I grandi investitori chiedono ai governi un impegno più rapido e deciso a protezione del clima
12.06.2021
Una coalizione di oltre 450 grandi investitori, che gestisce investimenti internazionali per oltre 41'000 miliardi di dollari, chiede a gran voce ai leader mondiali di intensificare immediatamente la loro lotta contro il surriscaldamento del clima. L’appello, lanciato in una lettera pubblica proprio alla vigilia dell’incontro dei leader del G7 (l’organizzazione dei sette stati economicamente più importanti del mondo occidentale, ossia: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America), chiede in particolare ai singoli paesi di "rafforzare significativamente" entro il 2030 il loro contributo a livello nazionale per combattere il surriscaldamento del clima e di "garantire una transizione pianificata verso zero emissioni nette" entro il 2050 e possibilmente anche prima. Nella lettera si esortando i governi a fissare obiettivi più ambiziosi per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, a definire "chiare" tabelle di marcia per decarbonizzare le industrie più inquinanti, come pure a rendere obbligatoria la divulgazione del rischio climatico delle varie attività.
L’appello è accompagnato da una vera e propria messa in guardia: "quei paesi che fisseranno obiettivi ambiziosi in linea con il raggiungimento dell’obiettivo emissioni nette zero, e che implementeranno politiche climatiche nazionali coerenti nel breve e medio termine, diventeranno destinazioni sempre più attraenti per gli investitori", si legge nella lettera, e "i paesi che non riusciranno a farlo si troveranno in uno svantaggio competitivo". In altri termini i soldi degli investitori andranno altrove e i paesi che trascinano i piedi arrischieranno di finire economicamente su un binario morto. Fra i firmatari della lettera figurano grandi investitori internazionali del calibro di Allianz Global Investors, Fidelity, State Street e California Public Employees Retirement System, la cassa pensione degli impiegati del settore pubblico della California. Stando a Thomas DiNapoli, il capo del Controllo delle Finanze dello stato di New York e uno dei firmatari della lettera, “gli investitori non possono affrontare l'emergenza climatica da soli, ma i governi non possono risolvere il problema del clima senza gli investitori".
In una lettera separata, firmata da 155 investitori con 2'700 miliardi di dollari di attivi, fra cui aziende come Apple, Uber e Salesforce, e da oltre una ventina di organizzazioni non profit, si chiede inoltre alla SEC, la Securities and Exchange Commission, ossia l'ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa, di rendere obbligatoria la divulgazione dell’impatto sul clima delle attività e l’ammontare del rischio climatico delle aziende quotate in borsa. Secondo i firmatari gli investitori hanno infatti bisogno di accedere a informazioni coerenti, comparabili e affidabili per poter valutare i rischi cui è confrontata l'economia e in particolare quelli cui vanno incontro le singole aziende e di conseguenza anche i loro investitori. Pur essendoci un costo per ottemperare a queste future regole sul clima della SEC, si dice in questa seconda lettera, esso sarà "molto meno elevato per le aziende e i loro investitori che ignorare il rischio".
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