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L’Australia s’appresta a vivere il Natale più caldo di sempre

Articolo del 17 dicembre 2019

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In questi giorni in Australia i record di temperature stanno cadendo come birilli e in alcune zone il mercurio s’avvicina pericolosamente alla marca dei 50°C

L’allerta rossa è stata lanciata dall’Australian Bureau of Meteorology, il quale pronostica per alcune zone dell’Australia meridionale temperature fino a 49 - 50°C e siamo soltanto all’inizio dell’estate australe. Stando al meteorologo Adam Morgan, le temperature eccezionali di questa settimana non batteranno soltanto tutti i record precedenti per il mese di dicembre, ma arrischiano pure di battere quello della giornata estiva più calda di sempre, registrata il 17 gennaio del 2013 con una media massima continentale di 40,3°C. Attualmente si registrano infatti nell’Australia meridionale temperature di 12 – 16°C al disopra della media stagionale.

A Perth, sulla costa occidentale dell’Australia, si sono misurati 27.4°C all’una e mezza di notte e la mattina alle nove il termometro era già salito a oltre 30°. Nella capitale Camberra si misuravano 33° lunedì, 35° martedì e la temperatura salirà secondo le previsioni fino a oltre 40° entro giovedì. Ad Adelaide, città costiera situata nel sud dell’Australia, nella parte del continente più vicina all’Antartide, il termometro ha già oltrepassato i 40° e dovrebbe raggiungere i 44° entro questo venerdì. In questa città è stato decretato il codice rosso e numerose gare sportive ed eventi natalizi sono stati cancellati, mentre dozzine di persone hanno dovuto essere ricoverate in ospedale per colpi di calore.

Aumentano anche gli incendi

A causa dell’ondata di calore estremo, aumenta anche il pericolo di incendi di boschi. L’allarme incendi è stato lanciato in ben 11 regioni attraverso tutto il continente e ciò mentre immensi roghi lungo la costa orientale dell’Australia stanno continuando da settimane divorare la foresta in modo incontrollato. Nelle Blue Mountains, a nord-ovest di Sydney, sono già andati in fumo oltre 400’000 ettari di bosco, mentre nelle periferie della metropoli più popolosa d’Australia infuriano centinaia di incendi, che hanno già distrutto oltre 700 abitazioni e che rendono l’aria irrespirabile. Stando alle autorità il livello d’inquinamento atmosferico ha superato di ben 11 volte la soglia classificata come “pericolosa” e creato una situazione d'emergenza sanitaria.

Il governo australiano figura fra i principali responsabili del fallimento della conferenza sul clima di Madrid

Fra i governi che hanno fatto fallire la COP25, la conferenza dell’ONU sul clima appena conclusasi a Madrid con un nulla di fatto, oltre agli Stati Uniti di Trump, alla Russia di Putin e al Brasile di Bolsonaro, figura anche l’Australia, il più grande esportatore mondiale di carbone. Appena recentemente il governo del premier neoliberista Scott Morrison aveva spezzato una lancia a favore dell’industria del carbone, dichiarando che le imprese che si allontanano da questo settore sono lo sviluppo più preoccupante dell’economia australiana. In un’intervista al Financial Times, Laurence Tubiana, l’ex ministra francese dell’ambiente che è stata una delle teste pensanti dell’accordo sul clima di Parigi, ha accusato il governo australiano di voler sabotare l’intero sistema di controllo delle emissioni di CO2 per sottrarsi agli impegni sottoscritti a Parigi nel 2015. Da notare che l’Australia figura fra gli ultimi nella classifica dei paesi più virtuosi in materia di lotta al riscaldamento climatico: essa si trova al 56esimo posto su 61, in compagnia di paesi come Stati Uniti, Arabia Saudita, Russia, Turchia, Iran e Polonia. 

Tuttavia un barlume di speranza c’è: lo scorso mese di ottobre 300,000 australiani si sono uniti ai milioni di persone che hanno manifestato per le strade di tutto il mondo per chiedere azioni più incisive per frenare il riscaldamento climatico, e ciò mentre la costruzione di nuove centrali elettriche a carbone nel sud-est asiatico sta subendo una brusca frenata. Nel Vietnam, ad esempio, vi sono ancora progetti per centrali elettriche a carbone per un totale di 22.9 gigawatt, mentre progetti per altri 26.4 gigawatt sono già stati cancellati e una sola centrale di 1.5 gigawatt si trova in fase di realizzazione dalla fine del 2016. Il fatto è, che le centrali eoliche e fotovoltaiche sono oramai nettamente più convenienti di quelle a carbone.