Presentato alla conferenza sul clima di Madrid un rapporto allarmante sullo stato degli oceani
16.12.2019
Notizie negative
Articolo del 22 giugno 2020
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Nel Nord della Siberia, in uno dei villaggi più freddi del pianeta (temperatura media annua di -14,5°C), si sono registrati sabato scorso 38°C e anche domenica il termometro è salito fino a 35,2°C
A Verchojansk, un villaggio di 1300 abitanti situato a Nord del circolo polare artico al di là del 67° parallelo nella repubblica siberiana di Sacha-Jacuzia, la colonnina di mercurio ha oltrepassato lo scorso sabato la marca dei 38°C, 18 gradi oltre la normale di stagione. Si tratta della temperatura più alta mai registrata in Siberia, come pure in tutte le altre regioni del globo situate a Nord del circolo polare artico. Va qui ricordato che Verchojansk è elencato nel Guinnes dei primati come una delle località con le temperature invernali più rigide e per essere la località del pianeta con la maggiore escursione termica, ossia 105°C, con un minimo di meno 67,8°C in inverno (misurato nel 1892) e un massimo, fino a venerdì scorso, di 37,2°C.
Temperature a Nord del circolo polare più alte che in Florida
Per inquadrare bene questo dato basta ricordare che Miami ha oltrepassato i 36°C una sola volta dal 1896, anno in cui nella capitale della Florida s’è cominciato per la prima volta a rilevare la temperatura, e che questo record è recentissimo, essendo stato registrato lo scorso mese di aprile. Da notare che gran parte della Siberia sta segnalando fin dallo scorso dicembre temperature molto al disopra delle medie stagionali (secondo le misurazioni del satellite Copernicus, da +5 fino a +10°C in media a seconda della regione), temperature che hanno come corollario una grande siccità e numerosi incendi di boschi. Nella sola repubblica di Sacha-Jacuzia è attualmente in fiamme una superficie di boschi di 275'000 ettari, con gigantesche colonne di fumo visibili anche dallo spazio. Altro esempio: lo scorso 23 maggio il villaggio di Chatanga, pure lui a qualche centinaio di km a Nord del circolo polare artico, ha registrato una temperatura di 25,5°C, ossia esattamente 25,5°C sopra la media stagionale che lì, in maggio, è di 0°C.
L’aumento delle temperature nell’Artico surriscalda ulteriormente il clima
Le alte temperature come quelle registrate in Siberia, ma anche in Alaska, nel Nord del Canada, in Groenlandia e nel Nord della Scandinavia, accelerano massicciamente lo scioglimento del permafrost, un fenomeno che libera nell’atmosfera enormi quantità di metano, un altro gas a effetto serra, 30 volte più potente del CO2. Fatto tutt’altro che secondario: lo scioglimento del permafrost destabilizza anche tutte le infrastrutture situate nell’Artico. Esse sono infatti state costruite sul suolo gelato che ora si squaglia, rendendole instabili, come è successo lo scorso 29 maggio nella cittadina siberiana di Norilsk, dove un gigantesco serbatoio di diesel è collassato per via del sottosuolo diventato instabile a causa dello scioglimento del permafrost, provocando la fuoruscita di 21'000 tonnellate di carburante che hanno causato una gigantesca catastrofe ecologica.
Un “grande” assaggio di quanto ci aspetta nei prossimi decenni
Le temperature medie registrate in Siberia da dicembre a giugno di quest’anno corrispondono a quanto previsto come clima “normale” per il 2100. Le proiezioni sono state fatte, nota bene, basandosi sulla premessa che le emissioni di gas a effetto serra continueranno ad aumentare al ritmo attuale per i prossimi 80 anni. Non si può fare a meno di notare che questi fenomeni estremi non sono oramai più episodi isolati, ma il sintomo che il riscaldamento climatico sta sfuggendo al controllo dell’uomo. Negli ultimi 4 decenni la metà dei ghiacciai alpini e della banchisa artica e antartica sono scomparsi. In Siberia e anche in Scandinavia l’estate scorsa è stata la più calda di sempre e ha visto i peggiori incendi di tutti i tempi. Nella scorsa estate australe (inverno qui da noi) si sono registrati record di temperature anche nell’Antartide e una stagione di canicola e di incendi senza precedenti in Australia.
Se continuiamo così la temperatura aumenterà di 6-7°C anche in Svizzera
A dirlo è il professore Reto Knutti, uno degli esperti in climatologia più rinomati al mondo. Knutti, che dirige il Gruppo di Fisica Climatica all’Institute for Atmospheric and Climate Science del Dipartimento di Scienze Ambientali del Politecnico di Zurigo, è anche uno dei principali redattori del Rapporto sul Clima dell’IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico dell’ONU. Il professore e il suo gruppo di ricercatori studiano in che modo le crescenti emissioni di gas a effetto serra alterano il clima globale. Knutti è uno scienziato e ricercatore tutto d’un pezzo e non certamente un ideologo e descrive il problema al quale siamo confrontati in modo alquanto sobrio come segue: “Dal punto di vista di un cinquantenne interessato solo a sé stesso o a farsi rieleggere, non ci sono problemi”; afferma Knutti, “Ma mia figlia ha 8 anni e con ogni probabilità avrà ancora l’occasione di assistere alla fine del secolo. Allora, se non ci affrettiamo a correre ai ripari, vivrà in un mondo molto più caldo di oggi, in media di 5°C. In Svizzera l’aumento della temperatura sarà ancora più elevato, probabilmente di 6, o addirittura 7 gradi centigradi. A titolo di paragone: 5°C nella direzione opposta era la temperatura che avevano nell’ultima era glaciale, quando 2/3 della Svizzera erano ricoperti da ghiaccio. Siamo confrontati a cambiamenti drammatici”.