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Articolo del 18 agosto 2019
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Piove plastica, nevica plastica, c’è plastica nell’acqua che beviamo, nei fiumi, nei laghi e nei mari, c’è plastica nell’aria che respiriamo, ma nessuno sa esattamente quale effetto avrà a lungo termine tutta questa plastica, non solo sull’ambiente in generale, ma anche sulla nostra salute
Foto: microplastiche racchiuse nel ghiaccio dell’Artico
Un gruppo di ricercatori dell’Alfred-Wegener-Institut ha analizzato campioni di neve delle Alpi bavaresi e dell’Artico, trovando in tutti i campioni enormi quantità di microparticelle di plastica. Lo studio è stato pubblicato nella rivista “Science Advances”. La neve è il supporto ideale per contabilizzare le particelle di microplastica contenute nell’aria, infatti, cadendo, i fiocchi di neve trascinano verso il suolo anche le microparticelle che incontrano sul loro passaggio, come: pollini, polvere del Sahara e, appunto, anche le microparticelle di plastica.
150'000 particelle di plastica in 1 litro di neve sciolta
Ovviamente nella neve caduta nelle regioni densamente abitate la concentrazione di microparticelle di plastica è risultata maggiore, che non in quelle lontane dalla nostra civiltà industriale, ma le cifre registrate in entrambe fanno suonare il campanello d’allarme. Nel campione di neve prelevato nei pressi d’una strada molto trafficata della Baviera è stato trovato il maggior numero di microplastiche: 150'000 particelle per un litro di neve sciolta! Ma anche nelle Spitzbergen, le isole abitate più vicine al Polo Nord, e in Groenlandia si sono contate 14'000 microparticelle di plastica per litro.
Come la plastica finisce nell’aria
Il fatto è che la plastica è molto leggera e quindi le microplastiche, così come i pollini, la sabbia del deserto, la fuliggine e tutte le altre polveri sottili che produciamo, vengono sollevate dal vento, portate negli strati alti dell’atmosfera dalle correnti termiche ascendenti, trasportate su decine di migliaia di km e distribuite nell’aria di tutto il nostro pianeta. Come i pollini, esse entrano nei nostri polmoni tramite l’aria che respiriamo e come i pesticidi e gli erbicidi entrano nel nostro sistema digestivo tramite l’acqua e i cibi che consumiamo.
Da dove provengono queste microplastiche
Queste microscopiche particelle di plastica non provengono solo dal degrado dei classici oggetti di plastica di cui tutti parlano, come: bottiglie, bicchieri, cannucce, cotton-fioc, buste e altri imballaggi, ma anche dai vestiti in fibra sintetica (35%), dall’abrasione dei nostri pneumatici (28%), dall’abrasione della segnaletica stradale (7%), dalle lacche dei battelli (3,7%) e dai cosmetici (2%), da notare in quest'ultimo caso che alcuni prodotti cosmetici contengono fino al 10% di microplastiche.
… e cosa contengono
La plastica viene prodotta col petrolio, ma per conferire ai vari prodotti le caratteristiche richieste vi si aggiungono nel corso del processo di produzione i più svariati additivi, come ammorbidenti, stabilizzatori e sostanze ignifughe che ne diminuiscono l’infiammabilità. Fra questi additivi ne figurano anche alcuni che hanno un’influsso deleterio sugli ecosistemi e sulla salute umana: ad esempio il bisfenolo A, contenuto nel Polycarbonato di cui sono fatti i recipienti per le microonde e molto altro, il quale influisce negativamente sullo sviluppo del cervello e degli organi sessuali, oppure l’acetaldeide e il triossido di antimonio, contenuti nel PET, di cui sono fatte le nostre bottiglie e gli imballaggi alimentari e che è un interferente endocrino, ossia una sostanza che perturba il nostro sistema ormonale. Durante il lentissimo processo di degrado delle plastiche queste sostanze vengono rilasciate nell’ambiente.
Trasportate dall’aria e dall’acqua le microplastiche finiscono nel nostro corpo
Analizzando le acque dei fiumi francesi, ricercatori hanno scoperto che dopo un temporale la loro acqua contiene 5 volte più microplastiche che in tempi normali. Particelle di plastica sono state ritrovate fra l’altro nella birra, nell’acqua dei nostri rubinetti e in quella minerale, nel pesce, nelle feci umane, ecc. Secondo gli esperti, oggi inaliamo e mangiamo molta più plastica di quanto si pensasse finora. Queste microparticelle non vengono metabolizzate dal nostro corpo, al contrario: vi si accumulano giorno dopo giorno
… e che cosa provocano
I ricercatori sospettano che sul lungo andare le microplastiche stoccate dai vari organi del nostro corpo possano provocare infiammazioni, danneggiare il tessuto polmonare e causare addirittura il cancro. Prove convalidate per confermare queste ipotesi al momento attuale non esistono ancora e si tratta quindi di semplici congetture, ma conoscendo la storia dell’amianto, quella del tabacco e di tante altre sostanze un tempo considerate innocue e che oggi sono listate come pericolose non c’è da essere ottimisti.