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Più il clima si riscalda, più gli oceani diventano acidi

Articolo del 13 marzo 2019

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Uno degli effetti del riscaldamento climatico meno noti al grande pubblico, ma che gli scienziati considerano uno dei più pericolosi, è che l’aumento delle emissioni di CO2 rende l’acqua degli oceani sempre più acida

Circa ¼ dell’anidride carbonica prodotta dal nostro consumo di carburanti e propellenti fossili viene assorbito dagli oceani. Mentre il CO2 nell’atmosfera aumenta l’effetto serra e di conseguenza le temperature, quello assorbito dall’acqua del mare si trasforma, tramite un processo chimico, in acido carbonico (H2CO3), rendendo l’acqua del mare sempre più acida.

Questa acidificazione delle acque oceaniche ha un effetto diretto sulla catena alimentare degli ecosistemi marini, perché porta allo scioglimento dei gusci calcarei delle conchiglie dei molluschi, del plancton calcareo e a quello dei coralli, fatti tutti quanti di carbonato di calcio (CaCO3).

Analizzando i sedimenti marini, gli scienziati della University of Colorado Boulder sono riusciti determinare la portata del fenomeno di acidificazione degli oceani. In base ai dati raccolti, dall’inizio dell’industrializzazione (ca. 1700) ad oggi, il tasso di acidità degli oceani è già aumentato del 30% e dovrebbe addirittura raddoppiare ulteriormente entro la fine del secolo, qualora le emissioni di CO2 non dovessero calare drasticamente. Ciò avrebbe conseguenze drammatiche per la vita marina. Se oggi un organismo marino con un guscio di carbonato di calcio può sopravvivere fino a una profondità di circa 1000 metri, fra 80 anni il suo spazio vitale si ridurrebbe fino a un massimo di un’ottantina di metri di profondità.

Lo studio dei ricercatori della Colorado Boulder University, pubblicato pochi giorni fa dalla rivista scientifica Nature Climate Change, non lascia dubbi: se non dovessimo riuscire a invertire rotta e ad azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050, arrischiamo di ritrovarci confrontati alla distruzione di una delle più importanti e ricche fonti per l’alimentazione umana.

Per capire che cosa significa un clima fuori controllo, vale la pena ricordare la più drammatica estinzione di massa avvenuta sulla terra 252 milioni di anni fa (a cavallo dei periodi Permiano e Triassico). Anche allora si registrò un brusco aumento del CO2 nell’atmosfera, il quale provocò un aumento brutale delle temperature. Quelle degli oceani salirono di 10°C e le acque dei mari diventarono molto acide, provocando la scomparsa del 95% delle specie marine. Sulla terraferma le conseguenze furono appena leggermente meno catastrofiche, causando l’estinzione del 70% delle specie terrestri

Allora l’aumento del CO2 fu provocato da gigantesche eruzioni vulcaniche in Siberia, oggi invece lo facciamo noi bruciando miliardi di tonnellate di carbone, petrolio e gas.. Secondo i climatologi, continuando a bruciare combustibili fossili come finora, raggiungeremo il 20% del riscaldamento della fine del Permiano già entro fine secolo e il 50% entro il 2300.