Notizie negative

Oceani a febbraio caldi come in luglio

24.02.2024

Se il 2023 ha vinto l’OSCAR per l'anno più caldo a livello globale, superando durante ogni singolo giorno di almeno 1°C le temperature dell’epoca pre-industriale, esso ha pure stabilito nuovi standard quel che concerne la temperatura dell'aria, quella del mare, la concentrazione di gas serra nell’atmosfera, lo scioglimento dei ghiacciai e gli eventi meteorologici estremi e, quel che preoccupa maggiormente i climatologi, è che gli oceani sembrano perdere progressivamente il loro ruolo di tampone

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In Germania le energie rinnovabili hanno coperto quest’anno per la prima volta oltre il 50% del fabbisogno di elettricità

18.12.2023

Stando ai dati pubblicati dal Zentrum für Sonnenenergie- und Wasserstoff-Forschung, il centro di ricerca sull'energia solare e l'idrogeno del Baden-Württemberg, e il Bundesverband der Energie- und Wasserwirtschaft, l'associazione mantello delle Industrie tedesche dell'Energia e dell'Acqua, in questo 2023 la produzione di elettricità a impatto climatico zero ha coperto poco meno del 52% del consumo di elettricità, ossia ben cinque punti percentuali in più rispetto all'anno precedente.

La produzione di elettricità rinnovabile ha raggiunto quote particolarmente elevate a luglio (59%), maggio (57%), come pure nei mesi di ottobre e novembre (55%). In giugno, la produzione di elettricità fotovoltaica ha segnato un nuovo record storico, fornendo 9,8 miliardi di kilowattora.

Anche l’eolico ha stabilito un nuovo record annuale fornendo 113,5 miliardi di kilowattora di elettricità. In totale le fonti rinnovabili hanno fornito nel corso dell’anno alla Germania oltre 267 miliardi di kilowattora di elettricità.

Volkswagen pone termine alla vendita di auto con motore a combustione in Norvegia

23.10.2023

In Norvegia l'ultima Golf con motore a scoppio sarà ordinata alla fine di quest'anno. Finisce così tutta un’era dell’industria automobilistica e ne inizia una nuova. L’anno scorso, in questo paese scandinavo, le vendite di auto elettriche a batteria ha già superato l’80% di quota di mercato, mentre le vendite di veicoli con motore a scoppio sono letteralmente crollate e saranno totalmente vietate a partire dal 2025. Il passaggio alla mobilità elettrica ha completamente sovvertito il mercato norvegese dell’auto, rendendo in pochi anni Tesla il marchio più venduto e marginalizzando marche automobilistiche affermate, quali ad esempio Renault e Fiat, che non hanno saputo cogliere i segnali del tempo.

L'esperienza della Norvegia mostra che i veicoli elettrici portano molti benefici, senza le conseguenze disastrose previste da alcuni critici. L'aria della capitale norvegese è diventata decisamente più pulita, grazie alla rottamazione dei veicoli con motore a scoppio la città è anche diventata più silenziosa, dal 2009 ad oggi le emissioni di gas serra sono inoltre diminuite del 30%, e ciò mentre la rete elettrica non è affatto crollata e non s’è neppure verificata una disoccupazione di massa come pronosticato dai più pessimisti.

Le ondate di calore impattano anche sulla qualità dell'aria

08.09.2023

Presentando il Bollettino sulla qualità dell'aria e sul clima, Petteri Taalas, il Segretario Generale dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale, ha fatto notare che "Le ondate di calore deteriorano la qualità dell'aria, con ripercussioni sulla salute umana, sugli ecosistemi, sull'agricoltura e persino sulla nostra vita quotidiana". Il fumo delle foreste in fiamme che ha avvolto l’estate appena trascorsa città come Atene e New York è stato infatti soltanto la parte più visibile dell'inquinamento atmosferico causato dalle ondate di calore, le quali sono anche all’origine di tutta una serie di processi chimici ancora più insidiosi e pericolosi per la salute.

Fra questi vi è in particolare l’emissione di enormi quantità di polveri sottili emesse non soltanto dai veicoli a motore, ma appunto anche dagli incendi, polveri sottili che rappresentano a livello mondiale, secondo un recente studio dell’Energy Policy Institute dell'Università di Chicago, "la più grande minaccia esterna alla salute pubblica". Sempre secondo questo studio, "Le ondate di calore e gli incendi boschivi sono strettamente collegati. Il fumo degli incendi boschivi contiene una pozione diabolica di elementi chimici che non solo influisce sulla qualità dell'aria e sulla salute, ma danneggia anche le piante, gli ecosistemi e le colture e porta ad un aumento delle emissioni di carbonio e quindi dei gas serra nell'atmosfera".

Ma non è tutto: le ondate di calore vanno anche di pari passo con la formazione di ozono e di altri composti organici volatili. Per esempio, nell’estate del 2022 la lunghissima ondata di canicola che ha colpito l'Europa ha provocato a livello del suolo un forte aumento delle concentrazioni di ozono, un gas estremamente reattivo e tossico. Queste concentrazioni hanno superato in quasi tutto il nostro continente il livello ritenuto dall’OMS innocuo per la salute umana e hanno inoltre impattato fortemente sui rendimenti agricoli, con stime che vanno dal -4,4% al -12,4% per le colture alimentari di base. 

Cala del 17% l’elettricità prodotta tramite combustibili fossili in Europa

01.09.2023

Nella prima metà dell'anno, l'Unione Europea ha utilizzato il 17% in meno di combustibili fossili per produrre elettricità rispetto all'anno precedente. Tra gennaio e giugno, solo il 33% dell’elettricità dell'UE è stata prodotta tramite fonti di combustibili fossili. La diminuzione più consistente s’è registrata nelle centrali a carbone, la cui produzione ha subito un calo 23%, mentre quella delle centrali al gas è calata del 13% e quella delle centrali nucleari del 4%.

Parallelamente la produzione di energia elettrica da fonte solare ha registrato un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre quella di energia eolica è aumentata del 5% e l'idroelettrico è tornato ai suoi livelli medi (+11%). 

Questo cambio di passo è dovuto in particolare al calo del 5% del fabbisogno di elettricità, il più basso dal 2008, alla crescita degli investimenti in di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici, a ragioni di costo, quello del gas fossile essendo aumentato notevolmente, e non da ultimo a una minore produzione industriale, alle misure di risparmio energetico varate dai governi l’inverno scorso e a un inverno particolarmente mite.

Raddoppiata negli ultimi 2 decenni la superficie ridotta ogni anno in cenere dagli incendi forestali

01.09.2023

Per vari decenni, il numero di incendi boschivi e la superficie boschiva ridotta in cenere sono stati in calo. Ma dal 2000 in poi la tendenza s’è invertita. Oggi, rispetto al 2000, la superficie forestale che brucia ogni anno è praticamente raddoppiata e si situa in media attorno ai 6 milioni di ettari.

Ad essere particolarmente colpite sono le foreste boreali. Sono infatti di fresca memoria i giganteschi incendi che hanno colpito la Siberia nel 2022, nel corso dei quali sono andati in fumo 5,4 milioni di ettari foreste, come pure quelli ancora in corso in Canada in questo 2023 dove di milioni di ettari ne sono bruciati finora addirittura 15 milioni, ossia il 4% dell’intera superficie boschiva di questo paese. Sebbene in questi ecosistemi boreali gli incendi facciano parte del ciclo naturale, dal 2001 in poi l'area colpita aumenta costantemente, in media del 3% all'anno.

I ricercatori attribuiscono questo forte aumento in gran parte al surriscaldamento del clima, il quale nelle regioni boreali si sta riscaldando da 3 a 4 volte più intensamente che nel resto del nostro pianeta. Ciò aumenta la siccità, allunga la stagione degli incendi e ne aumenta drammaticamente l'intensità.

Complessivamente, gli incendi forestali rappresentano oggi da un quarto a un terzo della perdita totale di foreste all'anno, il resto è dovuto alla deforestazione per ricavarne terreni agricoli, o all'infestazione da parassiti, come ad esempio il bostrico. 

Il surriscaldamento del clima manda le compagnie assicurative in rosso

20.10.2022

Swiss Re, dopo Munich Re la seconda compagnia di riassicurazione per importanza al mondo, ha annunciato per il 3° trimestre di quest’anno una perdita netta di circa 500 milioni di dollari. Si tratta di un deficit provocato dalle richieste di risarcimento per i danni causati dall’uragano Ian. Questo uragano, che si è abbattuto lo scorso 28 settembre sulla Florida per poi virare sulla Carolina del Sud, è stata una delle tempeste più violente che abbiano mai colpito gli Stati Uniti. Le enormi mareggiate e piogge torrenziali, accompagnate da venti estremi, oltre a più di 100 morti, hanno causato danni stimati dalle compagnie assicurative a circa 75 miliardi di dollari. Ciò mette ovviamente in grosse difficoltà le società d’assicurazione chiamate a rimborsare i danni, diverse delle quali hanno visto virare le loro cifre al rosso e si vedono ora costrette al rialzo de premi assicurativi.

Stando a Tom Larsen, vicepresidente del settore “Gestione pericoli e rischi” alla CoreLogic: "L'uragano Ian cambierà per sempre il settore immobiliare e le infrastrutture cittadine. Assicuratori finiranno in bancarotta, proprietari di immobili finiranno nell’insolvenza, altri non saranno più in grado di pagare le assicurazioni, le quali saranno sempre meno accessibili in regioni come la Florida".

La creazione di nuovi stagni può fare miracoli per salvare gli anfibi dall’estinzione

14.10.2022

In materia di salvaguardia della biodiversità i successi sono rari. Ogni anno scompaiono definitivamente quasi 60’000 specie animali. Le ragioni sono molteplici: la distruzione del loro habitat, malattie importate, pesticidi, specie invasive, il surriscaldamento del clima, per citare solo quelle più importanti.

Nel nostro paese ciò vale in particolare per gli anfibi, i cui biotopi sono quasi tutti andati distrutti nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Nel Canton Argovia, una delle regioni più densamente popolate della Svizzera, centinaia di volontari hanno lavorato per 20 anni per creare oltre 400 nuovi stagni. Ciò facendo hanno offerto agli anfibi, oramai sempre più in declino, nuovi spazi dove prosperare. Il risultato: delle 12 specie di anfibi monitorate, 10 hanno visto le loro popolazioni aumentare, una è rimasta stabile mentre il declino di un’altra è continuato. La popolazione della raganella europea (Hyla arborea), una piccola rana oramai rarissima e che si muove agilmente fra le fronde degli alberi, grazie alle sue zampe munite di ventose, è addirittura "esplosa".

Un gruppo di ricerca svizzero guidato dall'ecologista Helen Moor dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) e dell'Istituto di ricerca sulle acque Eawag, in collaborazione con il Centro di coordinamento svizzero per la conservazione degli anfibi e dei rettili, ha monitorato l’operazione dal punto di vista scientifico ed è giunto alla conclusione che la creazione di nuovi stagni e pozzanghere in cui gli anfibi possano riprodursi può produrre letteralmente miracoli. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica "PNAS" (Proceedings of the National Academy of Sciences).

Pur di non venderlo all'Europa, Putin brucia il gas russo, immettendo nell'atmosfera enormi quantità di CO2

09.08.2022

Dalle rilevazioni satellitari della NASA risulta che dalla stazione di compressione di Portovaya, appartenente al gigante russo GAZPROM, si stanno innalzando nel cielo fiamme enormi. Non si tratta tuttavia di un incendio, bensì del cosiddetto "Flaring", cioè di una pratica che consiste nel bruciare il gas in eccesso estratto dal sottosuolo. Putin ha infatti ridotto del 60% le esportazioni di gas russo verso l'Europa in ripicca delle sanzioni decise dai paesi occidentali in seguito all'invasione russa dell'Ucraina. La Russia non avendo molte opportunità di vendere questo gas ai paesi asiatici, mancano infatti i gasdotti necessari al suo trasporto, Putin ha deciso di bruciare il gas che non riesce a vendere. Con ciò non danneggia soltanto l'economia del suo paese, che dipende in larga parte dalle esportazioni di gas e petrolio, ma provoca pure l'immissione nell'atmosfera di enormi quantità di CO2 e di conseguenza incrementa la catastrofe climatica.

50 anni fa il discorso profetico sul clima di Olof Palme

06.06.2022

Nel giugno del 1972, nel suo storico discorso alla prima Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente Umano che si tenne a Stoccolma, il primo ministro svedese Olof Palme sottolineò profeticamente l’urgenza di ridurre il consumo di combustibili fossili, l'eredità velenosa delle scorie nucleari e la necessità di passare all'energia solare e di riciclare le risorse scarse. "Sono certo che si possano trovare delle soluzioni”, disse Palme, “Ma è assolutamente necessario intraprendere un'azione concertata a livello internazionale. È davvero molto, molto urgente". 

A distanza di 50 anni è chiaro che non è cambiato molto e il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha avvertito senza mezzi termini che il benessere globale è in pericolo e che il tempo rimasto per correre ai ripari ed evitare la catastrofe climatica è oramai più che più limitato. "Dobbiamo cambiare rotta, ora, e porre fine alla nostra insensata e suicida guerra contro la natura", ha dichiarato Guterres, aggiungendo “Vorrei che le parole di Palme non avessero lo stesso peso oggi come 50 anni fa. Ma purtroppo è così".

Olof Palme morì assassinato nel 1986, l’arma del delitto non fu mai trovata e il suo assassino non fu mai condannato.

Il G7 intende accelerare la lotta al surriscaldamento del clima e la protezione della biodiversità

31.05.2022

I ministri responsabili per il clima, l'energia e l'ambiente dei 7 Paesi membri del G7 riuniti lo scorso 27 e 28 maggio a Berlino hanno ribadito la volontà di accelerare la transizione energetica, che è diventata anche un mezzo per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia.

Essi hanno inoltre chiesto una maggiore collaborazione fra l’IPBES (la piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici), l’IPCC (il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) e tutti i gruppi scientifici impegnati su questi temi a intensificare la loro cooperazione. Citiamo: “Chiediamo un'azione immediata a breve e medio termine in questo decennio critico, massimizzando le sinergie tra l'azione per il clima e la biodiversità, la transizione energetica e la protezione dell'ambiente che dovrebbero portare a un cambiamento trasformativo a lungo termine”.

Ricordiamo che il G7 riunisce la Germania, la Francia, l’Italia, il Regno Unito, gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone e che rappresenta il 40% del PIL globale, il 25% delle emissioni di gas a effetto serra e soltanto il 10% della popolazione mondiale.

Ideato un nuovo dispositivo in grado di conservare l'energia solare sotto forma di aria compressa

31.05.2022

Una ditta israeliana, la Augwind Energy, ha sviluppato un nuovo sistema a buon mercato per conservare per la notte parte dell’energia solare raccolta dai pannelli fotovoltaici durante il giorno. L'energia prodotta in eccesso durante la giornata serve infatti ad alimentare un sistema che produce aria compressa, la quale viene immagazzinata in un serbatoio in acciaio sotterrato nelle immediate vicinanze della fonte di energia. Dopo il tramonto, quest'aria viene rilasciata per alimentare una piccola turbina che genera l’elettricità che sarà utilizzata di sera e di notte. Lo stesso ciclo riparte la mattina seguente.

Il primo di questi dispositivi è stato installato nel Kibbutz Yahel, una piccola comunità agricola che produce i famosi datteri Medjool e che è situata in pieno deserto del Sinai, poco distante del Mar Rosso.

Tagliare un albero ad alto fusto in città è nel migliore dei casi poco intelligente e nel peggiore un atto criminale

25.08.2021

La protezione e la conservazione degli alberi ad alto fusto in un ambiente urbano non è una questione estetica o un fine in sé, la conservazione di questi alberi e del verde urbano in generale sono un “must” in questi tempi di crisi climatica. Essi servono infatti a rendere le nostre città più resilienti alle ondate di calore estremo.

Gli alberi ad alto fusto, non solo forniscono ombra, e riducono il calore facendo evaporare acqua attraverso le loro fronde, ma diminuiscono pure l’inquinamento dell’aria e assorbono grandi quantitativi di CO2. Quando si taglia un albero ad alto fusto e lo si sostituisce con un esemplare giovane allevato prelevato da un vivaio, occorrono 50 anni prima che l’albero appena piantato raggiunga le stesse prestazioni di un albero adulto.

Sviluppate nuove batterie ultraperformanti

25.08.2021

Per fare veramente decollare il mercato dell’auto elettrica e quello dell’aviazione elettrica occorrono batterie molto più potenti di quelle attualmente in commercio. In altri termini abbiamo bisogno di batterie in grado di immagazzinare molta più elettricità senza aumentare di peso e a prezzi più bassi. Se fra il 2010 e il 2020 il prezzo delle batterie è calato dell’89%, passando da 1'100 dollari il a 137 dollari al kWh, la loro potenza per chilogrammo di peso non ha seguito la stessa traiettoria, ecco perché l’aviazione elettrica si limita per il momento a piccoli velivoli da turismo con un raggio d’azione di poche centinaia di km. Affinché l’aviazione elettrica possa davvero decollare e le auto elettriche possano percorrere distanze molto più lunghe tra una carica e l'altra, occorrono dunque batterie che impacchettino molta più energia senza pesare di più.

Un team del Karlsruhe Institute of Technology and Helmholtz Institute di Ulm in Germania ha ora sviluppato un nuovo e rivoluzionario tipo di batteria, in grado di immagazzinare il doppio di elettricità per kg di peso rispetto alle batterie convenzionali attualmente in uso, ossia 560 Wh/kg invece dei 250-300 Wh/kg attuali. Si tratta di una batteria pure in grado di mantenere le sue prestazioni per centinaia di cicli di ricarica. Ci sarà comunque ancora molto lavoro da fare per tradurre questi risultati promettenti ottenuti in laboratorio in un ciclo di produzione industriale. Ma una batteria che offre una densità di energia così elevata cambierà in modo drastico le modalità di trasporto elettrico.

Nel mese di luglio 2021 quasi l’85% delle auto nuove vendute in Norvegia sono state elettriche

04.08.2021

In Norvegia il mercato delle automobili con motore a scoppio è letteralmente crollato. Delle auto vendute lo scorso mese di luglio solo il 4.3% erano a benzina, il 4.1% a diesel e il 6.9% auto ibride non ricaricabili alla spina. Quelle elettriche ricaricabili hanno invece raggiunto la quota di mercato record dell’84.7% (64.1% quelle elettriche a sola batteria e 20.6% quelle ibride ricaricabili).

Per marchi come Toyota, BMW, Volvo e Mercedes, un tempo fra i più popolari in questo paese scandinavo, il mercato si sta facendo difficile. Se vogliono sopravvivere in questo mercato essi devono ora rapidamente ampliare la loro offerta di auto elettriche a batteria.

Oggi i climatizzatori sono all’origine di oltre l’11% delle emissioni di gas a effetto serra

29.07.2021

Con il surriscaldamento del clima, la domanda di aria condizionata e di refrigerazione sta crescendo in modo esponenziale. Ma questi impianti di climatizzazione, che non sono altro che delle pompe di calore, se da un lato rinfrescano i locali in cui lavoriamo e viviamo, dall’altro espellono verso l’esterno enormi quantità di calore, senza contare il liquido refrigerante che utilizzano, il quale, quando sfugge da impianti guasti, immette nell’atmosfera composti chimici che agiscono come gas a effetto serra.

Stando al Birmingham Energy Institute, un istituto di ricerca dell’università britannica di Birmingham, queste sostanze, assieme all'energia necessaria a far funzionare gli impianti di climatizzazione, sono all’origine dell'11% delle emissioni globali di gas a effetto serra (questa cifra riflette la situazione nel 2018). Entro il 2050, ossia fra meno di 30 anni, si prevede che saranno in funzione in giro per il mondo oltre 4,5 miliardi di condizionatori d'aria e 1,6 miliardi di frigoriferi e che questi apparecchi consumeranno quasi il 40% di tutta l'elettricità prodotta a livello globale.

Caldo e freddo estremo provocano 5 milioni di morti all’anno

09.07.2021

Stando a uno studio pubblicato lo scorso 1° di luglio sulla rivista medica The Lancet, le ondate estreme di caldo e di freddo sono state all’origine del 9,4% dei decessi a livello planetario fra il il 2000 e il 2019. Ciò equivale a una media di 5 milioni di morti all’anno. La ricerca effettuata da specialisti di vari settori e discipline, come salute pubblica, salute ambientale, epidemiologia, fisica dell'atmosfera, geografia, epidemiologia e geografia, si basa su dati meteorologici e di mortalità raccolti in 750 località di 43 paesi.

Confrontando i dati sulla mortalità con quelli della meteo dell’ultimo ventennio sono arrivati alla conclusione che per ogni 100.000 persone, le temperature estreme hanno causato 74 morti in più. In testa alla classifica sui morti in eccesso per causa meteorologica figurano l'Europa orientale e l'Africa sub-sahariana. Stando a Yuming Guo, professore alla Monash University, la più importante d'Australia, e uno degli autori dello studio, a lungo termine si prevede che il surriscaldamento del clima aumenterà il carico di morte, soprattutto a causa dell'aumento dei decessi legati alle ondate di afa. Già oggi si ritiene che un terzo delle morti legate alle ondate di calore estremo è attribuibile al riscaldamento globale

1 miliardo di creature marine morte di caldo al largo del Canada

09.07.2021

Le cozze sono molluschi resistenti che tollerano temperature fino a 30 gradi e possono, chiudendosi, sopravvivere per un certo tempo anche fuori dall’acqua. I cirripedi, una specie di crostacei che aderiscono ad una grande varietà di substrati, tra cui sporgenze rocciose, scafi, altri artropodi e addirittura alle balene, e che hanno delle appendici del torace trasformate in cirri che servono per filtrare l'acqua e portare il cibo alla bocca, sono ancora più robusti e possono tollerare temperature anche fino ai 40°C, almeno per qualche ora. Tuttavia, quando le temperature superano queste soglie, questi organismi marini muoiono. È quel che è successo durante l’ondata di calore senza precedenti che ha colpito la settimana scorsa le rive del mare di Salish, situato fra Vancouver Island (Canada) e lo stato di Washington (USA). A Vancouver, mentre la temperatura dell’aria si aggirava intorno ai 30°C, lungo la costa rocciosa le telecamere a infrarossi hanno infatti registrato temperature addirittura superiori a 50°C.

Stando a Christopher Harley, un biologo marino dell'Università della British Columbia, gli animali marini uccisi dal caldo in questa regione sono oltre un miliardo e lungo le spiagge il tanfo di animali in decomposizione è terribile. “Una cozza sulla riva è paragonabile a un bambino lasciato in una macchina parcheggiata in pieno sole", ha detto Harley, "Rimane bloccato lì fino a quando il genitore torna o, nel caso della cozza, fin quando l’alta marea ritorna”.

A morire non sono state soltanto le cozze e i cirripedi, ma anche stelle marine, vongole, molluschi e molti altri organismi marini. Da notare che vicino alla costa un metro quadrato di fondo marino può ospitare da alcune dozzine fino a un centinaio di questi animali. Secondo gli esperti, questa moria avrà effetti deleteri sulla qualità dell’acqua e di conseguenza su tutta la vita marina delle zone costiere, non solo perché questi animali in decomposizione impestano l’acqua, ma anche perché cozze e vongole filtrano l’acqua del mare, mantenendola pulita e trasparente e perché servono da nutrimento a numerosi altri animali e, non da ultimo, anche all’uomo.

In soli 15 anni l'effetto serra è raddoppiato

18.06.2021

Il clima è determinato da quanta energia solare la terra assorbe e da quanta energia rispedisce verso lo spazio sotto forma di radiazione termica infrarossa. La differenza fra l’energia assorbita e quella persa determina se il nostro pianeta si riscalda o si raffredda. A trattenere il calore ci pensano i gas a effetto serra contenuti nell’atmosfera. 

Ebbene, nell’arco degli ultimi 15 anni il calore trattenuto dalla terra è raddoppiato, il che spiega la forte impennata delle temperature degli ultimi anni. A dirlo sono la NASA e la NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Administration. L’allarmante studio, pubblicato questa settimana nella rivista scientifica Geophysical Research Letters sotto il titolo “Satellite and Ocean Data Reveal Marked Increase in Earth's Heating Rate “, si basa sul paragone fra le misurazioni satellitari e quelle marittime. Confrontando quelle effettuate nel 2005 e quelle realizzate nel 2019, i ricercatori hanno infatti costatato che mentre l’apporto di energia solare che giunge sulla terra è rimasto praticamente invariato, quella rispedita dalla terra verso lo spazio è nettamente diminuita.

Poiché circa il 90% dell'energia solare che colpisce la terra viene assorbita dagli oceani sotto forma di calore, l'eccesso di calore trattenuto dall’atmosfera terrestre si ripercuote direttamente sull’aumento delle temperature degli oceani. Queste temperature sono costantemente monitorate tramite sensori piazzati su tutta una serie di galleggianti oceanici distribuiti in tutti i mari del nostro pianeta e la loro crescita ha quindi permesso di convalidare la correttezza delle misure effettuate via satellite.

L'ampiezza dell'aumento dell’effetto serra degli ultimi 15 anni è senza precedenti. Essa non è solo dovuta all’aumento delle nostre emissioni di CO2 e di metano, ma anche al fatto che oceani più caldi producono più vapore acqueo, il quale, alla stessa stregua del CO2 e del metano, è un altro potente gas a effetto serra. A ciò vanno aggiunti altri due fattori strettamente interconnessi, ossia la diminuzione del manto nuvoloso, dovuto all’aria più calda (se l’aria è più calda il vapore acqueo condensa meno e forma meno nuvole), e la diminuzione delle superfici innevate. Nuvole e superfici innevate rispediscono infatti nello spazio una parte cospicua dell’energia solare che giunge sul nostro pianeta. È quello che in linguaggio scientifico viene denominato l’effetto “albedo”.  Al di là delle nostre emissioni dirette di gas a effetto serra, dovute ai nostri consumi di carburanti e di combustibili fossili, siamo dunque oramai confrontati a un riscaldamento del clima che si autoalimenta. È quello che si chiama l’effetto domino. 

I grandi investitori chiedono ai governi un impegno più rapido e deciso a protezione del clima

12.06.2021

Una coalizione di oltre 450 grandi investitori, che gestisce investimenti internazionali per oltre 41'000 miliardi di dollari, chiede a gran voce ai leader mondiali di intensificare immediatamente la loro lotta contro il surriscaldamento del clima. L’appello, lanciato in una lettera pubblica proprio alla vigilia dell’incontro dei leader del G7 (l’organizzazione dei sette stati economicamente più importanti del mondo occidentale, ossia: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America), chiede in particolare ai singoli paesi di "rafforzare significativamente" entro il 2030 il loro contributo a livello nazionale per combattere il surriscaldamento del clima e di "garantire una transizione pianificata verso zero emissioni nette" entro il 2050 e possibilmente anche prima. Nella lettera si esortando i governi a fissare obiettivi più ambiziosi per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, a definire "chiare" tabelle di marcia per decarbonizzare le industrie più inquinanti, come pure a rendere obbligatoria la divulgazione del rischio climatico delle varie attività.

L’appello è accompagnato da una vera e propria messa in guardia: "quei paesi che fisseranno obiettivi ambiziosi in linea con il raggiungimento dell’obiettivo emissioni nette zero, e che implementeranno politiche climatiche nazionali coerenti nel breve e medio termine, diventeranno destinazioni sempre più attraenti per gli investitori", si legge nella lettera, e "i paesi che non riusciranno a farlo si troveranno in uno svantaggio competitivo". In altri termini i soldi degli investitori andranno altrove e i paesi che trascinano i piedi arrischieranno di finire economicamente su un binario morto. Fra i firmatari della lettera figurano grandi investitori internazionali del calibro di Allianz Global Investors, Fidelity, State Street e California Public Employees Retirement System, la cassa pensione degli impiegati del settore pubblico della California. Stando a Thomas DiNapoli, il capo del Controllo delle Finanze dello stato di New York e uno dei firmatari della lettera, “gli investitori non possono affrontare l'emergenza climatica da soli, ma i governi non possono risolvere il problema del clima senza gli investitori".

In una lettera separata, firmata da 155 investitori con 2'700 miliardi di dollari di attivi, fra cui aziende come Apple, Uber e Salesforce, e da oltre una ventina di organizzazioni non profit, si chiede inoltre alla SEC, la Securities and Exchange Commission, ossia l'ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa, di rendere obbligatoria la divulgazione dell’impatto sul clima delle attività e l’ammontare del rischio climatico delle aziende quotate in borsa. Secondo i firmatari gli investitori hanno infatti bisogno di accedere a informazioni coerenti, comparabili e affidabili per poter valutare i rischi cui è confrontata l'economia e in particolare quelli cui vanno incontro le singole aziende e di conseguenza anche i loro investitori. Pur essendoci un costo per ottemperare a queste future regole sul clima della SEC, si dice in questa seconda lettera, esso sarà "molto meno elevato per le aziende e i loro investitori che ignorare il rischio".

Boom di auto elettriche in Cina

29.05.2021

In Cina il mercato delle auto elettriche sta veramente decollando. Il mese scorso sono state infatti immatricolate in Cina ben 175.000 nuove auto elettriche. Rispetto lo stesso mese dell’anno scorso la vendita di auto ibride è cresciuta del 173%, mentre quella delle auto a batteria al 100% elettriche addirittura del 204%.

Complessivamente nel 1° trimestre le vendite di auto elettriche hanno superato il 10% di quota di mercato per il secondo mese consecutivo, i 4/5 delle quali al 100% elettriche. Considerando il fatto che il 1° trimestre è di solito quello in cui in Cina le vendite di automobili sono più basse, si presume che a fine anno quelle di auto elettriche supereranno quota 2 milioni. 

In Florida i crescenti costi causati dagli uragani non sono più finanziabili

28.05.2021

Tre società d’assicurazione, la Suthern Fidelity Insurance, la Universal Insurance e la Gulfstream Insurance, hanno ricevuto dall’autorità statale competente l’autorizzazione di cancellare anzitempo le polizze assicurative di 53'000 clienti della Florida a causa dei costi eccessivi dei danni causati alle loro abitazioni dal crescente numero di uragani. Questi costi stanno infatti mettendo a repentaglio la sopravvivenza stessa delle società d’assicurazione.

Da notare che la stagione di uragani del 2020 è stata la quinta stagione consecutiva sopra la media di uragani atlantici, ossia di quelli che colpiscono l’Oceano Atlantico settentrionale, il Mare dei Caraibi e il Golfo del Messico. Essa è pure stata una stagione da record con ben 30 tempeste, cioè più del doppio della media pluriannuale.

Importanti vittorie degli ambientalisti nella lotta contro Big Oil

28.05.2021

Nei Paesi Bassi il tribunale dell'Aia ha ordinato al gigante dell'energia Royal Dutch Shell di ridurre le sue emissioni di gas serra del 45% entro il 2030. Frattanto anche gli investitori di Exxon Mobil e Chevron, le due maggiori compagnie petrolifere statunitensi, hanno pesantemente criticato il loro management per non fare abbastanza per contrastare il surriscaldamento del clima.

I fautori delle energie fossili di Exxon Mobil hanno perso due seggi nel consiglio d'amministrazione della multinazionale a favore di un hedge fund attivista per il clima, mentre poco più di due terzi degli investitori Chevron hanno sostenuto una risoluzione che chiede alla direzione della multinazionale di ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra.

La Terra si sta avviando a passi da gigante verso +1,5°C di riscaldamento globale

28.05.2021

Stando all’ultimo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, l’aumento della temperatura globale sta accelerando in modo estremamente rapido e potrebbe già superare entro i prossimi 5 anni il limite di +1.5°C, fissato negli accordi di Parigi sulla protezione del clima. Stando al rapporto, questa probabilità è raddoppiata dall'anno scorso ed è ora al 40%.

Al di sopra di questo limite, avvertono gli scienziati, non sarà più possibile evitare effetti estremamente catastrofici, quali: massicce inondazioni, gravi siccità, il surriscaldamento incontrollato degli oceani che alimenta le tempeste tropicali di estrema intensità e provoca l'estinzione di massa delle specie marine.

Il decennio 2011-2020 è stato quello più caldo di sempre e l’anno scorso la temperatura media globale è stata di circa 1.2°C superiore a quella della seconda metà dell’800.

Il “muco di mare” invade il Mare di Marmara, uccidendo pesci e coralli

28.05.2021

Banchi di schiuma lattiginosa, il cosiddetto “muco di mare”, si stanno allargando a macchia d’olio nel Mare di Marmara sul quale si affaccia Istanbul. Si tratta di uno dei tanti danni collaterali causati dall’inquinamento e dal surriscaldamento del clima. All’origine del fenomeno è l’eccessivo proliferare di fitoplancton, il quale, in situazione di stress, produce una materia simile al muco, il quale può crescere fino a coprire vaste zone di mare e soffocare tutta la vita marina.

Poche settimane fa a Bandirma, una città costiera sulla riva meridionale del Mare di Marmara, s’è verificata un’enorme moria di pesci, segno che la situazione si sta rapidamente deteriorando. Biologi marini, che si sono immersi nelle acque della zona, hanno inoltre riscontrato danni irreparabili ai coralli e temono il peggio anche per gli altri invertebrati.

Il fenomeno, sconosciuto prima del 2007, aumenta di anno in anno a causa delle sempre più massicce immissioni di azoto e fosforo dovute allo sversamento in mare delle acque reflue di Istambul, una metropoli che conta oltre 15 milioni di abitanti, e delle crescenti temperature delle acque marine che favoriscono la crescita del fitoplancton. Si calcola che dall'epoca preindustriale, in quel tratto di mare, la temperatura media dell’acqua è salita di 2-3°C. 

È stata individuata al largo delle coste svedesi la più vasta zona di mare morto del pianeta, sintomo che il clima è fuori controllo

18.05.2021

Nel Mare Baltico è stata identificata la più vasta zona di mare priva di vita del mondo. Secondo Daniel Conley, oceanografo e professore di biochimica alla University of Plymouth, la regione priva di ossigeno si estende oramai una superficie marina di 70'000 chilometri quadrati. Il fenomeno è dovuto a due fattori: da un lato la crescente immissione di acque di scarico ricche di fertilizzanti, dall’altro al surriscaldamento delle acque marine, dovuto al cambiamento climatico. Il Baltico è un mare poco profondo e i due fenomeni combinati fanno proliferare a dismisura le alghe, che nella loro crescita consumano tutto l’ossigeno disciolto nell’acqua, facendo così crollare l’intero ecosistema marino. Anche se quella del Baltico è la più grande zona di mare morto, il problema è globale, visto che negli ultimi 50 anni le zone di mare morto sono cresciute di milioni di chilometri quadrati.

Il settore elettrico statunitense è già a metà strada verso zero emissioni di CO2

18.05.2021

Stando a uno studio appena pubblicato dal Lawrence Berkeley National Laboratory del Dipartimento USA dell'Energia e che porta il titolo evocativo di "Halfway to Zero: Progress towards a Carbon-Free Power Sector", dal 2005 ad oggi gli Stati uniti hanno ridotto le emissioni di CO2 del loro settore elettrico del 52%, rispetto alle previsioni fatte all’epoca dalla EIA, l’Energy Information Administration, l’ente governativo che si occupa della raccolta e dell’analisi dei dati per conto del governo americano.

Le proiezioni effettuate allora prevedevano un aumento delle emissioni di CO2 da 2'400 a 3’000 milioni di tonnellate a causa dei numerosi progetti di nuove centrali a carbone e a gas. In realtà le emissioni sono calate a 1'450 milioni di tonnellate, perché quasi tutti questi progetti sono stati abbandonati e sostituiti con investimenti nell’eolico e nel fotovoltaico.

Contrariamente alle previsioni delle numerose cassandre di allora, non solo il costo dell’elettricità è calato del 18%, alla gran gioia dei consumatori, ma è calata drasticamente del 92% anche la fattura per le malattie dovute all’inquinamento dell’aria, e ciò mentre il numero di persone impiegato nella produzione di elettricità è aumentato nel giro di soli 15 anni del 29%.

Il surriscaldamento del clima è costato all’Italia 133 miliardi di Euro

28.04.2021

Il surriscaldamento del clima è costato alle imprese italiane nel corso del decennio 2009-2018 una diminuzione del fatturato del 5.8%, ossia mancati ricavi dell’ordine di 133 miliardi di Euro. Ad affermarlo è l’Osservatorio Climate Finance della School of Management del Politecnico di Milano, che ha incrociato i dati economico-finanziari di un milione e 154.000 imprese italiane con i dati metereologici come temperatura, piovosità e irraggiamento solare, per stabilire il rapporto che lega il sistema economico al clima. Le maggiori perdite si sono registrate nelle regioni più sviluppate, ossia al Nord Est e al Centro dell’Italia. A subire il maggiore impatto dell’aumento della temperatura sono state le piccole imprese, mentre quelle grandi sono riuscite a contenere i danni puntando su una riduzione dei costi di produzione, grazie a misure di razionalizzazione.

Da notare che nel decennio di cui sopra, la temperatura media è aumentata di 1°C, il che ha notevolmente incrementato i danni dovuti a incendi e alluvioni, danneggiando impianti e infrastrutture. Le imprese però non ne hanno subito le conseguenze solo in modo diretto, ma pure in maniera indiretta, tramite il calo della domanda e dell'offerta e a causa della perturbazione della propria catena di approvvigionamento. Ad essere stato colpito in modo particolarmente duro è stato il settore finanziario, il quale ha patito i contraccolpi del surriscaldamento del clima attraverso i danni arrecati alle imprese dei suoi clienti. Va precisato che in queste cifre non sono contabilizzati i danni dovuti alla pandemia, la quale ha dispiegato i suoi effetti solo a partire dal 2020.

In caso di siccità intensa gli alberi muoiono di sete improvvisamente

14.04.2021

Stando a un gruppo di ricercatori dell'Università di Basilea, in certe circostanze gli alberi possono morire di colpo. Lo hanno scoperto durante l'estate di canicola del 2018, effettuando misurazioni nelle chiome degli abeti rossi. Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica PNAS, una siccità prolungata compromette in modo irrimediabile il sistema idraulico degli alberi, quello insomma che permette all’albero di trasportare l'acqua dal suolo verso le fronde. Se questo sistema collassa, gli alberi muoiono in pochi giorni, molto più velocemente di quanto ipotizzato finora in base ad esperimenti effettuati in laboratorio. Secondo i ricercatori, c'è una sorta di punto critico di non ritorno, soprattutto per gli alberi con un apparato radicale poco profondo, come appunto gli abeti. Questo punto di non ritorno viene raggiunto bruscamente quando la maggior parte delle radici ha perso contatto con l'umidità del suolo. In questo caso gli alberi non sono più in grado di riprendersi e muoiono di botto, anche se alla siccità fa seguito un periodo di piogge intense. Ciò spiega l’importante moria di foreste verificatasi in particolare negli ultimi anni in Germania.

Le “foreste fantasma” si stanno allargando a macchia d’olio lungo la costa atlantica degli USA

08.04.2021

Gli scienziati le chiamano "foreste fantasma" e sono abbastanza grandi da essere addirittura visibili dallo spazio. Si tratta di foreste di alberi morti e stecchiti a causa delle infiltrazioni di acque saline nelle falde acquifere costiere, un fenomeno in crescita a causa dell’aumento del livello dell’oceano, dovuto a sua volta al surriscaldamento del clima. Così dal 1900 al 2000 lungo la costa della Carolina del Nord il livello del mare è già salito di circa 30 cm e si prevede che salirà entro fine secolo di almeno altri 60 cm nel migliore dei casi, o addirittura di altri 150 cm nel peggiore.

Una di queste “foreste fantasma” è ubicata all'interno dell’Alligator River National Wildlife Refuge, un parco situato sulla costa atlantica della Carolina del Nord e che è celebre per le sue eccezionali zone umide. Nel corso degli ultimi 35 anni, questo parco ha perso quasi 19'000 ettari di foresta, l’equivalente della superficie di 35'000 campi di calcio.

La Francia costruisce il parco fotovoltaico più grande d’Europa

02.04.2021

Come molti altri paesi europei, anche la Francia ha avviato la transizione verso le energie rinnovabili e ha appena aumentato il suo obiettivo, puntando a 44 gigawatt di elettricità rinnovabile entro il 2028. Il nuovo parco fotovoltaico, un progetto da un miliardo di Euro, sarà istallato nel comune di Saucats nella Nouvelle Aquitaine, regione situata sulla costa dell’Atlantico. Esso sarà il primo parco fotovoltaico europeo da un gigawatt, il doppio di quello spagnolo di Núñez de Balboa, che con i suoi 500 megawatt è attualmente il parco fotovoltaico più grande d’Europa, e sarà abbinato a batterie per l'accumulo energetico e a un elettrolizzatore per produrre idrogeno verde. Esso verrà completato con un centro elaborazione dati e con un'installazione di fotovoltaico agricolo

L’agri-fotovoltaico permette di produrre elettricità e ortaggi contemporaneamente

02.04.2021

A Mallemort, nel dipartimento delle Bouches-du-Rhône, situato nella Francia meridionale, è ubicata una serra molto particolare e innovativa. Si tratta di una serra fotovoltaica di 33'000 m2, ossia di un impianto che combina produzione agricola e produzione di elettricità fotovoltaica. È stata costruita 4 anni fa e dopo aver sperimentato la coltura di diversi ortaggi come zucchine, patate dolci, rape, l’anno scorso vi sono stati piantati asparagi verdi. Questa primavera il primo raccolto di asparagi è stato cospicuo: 4 tonnellate per ettaro, ossia un totale di 80'000 asparagi. L’anno prossimo il raccolto dovrebbe più che raddoppiare con un rendimento di 9 tonnellate di asparagi per ettaro. Da notare che gli 8'027 pannelli fotovoltaici posizionati sul tetto della serra producono 3,1 gigawatt di elettricità all’anno, l’equivalente del consumo medio di 700 economie domestiche, riscaldamento escluso. Tenergie, la ditta costruttrice della serra, intende realizzare una trentina di impianti analoghi nel corso dei prossimi 3 anni.

L’accordo sul clima di Parigi del 2015 non ha affatto frenato gli investimenti nei combustibili fossili

24.03.2021

Stando al “Banking on Climate Chaos 2021: Fossil Fuel Finance Report 2021”, le 60 banche commerciali più grandi al mondo hanno fornito dal 2015 ad oggi alle compagnie attive nel campo del carbone, del petrolio e del gas fossile finanziamenti per un ammontare globale di 3'800 miliardi di dollari.

Il finanziamento dei combustibili fossili è calato del 9% lo scorso anno, parallelamente al calo globale della domanda di combustibili fossili dovuto alla pandemia di COVID-19, ma malgrado ciò i finanziamenti del 2020 sono risultati più elevati rispetto a quelli del 2016, l'anno immediatamente successivo all'adozione dell’accordo di Parigi

A fornire i finanziamenti più cospicui nel campo delle energie fossili è stata la banca americana JPMorgan Chase, seguita a ruota da Citi, Wells Fargo, Bank of America, RBC e MUFG. Fra le banche europee, la più attiva nel campo delle fossili è stata la britannica Barclays, mentre a guidare questa triste classifica in seno all’Unione Europea è stata la banca francese BNP Paribas.

FORESTAMI: Milano si lancia nella forestazione urbana e il sindaco aderisce ai Verdi Europei

21.03.2021

Con il primo giorno di primavera è ripartito a Milano il progetto ForestaMi, che prevede di creare nell’area metropolitana di Milano tutta una serie di mini-boschi, piantando complessivamente la bellezza di 3 milioni di alberi entro il 2030. Durante la campagna di marzo-aprile verranno piantati complessivamente 18'000 alberi. L’operazione ha ottenuto il sostegno finanziario di 73'000 cittadini e di 45 aziende milanesi. Nell’ambito di ForestaMi sono già stati piantati finora 281'160 alberi su una superficie complessiva di 13 ettari. L’impatto del progetto sulla salute e il benessere psicofisico della popolazione è soggetto di una ricerca scientifica da parte del Politecnico di Milano.

A pochi mesi dalle elezioni comunali a Milano, il sindaco Beppe Sala, un appassionato ecologista, ha inoltre annunciato la sua adesione ai Verdi Europei, partito ambientalista e progressista italiano nato nel 2014 dalla fusione fra la Federazione dei Verdi e Green Italia e che è membro del Partito Verde Europeo, il quale dispone al Parlamento Europeo di 73 seggi. Secondo Sala, che già nel 2019 ha creato nella sua città un Assessorato alla Transizione Ecologica, da lui stesso gestito, “Milano e l’Italia hanno bisogno di una svolta ecologica”. 

La concentrazione di CO2 nell’atmosfera oltrepassa per la prima volta del 50% quella dell’era preindustriale

17.03.2021

I dati ricavati dai carotaggi di ghiaccio antartico, fra il 1750 e il 1800, ossia prima che l’umanità iniziasse a bruciare su vasta scala combustibili fossili, indicano che la concentrazione media di CO2 nell’atmosfera era di 278 ppm (ppm = parti per milione). Stando agli ultimi dati rilevati dall’osservatorio di Mauna Loa nelle Hawaii, in questi mesi di febbraio e marzo la concentrazione di CO2 ha superato ora i 417 ppm, ossia il 50% in più dell’era preindustriale

Se la nostra atmosfera non contenesse gas a effetto serra, la temperatura media del nostro pianeta sarebbe di -18°C. È grazie ai gas a effetto serra, come il vapore acqueo, il CO2, il metano e altri, che la terra dispone oggi di una temperatura media (dall'equatore ai poli) di +14°C, cioè di un clima che rende possibile la vita. D’altro canto l'aumento dei gas a effetto serra ha l’effetto di riscaldare ulteriormente il pianeta provocando la desertificazione di vaste regioni, uragani più violenti, la fusione delle calotte glaciali e l’innalzamento del livello degli oceani  

In Europa imperversa la peggiore siccità degli ultimi due millenni

17.03.2021

Dall’epoca dell’impero romano, in Europa non è mi stato così caldo e così secco come oggi. Lo ha stabilito uno studio di ricercatori dell’Università di Cambridge, che hanno analizzato oltre 27’000 anelli di crescita di tronchi di querce, in parte recuperati da travi di edifici storici e addirittura da legname recuperato in antichi pozzi romani. La larghezza e densità di questi anelli permette infatti di determinare la temperatura e l’umidità cui gli alberi sono stati esposti durante la loro crescita.

Ebbene queste analisi hanno permesso di scoprire che mai negli ultimi 2110 anni, gli alberi sono stati esposti a condizioni di crescita tanto ostili come dal 2014 in poi, il che spiega la moria di boschi senza precedenti che si registra attualmente in gran parte dell’Europa centrale. Non è la prima volta che l’Europa soffre di siccità. Anche fra il 1490 e il 1540 è stata colpita da una siccità prolungata, ma i 5 anni più secchi degli ultimi due millenni sono stati registrati dal 2014 in poi. Secondo i ricercatori questa eccezionale siccità è dovuta al surriscaldamento del clima provocato dal cambiamento climatico provocato dall’uomo. 

Il più grande assicuratore francese scarica il gigante tedesco dell'energia perché utilizza troppo carbone

13.03.2021

AXA, la multinazionale francese delle assicurazioni che impiega 171'000 dipendenti e che fornisce polizze assicurative a 105 milioni di clienti in 61 paesi, ha deciso di scaricare RWE, il gigante tedesco della produzione di elettricità. Molta dell’energia elettrica che RWE fornisce a 120 milioni di clienti soprattutto in Europa e nel Nord America è infatti ancora prodotta tramite centrali a carbone e, stando ad AXA, RWE si sta muovendo troppo lentamente per ridurre le sue emissioni di CO2.

Nel 2017 AXA è stato il primo assicuratore ad annunciare il suo ritiro dal mercato del carbone. La multinazionale ha dato ai suoi clienti due anni di tempo per sbarazzarsi delle loro miniere e centrali a carbone. La moratoria è terminata alla fine del 2020 e da allora AXA rifiuta di fornire polizze assicurative a miniere e centrali elettriche a carbone. La decisione di scaricare un grosso cliente come RWE mette in evidenza il fatto che sempre più assicuratori ritengono che in quest’epoca di surriscaldamento del clima il business del carbone sia diventato troppo tossico.

Fine dei sussidi per centrali di riscaldamento a pellet nei Paesi Bassi

11.03.2021

Il parlamento olandese ha deciso di porre termine alla concessione di sovvenzioni per 50 nuovi impianti per la produzione di calore tramite biomassa forestale. Si tratta di un’importante vittoria dei ricercatori e degli attivisti per la protezione del clima. Infatti, non soltanto bruciare truciolato di legno produce più CO2 di qualsiasi combustibile fossile, carbone compreso, ma è pure molto più inquinante per quel che concerne le polveri fini. Proprio in queste ultime settimane era stata consegnata a Ursula von der Leyen una lettera aperta firmata da 500 scienziati in cui si chiede all’Unione Europea di porre termine alle sovvenzioni per riscaldamenti a legna. È infatti un vero e proprio controsenso caldeggiare da un lato la piantumazione di nuove foreste a protezione del clima e dall’altro sovvenzionare il consumo di truciolato di legno, la cui produzione comporta il taglio di foreste e danneggia il clima.  

ALLARME FORESTE: dopo gli incendi e le siccità molte non sono più in grado di rigenerarsi

11.03.2021

Il surriscaldamento del clima sta trasformando la terra sta in un territorio sempre più ostile alla crescita delle foreste. Ad affermarlo è uno studio pubblicato nella rivista Ecology Letters. Stando a questa ricerca il processo è già in corso e in vaste regioni del Nord America, della Siberia, dell’Amazzonia e dell’Europa. Nelle Montagne Rocciose, ad esempio, si stima che entro il 2050 il 15% delle foreste cadute in preda alle fiamme non saranno più in grado di rigenerarsi perché il clima non è oramai più adatto alla loro crescita. Sempre secondo lo stesso studio, nello stato canadese dell’Alberta la metà delle foreste potrebbero sparire entro il 2100 e nel sud-ovest degli Stati Uniti, che sta vivendo una mega-siccità, ben il 30% delle foreste è a rischio di trasformarsi in una steppa.

Anche la Romania si mette ai bus elettrici

11.03.2021

Il governo rumeno ha ordinato altri 123 bus elettrici al produttore polacco Solaris. Si tratta di bus del modello Urbino, lunghi 12 metri e muniti sia di un sistema di ricarica “plug-in”, sia di pantografo. Essi saranno destinati alle città di Iași, Sibiu, Sighetu Marmației, Suceava, Târgu Mureș e Pitești. Attualmente la Romania dispone di una flotta operante composta da 140 bus elettrici.

Solaris ha iniziato la produzione di bus elettrici già nel 2011 e nel 2017 il suo modello Urbino ha ottenuto il premio “International Bus & Coach of the Year”, un premio conferito all'autobus o al pullman che durante l'anno precedente è stato segnalato quale migliore novità in commercio. Il vincitore del premio viene scelto da giornalisti specializzati di 19 paesi, in nome della Association of Commercial Vehicle Editors.

Le foreste di kelp al largo della California sono collassate

05.03.2021

Immagini satellitari indicano che il 95% delle foreste di kelp al largo della costa settentrionale della California sono collassate. Le foreste di kelp sono uno degli ecosistemi marini più ricchi del pianeta e sono diffuse nelle zone costiere degli oceani temperati e polari. Si tratta di alghe giganti che possono oltrepassare i 40 metri di altezza. Il collasso di questo ecosistema è dovuto a una cascata di eventi alla cui origine c’è il surriscaldamento delle acque oceaniche che ha provocato una moria di stelle marine, le quali sono i principali predatori dei ricci di mare, che a loro volta si nutrono di kelp. In seguito alla scomparsa delle stelle marine la popolazione di ricci di mare è esplosa divorando letteralmente le foreste di kelp.

Le auto a benzina e diesel sprecano centinaia di volte più materie prime di quelle elettriche

04.03.2021

Stando a uno studio di Transport & Environment, che ha paragonato il consumo di materie prime da parte di veicoli elettrici e veicoli con motore a diesel e benzina durante tutto il loro ciclo di vita, le automobili con motore a scoppio consumano fino a 300 volte più materie prime di quelle elettriche. Un’automobile a diesel o benzina consuma infatti in media 17'000 litri di petrolio (l’equivalente di una pila di barili di petrolio alta come un edificio di 25 piani), mentre la batteria di una macchina elettrica consuma circa 30 kg di materie prime. A ciò va aggiunto il fatto che i motori delle automobili convenzionali inquinano e producono grandi quantità di gas a effetto serra, mentre quelli elettrici non producono emissioni nocive.

Economia sostenibile: la fine dell’obsolescenza programmata nell’UE

04.03.2021

Nei 27 paesi dell’Unione Europea sono entrate in vigore le norme sul “right to repair”, ossia il diritto alla riparazione. In base a queste nuove normative le aziende che vendono nell'Unione Europea  frigoriferi, lavatrici, o televisori dovranno garantire all'utente la possibilità di ripararli entro un periodo di tempo fino a 10 anni. L'obiettivo di queste norme è quello di ridurre il crescente quantitativo di rifiuti elettrici ed elettronici, assicurando una durata di vita più lunga delle apparecchiature in un'ottica di maggiore sostenibilità ambientale e di un’economia circolare. In base alle nuove normative i produttori o gli importatori di apparecchi avranno l'obbligo di mettere a disposizione dei riparatori professionisti i pezzi di ricambio per almeno 7-10 anni, dopo la loro immissione sul mercato.

Mosca è il campione europeo del trasporto pubblico elettrico su gomma

03.03.2021

Attualmente circolano sulle strade di Mosca 600 bus elettrici, ma stando al Dipartimento dei Trasporti della capitale russa la flotta di bus elettrici verrà portata a 1'000 unità entro la fine di quest’anno e passerà a 2'675 unità nel corso dei prossimi 4 anni. Il piano prevede l’elettrificazione totale del trasporto pubblico moscovita su gomma entro il 2032.

Il mercato svizzero del fotovoltaico è cresciuto di oltre il 30% nel 2020

03.03.2021

Stando a Swissolar nel corso del 2020 sono stati istallati pannelli fotovoltaici per una potenza valutata fra i 430 e i 460 megawatt. Se queste cifre verranno confermate da fonte ufficiale ciò rappresenterebbe una crescita del 30-39% rispetto al 2019, quando furono istallati pannelli solari per un totale di 330 megawatt. La “Strategia energetica 2050” della Svizzera prevede di portare il fotovoltaico a 37.5 gigawatt entro il 2050.

500 scienziati chiedono il divieto di utilizzare il legno quale combustibile

28.02.2021

Bruciare legna danneggia il clima. Oltre 500 scienziati, fra cui ricercatori delle università di Harvard, Stanford e Oxford, come pure studiosi del Potsdamer Institut für Klimafolgenforschung, dell’università Humboldt di Berlino e dell’università di Göttingen, hanno firmato un appello a Ursula von der Leyen e a Joe Biden in cui si chiede che l’Unione Europea e gli Stati Uniti rinuncino a bruciare legna per la produzione di energia. Infatti di tutti i combustibili è la legna quello che produce la maggiore quantità di CO2. Certo il legname è un combustibile rinnovabile, ma per rimpiazzare quello bruciato occorrono almeno da 80 a 100 anni, il tempo cioè che gli alberi impiegano a ricrescere, un tempo che in questo periodo di riscaldamento climatico galoppante non abbiamo. L’iniziativa degli scienziati è sostenuta anche dal WWF.

IBEROLA investe altri 150 miliardi di Euro nelle rinnovabili

24.02.2021

La multinazionale spagnola, uno dei maggiori produttori mondiali di energia elettrica e leader mondiale nella produzione di energia eolica, ha annunciato che intende investire altri 150 miliardi di Euro nelle rinnovabili entro il 2030. I nuovi investimenti permetteranno a IBEROLA di triplicare la sua produzione di energia elettrica rinnovabile, portandola nel corso di questo decennio a 95 Gigawatt.

L’anno scorso la multinazionale ha effettuato investimenti per un totale di 9 miliardi e 240 milioni di Euro, il 13% in più dell’anno precedente. Attualmente il 91% degli investimenti di IBEROLA vanno nello sviluppo del suo portafoglio di energie rinnovabili.

Temperatura record al Polo Nord

30.11.2020

In questo mese di novembre si sono registrate nell’Artico temperature di 16°C al di sopra della media stagionale. Anche nelle regioni d’alta montagna delle Alpi le temperature hanno superato la media stagionale dei 3 decenni dal 1961 al 1990 di ben 5°C.

Perché il clima si riscalda

Dal 1900 al 2018 l’impatto dell’uomo sulla vita del nostro pianeta è aumentato in modo drammatico.

Effetti del riscaldamento climatico

L’aumento della temperatura del nostro pianeta ha già oggi un impatto incisivo sulle nostre condizioni di vita.

La situazione attuale in Svizzera

In Svizzera la temperatura media è già salita di oltre 2°C. Siamo campioni nella produzione di CO2 e ne emettiamo quanto 111 milioni di africani.

Quali sono le soluzioni

Negli ultimi anni nel campo delle rinnovabili si sono fatti progressi enormi, ma a frenare sono le potenti lobby delle fossili.

Esempi virtuosi

Vi sono tutta una serie di paesi, regioni e città che hanno già adottato misure incisive per lottare contro il riscaldamento climatico.

La lotta per salvare il clima

I Verdi ne parlano da anni, Al Gore pure, ma poco è stato finora raggiunto. Ora però scendono in lotta i giovani ispirati da Greta Thunberg e la lotta si sta finalmente allargando.