Greenpeace e Amnesty International alleate contro il riscaldamento climatico
25.01.2019
Notizie negative
Articolo del 29 marzo 2019
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Un commento di Pierluigi Zanchi e Renato Borra
Il 12 febbraio scorso siamo stati all’affollata e interessante conferenza sul clima, tenutasi al Palacinema di Locarno; gli oratori erano di peso. Esperti, politici, professionisti. Tutti hanno parlato di clima, delle possibili conseguenze e delle opportunità del cambiamento; il quadro che ci è stato presentato è molto chiaro, come chiaro è il fatto che dovremo modificare molto le nostre abitudini e adattarci. Ma molto meno certa appare la volontà da parte di istituzioni e politici di essere velocemente conseguenti nei fatti rispetto a quanto emerso in conferenza. Le decisioni che vengono (purtroppo) prese nei vari organi vanno in tutt’altra direzione.
Da parte nostra non possiamo che mettere in evidenza alcune scelte fatte dai Comuni, dai Cantoni e dalla Confederazione che appaiono in completa controtendenza con le esigenze pressanti volte a modificare le nostre abitudini e a sostenere riforme concrete per far fronte alle grossissime incombenze future. Siamo però fiduciosi del fatto che questi cambiamenti possono comportare anche delle interessanti opportunità, sia in ambito lavorativo, sia in quello economico senza dover peggiorare, anzi cercando di risanare, gli aspetti ora invece disastrosi sia a livello ambientale che sociale. Allora ci vengono spontanee alcune domande, se pensiamo a quanto e dove si intende investire fondi pubblici nei prossimi 10-20 anni. Teniamo conto che è questo l’arco temporale che ci rimane per invertire la tendenza al rialzo delle temperature, che in Ticino sentiremo più che altrove.
Due soli esempi: a Locarno (Città dell’energia che ha ospitato la conferenza) si intende costruire o allargare ben 5 autosili. Mentre per un ulteriore collegamento verso Bellinzona si vuole spendere 1’500 milioni. Nel frattempo il traffico “domestico”, sponda destra Locarno-Bellinzona produce 100 tonnellate di CO2 al giorno. Ciò sarebbe facilmente evitabile se solo si utilizzassero i mezzi pubblici e se si promuovesse il carsharing. Considerando che avremo un collegamento veloce via treno con Lugano, che aumenteranno i collegamenti anche verso Bellinzona (treno e bus) e che dovremmo ridurre drasticamente il consumo di materie prime necessarie alla costruzione di queste infrastrutture, l’estrazione delle quali necessita pure grosse quantità di energia non rinnovabile, ci chiediamo se non sia ragionevole, ora che siamo ancora in tempo, cambiare completamente rotta negli investimenti.
Chiediamoci che cosa potremmo fare a livello cittadino con le decine di milioni previsti per i parcheggi sotterranei e i 1’500 milioni previsti per l’ulteriore collegamento stradale. Abbiamo una crisi dell’idroelettrico che potrebbe essere risolta incentivando (come fanno già in altre città) l’uso di mezzi pubblici cittadini elettrificati o a batteria. Possiamo promuovere maggiormente l’uso di bici (anche elettriche). Questo ridurrebbe di molto l’uso di energie fossili provenienti da paesi in conflitto e lascerebbe un indotto non indifferente nel nostro Paese. Già ora l’energia rinnovabile per un’auto elettrica costa mediamente circa il 30-40% in meno rispetto al diesel e alla benzina. Senza contare il problema dei gas di scarico e del rumore. Si creerebbero così più posti di lavoro nei settori delle rinnovabili ed avremmo maggiore sicurezza nazionale. Rispetto al costo e il mantenimento di un’auto, la bici (elettrica) fa risparmiare fra i 200 e i 500 fr. Al mese.
Anche fotovoltaico e collettori solari per l’acqua calda sono ottime scelte che creano più posti di lavoro locali e massicce riduzioni di CO2. Infine a livello locale si continua a non essere coerenti: parliamo delle plastiche monouso. La maggioranza dei consiglieri comunali di Locarno non ha avuto il coraggio l’anno scorso di inserire nel regolamento sui rifiuti l’obbligo dell’uso di stoviglie, posate e bicchieri riutilizzabili o compostabili durante le manifestazioni (e sono moltissime) che ogni anno si svolgono sul suolo comunale. Si tratta di decisioni che in molti paesi, anche del Terzo Mondo, hanno già preso da anni.
Queste riflessioni non possono che lasciarci disillusi rispetto alle belle parole sentite in conferenza. Occorrono più coerenza e fatti appropriati per risolvere le dinamiche climatiche e per prepararci a un domani con più serenità e più qualità di vita per tutti.