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La Finlandia si congederà dal carbone con un anno di anticipo

Articolo del 10 marzo 2019

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In mezzo alle tante notizie negative sull’inerzia dei nostri governi nella lotta contro il riscaldamento climatico ogni tanto ne spiccano anche alcune positive

Nel 2016 il parlamento finlandese aveva deciso l’uscita dal carbone per il 2030, sollevando all’epoca qualche dubbio fra i commentatori. Sorprendentemente, tuttavia, in Finlandia l’eliminazione del carbone dalla produzione di energia elettrica avanza più rapidamente del previsto e l’ultima centrale elettrica a carbone sarà chiusa già nel 2029, con un anno di anticipo sulla tabella di marcia.

Un anno di anticipo sembra poco, ma, se si tiene conto che si tratta di infrastrutture molto pesanti e complesse, il fatto di riuscire a realizzare la transizione energetica in soli 10 anni non è cosa da poco.

Sembra comunque che la presa di coscienza dell’urgenza di un cambio di paradigma in campo energetico stia contaminando sempre più governi e attori delle nostre economie. Lego, quella dei mattoncini di plastica, ha appena concluso con tre anni d’anticipo un piano di riconversione della produzione al 100% di energie rinnovabili. La Norvegia ha raggiunto i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 pure lei con tre anni di anticipo. La Svezia, terra natia della paladina della lotta al riscaldamento climatico Greta Thunberg, ha superato i suoi con addirittura 12 anni di anticipo!

Ma non è solo in Europa che si è iniziato ad agire, anche in Cina e in India, due dei maggiori produttori di CO2 le cose stanno cambiando. I due paesi stanno infatti investendo somme enormi nelle energie rinnovabili, malgrado il fatto che a livello di emissioni di CO2 pro capite siano ben lontani dietro gli Stati Uniti e i paesi europei.

Un solo esempio: Shenzen, con i suoi 12 milioni di abitanti una delle maggiori metropoli industriali della Cina meridionale, ha elettrificato in soli 4 anni l’intero parco veicoli del trasporto pubblico su gomma, 17'000 bus in tutto, e ha pure elettrificato l’intera flotta di 22'000 taxi, riuscendo quasi a dimezzare le sue emissioni di CO2. Ciò dimostra che una via percorribile per uscire dall’economia del carbonio c’è, ma ci vuole anche la volontà politica per percorrerla.