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Il futuro del trasporto pubblico su gomma a zero immissioni di CO2 inizia a Sciaffusa

Articolo del 07 maggio 2019

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La città renana intende investire 58 milioni per sostituire entro il 2029 tutta la sua flotta di bus convenzionali con bus elettrici

Sciaffusa è stata una delle città svizzere pioniere del trasporto pubblico elettrico. 120 anni fa iniziavano a circolare per le strade della città i primi tram, che furono sostituiti più tardi da filobus. Ora i tram sembrano tornare, perché i bus elettrici, che la città sul Reno intende comperare dalla ditta spagnola Irizar, assomigliano in tutto e per tutto a dei tram, solamente che non necessitano di binari. Si tratta di un design voluto, secondo il Consigliere comunale Daniel Preisig, perché “la popolazione deve vedere di primo acchito che non si tratta di un bus qualunque, ma di un bus elettrico”.

Ricarica rapida, batterie piccole

Il concetto di Irizar è innovativo, perché i suoi bus elettrici non vengono ricaricati solo nel deposito durante la notte, come quelli della maggior parte degli altri costruttori, bensì anche durante la giornata, direttamente alle fermate, tramite un braccio di ricarica situato sul tetto del veicolo. Così i bus di Sciaffusa saranno ricaricati in appena 3 minuti ogni volta che passeranno alla stazione ferroviaria - tutte le linee di bus di Sciaffusa passano infatti per la stazione - e non avranno quindi bisogno di batterie enormi. Il volume molto ridotto del pacco batterie permette a questo tipo di bus di trasportare più passeggeri. Altro fatto interessante: il sistema di ricarica rapida con una potenza di 600 kW sarà alimentato in modo al 100% rinnovabile da una centrale idroelettrica situata presso la cascata del Reno.

Si vota in novembre

Gli sciaffusani saranno chiamati alle urne il prossimo mese di novembre per dare il loro avvallo al progetto. Nel frattempo avranno la possibilità di testare uno dei nuovi bus elettrici messo a disposizione per l’occasione dal costruttore. Se dalle urne uscirà un SÌ, Sciaffusa sarà la prima città svizzera a convertire tutto il suo parco di trasporto pubblico su gomma all’elettrico.

UDC e ACS si mettono di traverso

Da notare che la Commissione dei Trasporti del Consiglio Nazionale ha votato recentemente un’iniziativa parlamentare in cui si chiede al governo di sostenere finanziariamente il passaggio dei servizi di trasporto pubblici cittadini alla mobilità elettrica. In commissione una minoranza, si è opposta a questa iniziativa, fra questi l’unico rappresentante di Sciaffusa nel Consiglio Nazionale, l’UDC Thomas Hurter, che è pure presidente dell’ACS, l’Automobil Club Svizzero.

Un progetto in due fasi

In una prima fase il progetto prevede l’acquisto di 15 bus della Irizar, ossia 7 di 12 metri di lunghezza e altri 8 lunghi 18 metri, incluse 12 stazioni di ricarica rapida. Se questi bus funzioneranno come previsto, fra il 2022 e il 2027 i bus elettrici saranno portati complessivamente a 47 e i caricatori a 71.

Chi è Irizar, il produttore di questi bus elettrici? 

Irizar, oggi una multinazionale con fabbriche in Spagna, Brasile, Marocco, Messico e Sud Africa, è stata fondata nel 1889 dall’imprenditore basco José Antonio Irizar e produceva all’inizio carri e diligenze trainati da cavalli. Nel 1928 la Irizar produsse il primo bus a trazione meccanica, un veicolo con 22 posti a sedere che diventò in breve tempo il mezzo di trasporto pubblico più popolare della sua epoca. Nel 2017 la Irizar ha deciso di investire nella produzione di mezzi di trasporto pubblici su gomma elettrici, mettendo in costruzione una fabbrica con una capacità produttiva di 1'000 bus elettrici all’anno. A distanza di due anni i suoi primi bus elettrici si incontrano già nelle città di Barcellona, Londra e Amburgo e da qualche giorno ne circolano 43 anche per le strade della città francese di Amiens. Anche la tedesca di Düsseldorf ne ha ordinati 10 e se la popolazione sciaffusana lo accetterà in voto popolare, presto li vedremo anche a Sciaffusa.