regioni più clementi. Se uomini e animali possono spostarsi relativamente facilmente, per le piante questo compito appare molto più arduo. Certo, anche le foreste si muovono e lo hanno sempre fatto tra un’epoca glaciale e l’altra, alla ricerca di climi più favorevoli. Lo hanno fatto ad esempio negli ultimi 13.000 anni, al termine dell’ultima glaciazione, ricolonizzando l’intero continente europeo a partire da quelle che gli scienziati definiscono aree-rifugio, nel caso dell’Europa: la penisola iberica, quella balcanica e l’Italia meridionale. Questo processo di ricolonizzazione è avvenuto attraverso la dispersione dei semi ed è stato estremamente lento, ossia di circa 300 metri all’anno in direzione Nord, ed è durato migliaia di anni.

Una glaciazione e un periodo caldo interglaciale si susseguono sull’arco di circa 100'000 anni e lasciano quindi alle foreste e alle piante tutto il tempo necessario per ricollocarsi. Il riscaldamento climatico provocato dalla nostra civiltà industriale è tuttavia molto più rapido di quello naturale. Per citare l’esempio della Svizzera: dal 1900 ad oggi la temperatura media è passata da 4°C a 6.5°C, con un aumento quindi di 2.5°C, di che creare enormi problemi alla flora locale. Lo stesso fenomeno si riscontra in tutta l’Europa, dove immense superfici boschive sono oramai in affanno. Stando a uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto dal Joint Research Centre della Commissione Europea, in collaborazione con il Max-Planck Institut e le università di Firenze, Valencia e Helsinki, il surriscaldamento del clima minaccia oramai il 60% delle foreste europee. La situazione peggiore la si riscontra nelle foreste della Germania, dove, stando a un rapporto del ministero tedesco dell’agricoltura, solo 1 albero su 5 è ancora in buona salute, il che significa che la salute dell’80% della superficie boschiva appare oramai compromessa.

Oggi, per migrare, le foreste hanno bisogno dell’aiuto dell’uomo

Il clima sempre più caldo e secco, un tempo tipico dell’Africa settentrionale, si sta oramai espandendo rapidamente anche a Nord del Mediterraneo. Ad essere minacciata è tutta l’economia forestale europea. Le principali specie di alberi locali, indebolite dai crescenti e sempre più lunghi episodi di siccità, sono infatti facile preda di incendi, di uragani e della diffusione sempre più massiccia di parassiti pericolosi. Ecco perché gli esperti di silvicoltura di vari paesi si sono messi alla ricerca di essenze più resilienti al riscaldamento climatico. Per difendere le nostre foreste temperate si potrebbero ad esempio selezionare al loro interno gli alberi che meglio resistono a un clima più caldo e secco. Ma questa selezione richiede tempi estremamente lunghi e non permetterebbe, da sola, di contrastare gli effetti del surriscaldamento sempre più rapido del clima. Da qui la decisione di accelerare i tempi, importando nelle foreste del Nord semi e piante di specie tipiche del Mediterraneo meridionale meglio adattate a un clima più caldo e secco.

La Francia pianta Cedri del Libano

In Francia, ad esempio, i forestali hanno iniziato a piantare sulle montagne del Giura, al confine tra Francia e Svizzera, dei Cedri del Libano, alberi con un apparato radicale molto profondo, che sopportano bene periodi di grande calore e di siccità estrema e che sono per giunta estremamente resistenti alle malattie. Altre specie mediterranee sono finite ancora più a Nord, nella foresta di Verdun al confine con la Germania. A finanziare queste operazioni di migrazione botanica è lo stato, preoccupato dal fatto che la siccità sta riducendo l’ampiezza delle foreste e di conseguenza diminuisce anche il loro influsso positivo sull’abbattimento delle emissioni di CO2. In Francia i 17 milioni di ettari di foresta catturano infatti 70 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, un sesto del gas a effetto serra prodotto da questo paese.

Anche in Germania si stanno testando i Cedri del Libano

Un terzo della Germania (32%) è coperta da boschi, ma anche questo paese, come detto sopra, è confrontato ad una massiccia moria di boschi. Secondo gli ultimi dati pubblicati nell’agosto dell’anno scorso, la siccità causata dal cambiamento climatico ha finora distrutto completamente 245'000 ettari di bosco.

Ecco perché anche in Germania sono in corso dei test con essenze mediterranee più resistenti allo stress idrico e alle ondate di calore. L’Unversità di Bayreuth e la Bayerischen Landesanstalt für Wald- und Forstwirtschaft, l’Ente forestale e di selvicoltura bavarese, hanno lanciato un progetto per testare diverse essenze mediterranee, fra cui anche i sopra citati Cedri del Libano.

Nel giardino botanico di Bayreuth si stanno attualmente raccogliendo i semi di un centinaio di Cedri che erano stati portati in Germania una quarantina di anni fa dalla catena montuosa del Tauro nella Turchia meridionale e ciò mentre un gruppo di specialisti dell’ufficio bavarese di genetica forestale sta cercando in Turchia e nel vicino oriente altre sementi di Cedro del Libano.

Alle critiche di coloro che ritengono che nei boschi tedeschi non vi è posto per specie «aliene» Gregor Aas, il direttore del Giardino Botanico di Bayreuth, fa notare che il Cedro del Libano non è una specie invasiva e che è molto apprezzata sia dalla fauna aviaria, sia dagli insetti autoctoni.