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19.08.2019
Notizie positive
Articolo del 14 ottobre 2019
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Secondo un rapporto appena pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), per scongiurare un disastro climatico occorre tassare fortemente le emissioni di CO2. Stando agli esperti dell’FMI, questo forte aumento delle tasse sulle energie fossili potrebbe essere compensato da una ridistribuzione del loro provento in modo equo fra tutti i cittadini
L’idea di far calare le emissioni di gas a effetto serra, rendendole più care tramite una tassa sul CO2, non è affatto nuova e gode oramai di un ampio consenso fra gli economisti. Il fatto è che per essere veramente efficace una simile tassa deve essere parecchio alta, gli economisti del Fondo Monetario Internazionale parlano di 75$ a tonnellata di CO2, ma secondo William Nordhaus, Premio Nobel di economia nel 2018 che insegna a Yale, per essere veramente efficace, questa tassa dovrebbe ammontare addirittura a 300$ per ogni tonnellata di CO2 emessa. Il problema è dunque politico, ovvero come imporre questa nuova tassa a una popolazione, la cui parte meno abbiente non s’è ancora veramente ripresa dalla batosta della grande crisi del 2007. Il presidente francese ne sa qualcosa: ci ha provato l’anno scorso ad aumentare la tassa sui propellenti e combustibili fossili da 44,6 a 55 Euro per ogni tonnellata di CO2 emessa, ma ha dovuto fare marcia indietro di fronte alla feroce rivolta dei gilet gialli.
Quali sono le condizioni per introdurre con successo la tassa sul CO2
Dal punto di vista politico l’introduzione di una tassa sul CO2 è una questione delicata, soprattutto perché arrischia di penalizzare fortemente le fasce meno abbienti. Gli economisti propongono dunque di procedere a tappe, cominciando da un importo relativamente basso, che però andrebbe aumentato di anno in anno, dando ai consumatori e al settore produttivo il tempo per adattarsi, scegliendo prodotti e servizi con un’impronta CO2 meno marcata. Gli economisti propongono inoltre di restituire ai consumatori i proventi di questa tassa sotto forma di un versamento diretto in denaro liquido alle famiglie alla fine di ogni anno, un versamento che chiamano “dividendo CO2”.
La tassa sul CO2 non è una vera tassa
Sarebbe infatti più utile chiamarla un disincentivo-incentivo: disincentivo per l’utilizzo di energie fossili e incentivo per l’utilizzo delle rinnovabili. Lo scopo della Tassa sul CO2 non è infatti quello di rimpinguare le casse dello stato, ma di spingere industria, servizi, agricoltori e cittadini a un comportamento meno lesivo per il clima. Ecco perché ogni centesimo incassato deve tornare direttamente o indirettamente nelle tasche dei contribuenti, sia attraverso il “dividendo CO2” di cui sopra, sia ad esempio tramite sovvenzioni per l’acquisto di veicoli elettrici o rendendo l’elettricità più a buon mercato.
Un esempio di come può funzionare la tassa sul CO2 è quella imposta sull’olio e il gas da riscaldamento in Svizzera
Costatando il fallimento di tutte le misure varate in precedenza per ridurre le emissioni di CO2 del settore abitativo, la Svizzera introdusse nel 2008 una tassa sul CO2 di 12 franchi per ogni tonnellata di CO2 emessa dagli impianti di riscaldamento. Obiettivo della tassa era quello di permettere alla Svizzera di adempiere all’impegno assunto nel quadro del Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di CO2. Questa tassa ebbe l’effetto di rincarare di 3 centesimi il litro di olio da riscaldamento e di 2,5 centesimi il metro cubo di gas. Qualora questa aliquota non fosse bastata a abbassare le emissioni entro i limiti previsti, essa sarebbe automaticamente aumentata. Come facilmente prevedibile, l’aliquota di 12 franchi a tonnellata non fu sufficiente a far abbassare in maniera significativa le emissioni di CO2 del settore immobiliare. Essa fu quindi aumentata nel 2013, poi, dato che gli obiettivi intermedi non venivano mai raggiunti, di nuovo nel 2015 e nel 2017 fino a raggiungere i 96 franchi (87,3 Euro) a tonnellata nel 2018.
Poiché negli intenti di governo e parlamento non si tratta di un’imposta, ma di una misura d’incentivazione, circa due terzi dei suoi proventi sono ridistribuiti alla popolazione e all’economia tramite sovvenzioni alle assicurazioni malattia e all’assicurazione per la vecchiaia (AVS). L’altro terzo (al massimo 450 milioni di franchi all’anno) confluisce nel Programma Edifici, con cui Confederazione e Cantoni promuovono i risanamenti energetici. 25 milioni di franchi vengono infine investiti nel fondo per le nuove tecnologie.
La tassa sui combustibili fossili del settore immobiliare è funzionata perfettamente. Le emissioni di CO2 di questo settore sono passate da quasi 22 milioni di tonnellate nel 2008 a poco meno di 16 milioni nel 2018, ossia una diminuzione ci quasi il 30% in 10 anni. Case nuove riscaldate con le fossili non se ne costruiscono praticamente più e la pompa a calore è diventata la norma. Resta tuttavia ancora da risanare energeticamente gran parte del vastissimo parco immobiliare costruito in passato. Forti di questa esperienza positiva, governo e parlamento svizzeri intendono estendere la tassazione sul CO2 anche al settore dei trasporti.
3'500 economisti americani firmano un appello per il varo di una tassa sul CO2
Nella sua edizione del 17 gennaio 2019, il Wall Street Journal ha pubblicato una dichiarazione di 27 Premi Nobel dell’economia, 4 ex Direttori della Federal Reserve, 15 ex presidenti del Consiglio dei Consulenti Economici (Council of Economic Advisers) del governo americano e 2 ex Segretari al Tesoro degli Stati Uniti in cui si chiede l’introduzione rapida di una tassa sul CO2. A giugno all’appello s’erano già aggiunte le firme di altri 3'500 economisti americani. Quest’alleanza di economisti chiede per iniziare una tassa di 40$ per ogni tonnellata di CO2 emessa negli Stati Uniti, tassa che dovrebbe aumentare negli anni successivi. Secondo i suoi promotori il provento di questa tassa permetterebbe nel solo 1° anno di mettere sul tavolo di una famiglia americana di quattro persone un assegno di 2’000$. Ecco in calce il testo apparso sul Wall Street Journal
Il cambiamento climatico globale è un problema serio che richiede un’azione immediata su scala nazionale. Guidati da solidi principi economici, siamo concordi nelle seguenti raccomandazioni in materia di misure:
I firmatari:
George Akerlof, Premio Nobel in Economia - Robert Aumann, Premio Nobel in Economia - Martin Baily, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Ben Bernanke, Ex Direttore della Fedeal Reserve & Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Michael Boskin, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Angus Deaton, Premio Nobel in Economia - Peter Diamond, Premio Nobel in Economia - Robert Engle, Premio Nobel in Economia - Eugene Fama, Premio Nobel in Economia - Martin Feldstein, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Jason Furman, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Austan Goolsbee, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Alan Greenspan, Ex Direttore della Fedeal Reserve & Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Lars Peter Hansen, Premio Nobel in Economia - Oliver Hart, Premio Nobel in Economia - Bengt Holmström, Premio Nobel in Economia - Glenn Hubbard, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Daniel Kahneman, Premio Nobel in Economia - Alan Krueger, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Finn Kydland, Premio Nobel in Economia - Edward Lazear, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Robert Lucas, Premio Nobel in Economia - N. Gregory Mankiw, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Eric Maskin, Premio Nobel in Economia - Daniel McFadden, Premio Nobel in Economia - Robert Merton, Premio Nobel in Economia - Roger Myerson, Premio Nobel in Economia - Edmund Phelps, Premio Nobel in Economia - Christina Romer, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Harvey Rosen, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Alvin Roth, Premio Nobel in Economia - Thomas Sargent, Premio Nobel in Economia - Myron Scholes, Premio Nobel in Economia - Amartya Sen, Premio Nobel in Economia - William Sharpe, Premio Nobel in Economia - Robert Shiller, Premio Nobel in Economia - George Shultz, Ex Segretario al Tesoro - Christopher Sims, Premio Nobel in Economia - Robert Solow, Premio Nobel in Economia - Michael Spence, Premio Nobel in Economia - Lawrence Summers, Ex Segretario al Tesoro - Richard Thaler, Premio Nobel in Economia - Laura Tyson, Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici - Paul Volcker, Ex Direttore della Fedeal Reserve - Janet Yellen, Ex Direttrice della Fedeal Reserve & Ex Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici