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Molte grandi banche e assicurazioni si congedano dal carbone

Articolo del 01 marzo 2019

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Oltre 100 istituzioni finanziarie che agiscono a livello globale hanno deciso di ritirarsi dal finanziamento dell’industria del carbone

Tutt’oggi gran parte della produzione mondiale di energia è basata su fonti fossili, e la più importante di queste è il carbone, responsabile di quasi il 50% delle emissioni globali di CO2. Il fatto che un numero sempre crescente di banche e di assicurazioni decidano di non più finanziare il settore minerario del carbone e le centrali elettriche che fanno capo ad esso, inizia a far pesare incertezze sempre maggiori sul futuro dell’intero settore.

Fra le banche che hanno deciso di ritirarsi dal finanziamento del carbone figurano una quindicina di giganti internazionali del calibro del BNP Paribas, dell’UBS, della Banca Mondiale, della Barclays Bank, della European Bank of Reconstruction and Development e della Sumitomo Mitsui Trust Bank, per non citarne che alcune. Anche numerosi fondi internazionali d’investimento, fra cui tanti grandi fondi pensionistici, stanno liquidando i loro investimenti nel settore del carbone. Il fondo pensionistico svedese AP7, ad esempio, ha tolto dal proprio portafoglio i titoli di 65 imprese che sostengono attività di lobbying di organizzazioni che negano il riscaldamento climatico. Queste istituzioni finanziarie partecipavano finora con 6'000 miliardi di dollari al finanziamento del settore del carbone, in altri termini gli fornivano il 20% degli investimenti di cui aveva bisogno. Un rifiuto del carbone si delinea anche nel settore assicurativo, dove 8 giganti del peso di AXA, Allianz, Swiss Re e Munich Re hanno rinunciato ad assicurare le industrie basate sul carbone.

Queste defezioni cominciano a pesare parecchio sulla capacità d'investire del settore, già reso fragile dalle decisioni prese da diversi paesi importanti, come ad esempio la Nuova Zelanda, il Canada, la Gran Bretagna e la Francia, di rinunciare completamente al carbone. Sembra dunque che l’epoca d’oro del carbone si stia poco a poco avviando al tramonto per lasciare il posto a energie rinnovabili come il fotovoltaico e l’eolico, oramai più competitive di quelle fossili anche dal punto di vista finanziario.