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Il polmone della terra va in fumo

Articolo del 23 agosto 2019

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Sono oltre 72'000 gli incendi registrati dai satelliti della Nasa quest’anno nella foresta pluviale dell’Amazzonia, l’83% in più rispetto al 2018

Secondo l’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali del Brasile, nella sola scorsa settimana le rilevazioni satellitari hanno identificato oltre 9'500 nuovi focolai d’incendio. Diversi stati della Repubblica Federale del Brasile hanno dichiarato lo stato d’emergenza e ieri pomeriggio a Sao Paulo sembrava fosse calata la notte, tanto era denso il fumo che ricopriva la città. Nel solo mese di luglio è scomparsa in Brasile una superficie forestale pari a 2'254 km2, ossia cinque volte di più della media degli ultimi anni.   

L’uomo all’origine degli incendi

Secondo Paulo Moutinho dell’Instituto de Pesquisa Ambiental da Amazônia (IPAM), un’organismo scientifico non governativo, nella foresta pluviale gli incendi non sorgono quasi mai per cause naturali. Pressoché sempre è l’uomo all’origine di questi roghi. Essi vengono infatti spesso appiccati dai proprietari terrieri per far posto in modo illegale a nuovi terreni agricoli o per scacciare le popolazioni indigene e poter poi appropriarsi dei terreni e procedere indisturbati al taglio degli alberi destinati all’industria del legno. A conferma di queste affermazioni c'è il numero di roghi segnalati dall'inizio di quest'anno: sono oltre 72'000, sparsi in tutto il paese. Appiccati come quest’anno in momenti di grande siccità, questi incendi sfuggono rapidamente al controllo dei piromani.

Bolsonaro il protettore dei latifondisti

La lobby dei grandi proprietari terrieri ha trovato nel presidente di estrema destra Jair Bolsonaro il suo grande protettore. A sentire quest’ultimo (il Corriere della Sera lo chiama Bolsonerone, in riferimento al grande incendio che distrusse Roma sotto l’imperatore Nerone, il quale attribuì la responsabilità del rogo ai cristiani) i responsabili di questi incendi sarebbero le organizzazioni ambientaliste, che avrebbero così dichiarato guerra al suo governo, affermazione fatta ovviamente senza uno straccio di prova. Bolsonaro accusa infatti da mesi gli ambientalisti di voler sabotare i suoi piani per lo sfruttamento della foresta amazzonica, zone protette incluse. Jair Bolsonaro è un noto negazionista del surriscaldamento del clima ed è considerato il maggior sostenitore dell’industria agraria brasiliana. Da quando è andato al potere lo scorso 1° di gennaio la distruzione della foresta pluviale amazzonica s’è accelerata drammaticamente. Oggi oltre il'20% della superficie originaria di questa foresta è già stata disboscata. Il settore dell'allevamento di bestiame è responsabile da solo di circa l'80% di questa deforestazione, il restante 20% è da attribuire a nuove piantagioni, in particolare di soia e di olio di palma.

Il polmone verde che ci fornisce il 20% dell'ossigeno

L’Amazzonia custodisce la più vasta foresta pluviale al mondo e il più ricco sistema fluviale. Il Rio delle Amazzoni raccoglie quasi il 20 per cento dell'acqua dolce della terra, mentre la foresta pluviale, che si estende su una superficie di 3,3 milioni di km², condiziona e regola il clima dell'intero pianeta. Essa rappresenta il più grande polmone verde della terra e fornisce il 20% dell’ossigeno che respiriamo. Gli alberi della foresta pluviale amazzonica tengono inoltre immagazzinati dai 90 ai 140 miliardi di tonnellate di CO2. La sua progressiva distruzione provoca quindi il rilascio nell'atmosfera di enormi quantità di CO2, con conseguenze catastrofiche per il clima. Secondo Ricardo Galvao, ex-direttore dell'Istituto brasiliano per la ricerca spaziale (appena defenestrato da Bolsonaro per aver diffuso i dati sugli incendi) siamo poco distanti dal punto di non ritorno. Infatti "il regime delle precipitazioni del Brasile dipende ed è alimentato dalla foresta pluviale e oltre il 25% di deforestazione l'Amazzonia diventerà una savana. A quel punto non pioverà nemmeno a Buenos Aires".

Scrigno di biodiversità e patria di centinaia di popoli indigeni 

La foresta amazzonica è molto importante anche per la straordinaria varietà di specie che ospita. Si tratta di un autentico gioiello della natura, unico al mondo. Qui vive il dieci per cento di tutte le specie animali conosciute, tra cui animali emblematici come il delfino di fiume del Rio delle Amazzoni, la lontra gigante, il giaguaro, il formichiere gigante, il bradipo, l’ara, l’arpia, il boa constrictor e l’anaconda. Anche molti uomini dipendono per la propria sopravvivenza dalle risorse offerte dalla foresta: la regione è infatti abitata da circa 350 popolazioni indigene.