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La protesta contro il riscaldamento climatico si radicalizza

Articolo del 24 aprile 2019

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Durante il weekend pasquale la polizia britannica ha arrestato oltre mille manifestanti di Extinction Rebellion che avevano bloccato i punti nevralgici di Londra in segno di protesta contro la mancanza di azione del governo nella lotta al riscaldamento climatico

La protesta di Extinction Rebellion era iniziata lo scorso 15 aprile e ha bloccato il traffico in varie parti della capitale britannica, fra cui Oxford Circus, Parliament Square e Waterloo Bridge. I manifestanti avevano ottenuto anche il sostegno di Greta Thunberg, giunta a Londra per partecipare alle proteste. L’azione di polizia per sgomberare i punti nevralgici della città dai manifestanti è stata la più importante da almeno tre decenni e ha visto impegnati circa 9'000 poliziotti

I manifestanti, che stanno già pianificando le prossime mosse, chiedono al governo di “raccontare ai cittadini la verità sul riscaldamento climatico, di ridurre a zero le emissioni di CO2 entro il 2025 e di creare delle assemblee di cittadini per gestire la transizione energetica”. Secondo Extinction Rebellion questa prima fase della protesta è stata un vero successo: il movimento ha acquisito 30'000 nuovi membri e ha raccolto tramite crowdfunding circa 300'000 sterline, l’equivalente di quasi 400'000 franchi svizzeri.

Chi sono gli Extinction Rebellion?

Extinction Rebellion è stata fondata nel Regno Unito neanche un anno fa da un centinaio di accademici, che hanno firmato un invito all'azione nell'ottobre 2018. Il mese seguente il movimento ha già fatto parlare di sé, effettuando proteste a Londra, New York, Stoccolma, Dublino, Cork, Galway, Belfast, Copenaghen, Berlino e Madrid. Attualmente dispone di 331 sezioni in 49 paesi di 6 continenti. Extinction Rebellion si prefigge di esercitare pressione su chi detiene il potere e di rendere attenta l’opinione pubblica sul riscaldamento climatico. Le modalità di protesta di questo gruppo sono particolari, in quanto si propone di spingere i media a parlare della protesta climatica, inscenando azioni di disturbo, quali ad esempio l’interruzione del flusso di materie prime destinate all’industria. Un gran numero di suoi attivisti si sono inoltre impegnati a farsi arrestare e ad andare in prigione. In un certo senso Extinction Rebellion ricalca il movimento di disobbedienza civile degli anni ’60, una modalità di protesta inventata allora dal “Comitato dei 100” per lottare contro lo stazionamento in Europa dei missili nucleari americani. Anche allora il governo britannico reagì alle proteste vietando i raduni e facendo arrestare 28 leader del movimento, incluso il suo ispiratore, l’allora 89enne filosofo Bertrand Russel e sua moglie, e facendoli condannare a due mesi di carcere.

La ribellione è un dovere

Extinction Rebellion ricorda che, continuando col sistema attuale, stiamo andando diritti al disastro. Il riscaldamento climatico farà collassare a temine l’approvvigionamento alimentare, distruggerà intere comunità, causerà la morte di milioni di persone e priverà di un tetto altre centinaia di milioni, senza poi parlare del collasso di interi ecosistemi e dell’estinzioni di centinaia di migliaia di specie animali e vegetali. I militanti del movimento sottolineano che ancora non è troppo tardi per cambiare e che le soluzioni tecnologiche per realizzare un futuro migliore esistono, ma che i governi si sono dimostrati finora incapaci di varare le misure urgenti necessarie per stoppare il riscaldamento climatico. Ecco perché ribellarsi è necessario e serve a proteggere le nostre case, il nostro futuro e il futuro della vita sulla terra.